E’ durato appena un’ora il vertice svoltosi ieri a Gemonio nella residenza di Umberto Bossi fra Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e il leader del Carroccio. Nell’incontro, servito anche per dare un’immagine di compatezza della coalizione in vista della «campagna d’autunno», sarebbe stato accantonato il modello elettorale tedesco, tanto caro, fina ad ora, ad Umberto Bossi. I tre leader della Cdl hanno dato la loro disponibilità a modificare l’attuale legge elettorale a patto che vengano salvaguardati tre principi considerati irrinunciabili: il bipolarismo, indicazione preventiva di alleanze e del presidente del Consiglio, e uno sbarramento che impedisca alle formazioni minori di accedere in Parlamento e riduca la frammentazione. «Abbiamo l’intesa – ha esultato Silvio Berlusconi – . Si può votare con questa legge elettorale ma siamo anche disposti a esaminare una nuova legge purché si uniformi a (questi) tre punti». Se il Cavaliere è soddisfatto per aver ritrovato una linea comune in tema elettorale nel centrodestra («l’alleanza è sempre più solida»), i motivi di soddisfazione non mancano nemmeno per Bossi (che con l’intesa di ieri spera di evitare il referendum) e Pini (che vede allontanarsi l’ipotesi di una riforma che non garantisca il bipolarismo). «Il problema negativo per noi era il referendum. Bisognava trovare un’alternativa in tenroì brevi e l’abbiamo trovata», ha commentato soddisfatto il leader della Lega. Anche Fini, che pure si era impegnato a fondo nella raccolta di firme per il referendum, si mostra soddisfatto dell’accordo e apre al dialogo con la maggioranza ma a delle precise condizioni: «Il sistema bipolare è irreversibile». E quindi c’è bisogno di «una legge elettorale proporzionale, e i partiti devono essere obbligati a dichiarare le alleanze prima del voto. Non è pensabile che vadano al voto con le mani libere». Un’apertura al dialogo subito raccolta da Walter Veltroni che parlando alla festa della Margherita spiega: «È un fatto positivo la dichiarazione della Cdl. Che si sia passati da “dobbiamo andare a votare domani mattina” a una posizione che esprime disponibilità a una discussione lo considero un fatto positivo e penso che su questa base si possa lavorare». Veltroni poi è tornato a ripetere che il nuovo sistema di voto dovrà permettere la nascita di alleanze programmaticamente coese e non meri cartelli elettorali come ora: «L’obiettivo è dare a questo paese maggioranze stabili e formate per libera e consapevole scelta su una base programmatica e coesa e non la costruzione di schieramenti che devono stare insieme unendo anche posizioni programmaticamente molto diverse, come è accaduto in questi anni. An e la Lega stanno insieme perché c’è un sistema bipolare che non è virtuoso». Anche per il segretario dei Ds Piero Passino i punti fondamentali dell’accordo «possono essere condivisi», anche se si tratta di verificarli nel merito. E l’apertura al dialogo della Cdl «è guardata con interesse e attenzione» anche da Palazzo Chigi.
A non essere per nulla soddisfatta dell’esito del vertice è invece l’Udc che con Michele Vietti liquida l’accordo come utile solo a sancire «l’inutilità del referendum». Nell’Unione l’intesa trovata dai tre leader della Cdl rassicura PUdeur (da sempre contraria al referendum) che con Mauro Fabris spiega: «Speriamo sia la volta buona, in cui la Cdl, frenando il Fini referendario, accetti un confronto parlamentare». Mentre non piace affatto all’ala radicale dell’alleanza che con Marco Rizzo dei Comunisti italiani attacca: «La Cdl ci mette nella condizione di scegliere la padella o la brace. O si tiene la “porcata”, e cioè l’attuale legge elettorale, o si arriva ad un “inciucio” e cioè ad un accordo sostanzialmente bipartitico che cancelli le forze critiche della società». E per il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, quale che sia la strada prescelta (referendum o riforma parlamentare) l’importante è restituire al cittadino il potere di «decidere chi debba governare» e subito dopo si può tornare alle urne.