In merito ai più recenti sviluppi della politica estera russa, in particolare dopo il vertice dell’Organizzazione di Shanghai dei primi di luglio, proponiamo lo stralcio di un articolo di Oleg Kulikov, segretario del Comitato Centrale del PCFR, apparso recentemente nel sito del PC russo, con il titolo “Tendenze di sviluppo della situazione politica (4-11 luglio 2005)”.
(…) Grande risonanza ha avuto il vertice di Astana dell’Organizzazione per la collaborazione di Shanghai. Questa organizzazione comprende la Russia, la Cina e i loro partner eurasiatici, Kazakhstan, Kirghizia, Uzbekistan e Tagikistan. A loro si è unita anche la Mongolia. In qualità di osservatori al vertice hanno partecipato anche i rappresentanti di altri tre forti stati asiatici – India, Pakistan e Iran. Questo vertice è stato interpretato dagli osservatori come un’ulteriore tappa dell’avvicinamento tra Russia e Cina, che si è manifestato negli ultimi mesi in ambito militare, politico ed economico. In qualche modo esso è stato interpretato come “sfida eurasiatica” all’Occidente. Effettivamente, ciò che unisce molti dei partecipanti al vertice è il rapporto negativo nei confronti della politica dell’Occidente, che sta introducendo in Eurasia regimi politici obbedienti. Il rischio di diventare vittime di tale politica è particolarmente sentito oggi dalle autorità del Kazakhstan e dell’Uzbekistan. Da qualche tempo il compito di contrastare i tentativi di trasportare questa “rivoluzione” in Russia condiziona anche la politica del Cremlino.
Un avvenimento significativo è rappresentato dall’approvazione di una dichiarazione, in cui i partecipanti al vertice hanno richiesto la delimitazione dei tempi di utilizzo delle infrastrutture militari della coalizione antiterroristica, creata al momento dell’operazione in Afghanistan. In altre parole, viene richiamata la questione della futura presenza degli americani nelle basi in Kirghizia e in Uzbekistan. Questa dichiarazione è considerata un grande successo della politica estera cinese, dal momento che la Cina appare fortemente preoccupata per l’apparizione degli americani in prossimità delle sue frontiere occidentali.
Allo stesso tempo la Russia ha compiuto un gesto poco amichevole nei confronti delle autorità ucraine. Il Cremlino ha rafforzato la minaccia, già espressa precedentemente, di blocco delle forniture energetiche, sviluppando una ostentata collaborazione con l’opposizione oligarchica anti-Juschenko. Questa settimana “Russia Unitaria” (il partito di Putin, nota del traduttore) ha siglato un accordo di collaborazione con il “Partito delle regioni” di V. Janukovic. Da quanto ne sappiamo, autorità russe ed esperti di tecnologie politiche sembrano intenzionati a occuparsi delle elezioni parlamentari ucraine di quest’anno e puntano su V. Janukovic (anche perché gli oligarchi che lo appoggiano sono pronti a sborsare molti soldi).
Sia prima che dopo il vertice di Astana la Russia ha avuto un franco confronto con i paesi occidentali. All’inizio della settimana si sono conclusi i colloqui nella regione di Kaliningrad, a cui hanno partecipato i dirigenti della Germania e della Francia. Poi da Astana V. Putin si è diretto in Scozia, dove si è svolto il vertice del “G8”. Il presidente si sta preparando scrupolosamente al prossimo anno, quando la Russia dovrà assumere temporaneamente la presidenza del “G8”. Non è ormai più un segreto che San Pietroburgo è stata scelta come sede dello svolgimento del vertice.
Il gioco con l’Occidente certamente condizionerà anche in futuro la politica estera russa. E’ evidente che negli USA, dove le elite non provano alcuna simpatia nei confronti della Russia, si stanno intensificando le discussioni per stabilire se la Russia sia degna di fare parte del “G8”. Si stanno esaminando iniziative contrastanti – se espellere la Russia dal “club delle potenze mondiali” oppure limitarsi a indebolire la sua influenza, allargando il club a 20 stati. Nello stesso tempo gli americani stanno ponendo energicamente la questione dell’uscita di Putin dalla carica di presidente nel 2008, e al momento hanno incrementato gli investimenti statali per lo “sviluppo della democrazia”, facendo in particolare riferimento, quali destinatari privilegiati, alla Russia e all’Azerbaigian. Lo stato reale dell’approccio dell’Occidente alla Russia è dimostrato anche dal fallimento della proposta di Mosca quale sede delle Olimpiadi del 2012. Mosca è stata esclusa già al primo turno di votazioni, e il diritto di ospitare le Olimpiadi è stato attribuito a Londra (…)
Traduzione dal russo di Mauro Gemma