Le strette d’Europa

C’è davanti a noi, sopra di noi, e non solo noi italiani, il pericolo che l’Unione europea faccia fallimento, che sia travolta dall’attuale globalizzazione selvaggia. Quasi la fine dell’impero romano d’Occidente, con la disfatta di tante nazioni europee, una volta importanti e decisive per l’equilibrio dei poteri nel mondo. Ame pare che vadano presi molto sul serio (anche se non condivisibili) due editoriali del Corsera: quello di Charles A. Kupchan, dal titolo «Europa. Lamorte vicina» e quello di Alberto Ronchey, dal titolo «L’Europa assediata », pubblicati venerdì e sabato scorso. Il punto è che se crolla l’Europa anche per gli stati nazionali europei la vita non sarà facile. «E’ la globalizzazione bellezza» ci direbbe più d’uno dei nostri lettori. E con ragione. Ci siamo (si sono) illusi che l’euro, la moneta unica, sostituisse il sovrano e che, contro tutta l’esperienza dei secoli passati, adesso, con la modernità, sarebbe stata lamoneta a battere il sovrano e non il contrario. Errore clamoroso: abbiamo castrato gli stati nazionali e non abbiamo costruito gli Stati uniti d’Europa. Siamo terra di nessuno e, per di più l’allargamento all’Europa degli stati dell’Est, ovviamente più amici degli Usa che non dell’Europa, ha peggiorato il tutto. In questa situazione, postmoderna direbbe qualcuno ma penso a torto, anche le sfilatedelle forze armate (penso al 2 giugno) sono come la processione dei ReMagi che si fa ancora in qualche paesello: archeologiamorta. Kupchan analizza il decesso dell’Europa per esaurimento di spiriti vitali; Ronchey (più patriottico) teme l’invasione dei barbari, i musulmani. Entrambi (tanto più chenon ci saranno i volontari per arginare l’ondata musulmana) convergono sulla fine dell’Europa, che è e sarà anche la fine degli stati nazionali come li abbiamo conosciuti e per i quali continuiamo a votare e polemizzare. La globalizzazione sta cambiando il mondo, si va versounconflitto -più omeno equilibrato – tra gli Usa e la Cina e l’India, con un medio oriente (Afghanistan, Iraq e Iran) già in combustione, con una crisi del petrolio già notificata e niente affatto pacifica. E – vorrei aggiungere – con una Russia che sta riprendendo memoria del suo ruolo imperiale. Di fronte a tutte queste grandi trasformazioni l’Europa non c’è. E’ solo un parlamento che non conta nulla, è solo una banca centrale che sta attenta solo all’inflazione enon incoraggia nessuna iniziativa, è solo unasommatoria di stati nazionali, al cui internole diverse forze politiche (e non solo in Italia) litigano tra loro per il controllo dell’orto domestico o per quanti sottosegretariati deve avere ciascuno. Per tornare ai ricordi scolastici l’impressione è di essere come i bizantini di Costantinopoli, che bizantineggiavanomentre stavano arrivando i turchi e ripeto chenon sono affatto d’accordo con Ronchey con la sua esaltazione del pericolo musulmano. I turchi nelle attuali circostanze sono tutti gli altri, dagli americani ai cinesi. Bene ha fatto il presidente della Repubblica ad andare a Ventotene per celebrare l’appello di Altiero Spinelli per l’Unione europea. Ma mi dispiace aggiungere che hasuonato, ha avuto un’eco, come un omaggio a forze defunte.