Escono infreddoliti dalle fabbriche, qualcuno alle otto, altri alle nove. Escono praticamente tutti, ovunque. Dalla val Susa a Grugliasco, da Collegno a Caselle. Le fabbriche restano vuote. L’obiettivo delle tute blu è unico: portare in piazza il loro disagio. La trattativa con Federmeccanica per il rinnovo del contratto stagna e allora gli operai decidono di uscire nuovamente in strada. Per tre ore paralizzano la città. Invadono corso Allamano, si riversano sull’autostrada Torino-Milano all’altezza di Chivasso. Scendono in corteo verso l’aeroporto di Caselle, si fermano sulla tangenziale tra corso Orbassano e corso Settembrini, ma anche sulla tangenziale per Pinerolo. In val Susa la Ibs, Tekfor, Savio, Finder, Gmc, Coord 3, Vertek si fermano a manifestare alla rotonda di Avigliana. Contemporaneamente le tute blu della Pininfarina di San Giorgio si dirigono verso l’autostrada Torino-Aosta. Insomma, le vie d’entrata e d’uscita alla città di Torino sono tutte bloccate, invase pacificamente dai lavoratori che a Federmeccanica concedono ancora ventiquattro ore «per fare un contratto che è possibile fare, – come sottolinea il segretario della Fiom di Torino, Giorgio Airaudo – altrimenti, inevitabile una radicalizzazione della lotta».
I lavoratori che manifestano sulle strade della città spiegano agli automobilisti (anche nervosi) che la loro lotta non riguarda soltanto i metalmeccanici. «Sono 13 mesi che aspettiamo il rinnovo del contratto – dice ad una signora che non la smette di suonare il clacson, un operaio su corso Allamano – noi non vorremmo certo starcene qui» aggiunge. «Fa pure freddissimo», incalza un altro, ma ribadisce che «sono i padroni che non vogliono firmare il contratto. Chiedete conto a Federmeccanica, sono loro i responsabili di questi disagi». In verità la maggior parte dei cittadini solidarizza con la lotta dei metalmeccanici, che a Torino hanno una doppia vertenza, per così dire, con la spada di Damocle degli esuberi in Fiat. Per questo gli automobilisti alla fine sorridono, magari a denti stretti, ma solidali con i loro operai.
«Non abbiamo chiesto la luna», dice una lavoratrice. «Ma la dignità quella sì – aggiunge – quella la rivendichiamo». Le adesioni alle prime quattro ore di sciopero (oggi si replicherà) sono state ovunque altissime in provincia di Torino. Tra l’80 e il 90% mediamente. La Fiat Mirafiori ha scioperato al 70% (per l’azienda invece ad astenersi dal lavoro è stato il 10%) e gli operai in corteo hanno raggiunto la tangenziale. Aziende importanti come Viberti, Bienne, Danfoss, Teksid di Borgaretto e Dea si sono dirette all’ingresso della zona industriale di Moncalieri, mentre in corso Allamano sono arrivati i lavoratori di Bertone, Pininfarina, Lear, Itca e Magnetto Weels. I lavoratori della Sandretto, Elbi, Tyco e Prima industrie hanno manifestato sul cavalcavia di corso Francia.
I lavoratori dell’Alenia di Caselle hanno presidiato l’ingresso dell’aeoroporto. Poco dopo le 10 è sbarcato a Caselle anche il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani diretto al congresso della Cgil torinese. Epifani ha incontrato i lavoratori. «La forza e l’intensità della protesta sono la spia del malessere dei lavoratori – ha detto arrivato al Politecnico per il congresso – Devo purtroppo constatare che Federmeccanica continua a sottovalutare questo dato». Epifani ha quindi aggiunto che «Federmeccanica si sta muovendo in una logica molto autoreferenziale, mentre questi sono giorni e ore decisivi per provare a rinnovare il contratto. Da una parte ci sono i lavoratori che difendono con forza il diritto di avere un contratto, dall’altra Federmeccanica, chiusa in una torre d’avorio, che pare non si accorga di quello che sta accadendo. Speriamo – ha concluso – che si apra e se ne accorga».
Traffico in tilt anche sulla statale 24 presso Alpignano dove hanno manifestato i lavoratori di Federal Mogul e Rotfil. In centinaia di fabbriche lo sciopero si è svolto con presidi e volantinaggi davanti agli stabilimenti. Oggi si replica. «Questo contratto – ha detto Airaudo – poteva essere firmato a fine anno. Ma i veti e gli estremismi di Federmeccanica l’hanno impedito. E’ intollerabile – ha aggiunto Airaudo mettendo il dito su una delle piaghe di questa trattativa – che il padronato italiano voglia scaricare sui giovani, che già pagano con un diverso regime pensionistico e con la precarietà nell’accesso al mondo del lavoro, anche un peggioramento sul posto di lavoro proponendo quaranta mesi di apprendistato alle catene di montaggio».