LE SINISTRE RUSSE SI DIVIDONO TRA CENTRISTI ED ESTREMISTI

LE SINISTRE SI DIVIDONO TRA CENTRISTI ED ESTREMISTI
I partiti si preparano a future alleanze.

Il quotidiano “liberal” “Nezavisimaja Gazeta” cerca di analizzare la politica delle alleanze dello schieramento di sinistra, in vista della campagna elettorale del 2003, e dopo la rottura con il partito comunista consumata dallo speaker della Duma Ghennadij Selezniov e dal suo gruppo “Rossija”, da cui è nato un altro piccolo partito di ispirazione socialdemocratica, il “Partito della rinascita della Russia”, che si affianca alle decine (ininfluenti) già esistenti.

M.G.

Più si avvicina la scadenza elettorale, e maggiore interesse viene prestato dai partiti politici a possibili alleati in futuri blocchi elettorali.
La situazione più confusa si è creata attorno all’ “Unione popolare patriottica di Russia” (UPPR), tradizionalmente legata al PCFR.
Infatti, da un lato, nei prossimi due mesi potrebbero annunciare la loro adesione all’UPPR, composta oggi da 15 organizzazioni, altri 8 nuovi movimenti. Dall’altro, il 24 ottobre, durante la riunione del presidium del suo consiglio politico, il movimento “Rossija” (1), diretto da Ghennadij Selezniov, dovrà decidere se abbandonare i ranghi della coalizione. In tal modo, il distacco dello speaker diventerà irreversibile, e l’UPPR si vedrà privata di uno dei suoi membri più significativi.
La ragione, per cui Selezniov fino ad ora non ha ancora rotto definitivamente i suoi rapporti con l’UPPR, rimangono, per molti versi, ancora da chiarire. E’ certamente vero che, come hanno riferito al nostro giornale fonti vicine a “Rossija”, un’uscita frettolosa dall’UPPR potrebbe complicare le relazioni dei seguaci di Selezniov con i propri alleati, a cominciare dal “Partito dell’autogestione dei lavoratori” di Svjatoslav Fiodorov. Inoltre, già al momento della sua costituzione, il movimento non fu in grado di attirare se non un numero limitato di militanti delle organizzazioni regionali del partito comunista: non è, quindi, azzardato pensare che, in vista delle elezioni, “Rossija” nutra il timore di perdere una parte delle sue forze (2).
All’interno dell’UPPR i “selezniovzi” hanno persino cercato di fare una sorta di “colpo di mano”, cercando di rimuovere, dal posto di responsabile dell’organizzazione regionale moscovita dell’unione, il capo dei comunisti della capitale Aleksandr Kuvajev (3). Ma il PCFR ha voluto puntualizzare che l’influenza degli esponenti di “Rossija” è talmente limitata, che non sono riusciti nemmeno a porre la questione ai voti. In tale situazione appare sorprendente la calma quasi olimpica, con cui la direzione del PCFR guarda ai tentativi di Selezniov di portare sulle sue posizioni gli alleati e gli elettori dei comunisti. Così, il segretario del CC del PCFR Serghej Potapov può affermare: “Selezniov ha posto la questione della sua uscita dall’unione, nel caso in cui l’UPPR avvii contatti con Berezovskij, ma dopo le dichiarazioni di smentita da parte degli organismi dirigenti del PCFR e dell’Unione popolare-patriottica di Russia, non si è neanche degnato di commentare, come se nulla fosse successo” (4).
Le esitazioni dello speaker intorno al problema delle alleanze con gli ex compagni sono pienamente comprensibili, dal momento che le posizioni del “Partito della rinascita della Russia”, da lui capeggiato, sono molto più vicine a quelle del “Partito popolare” di Ghennadij Rajkov. Infatti, ambedue i partiti, che si dichiarano “di sinistra”, coincidono su una posizione in particolare: la disponibilità a collaborare con il presidente, a differenza degli oppositori irriducibili del PCFR. Come ha dichiarato il vicepresidente del “Partito popolare” Ghennadij Gudkov: “siamo convinti che difendendo il nostro punto di vista, mentre discutiamo con il presidente e il governo, avremo più risultati che non spostandoci all’opposizione”, e che “ i rapporti tra il nostro partito e i comunisti si trovano in una fase di stallo”. C’è ancora un altro elemento che unisce queste due organizzazioni politiche: il basso rating registrato nei sondaggi d’opinione. Ragion per cui, nonostante le numerose coincidenze di vedute, secondo quanto afferma lo stesso Gudkov, i due partiti si limitano per ora “ad esaminare le possibili forme di collaborazione” pur riconoscendo che Selezniov ha, con il suo partito, rapporti meno tormentati che con il PCFR.
Nello stesso tempo Ghennadij Zjuganov ha presieduto il consiglio di coordinamento dell’UPPR, durante il quale la direzione dell’opposizione patriottica ha preferito occuparsi di altri possibili alleati completamente diversi. Il fatto è che, nel corso dell’ultima azione nazionale di protesta del 10 ottobre, il PCFR ha cominciato a rivolgere la sua attenzione ai gruppi comunisti più radicali (5), e, secondo Serghej Potapov “il PCFR non rivendica diritti di primogenitura nei confronti di nessuno”. Sembrerebbe, in tal caso, che, mentre gli esponenti del centro-sinistra stanno studiandosi l’un l’altro, il PCFR stia profondendo il massimo degli sforzi perché alle elezioni parlamentari si sia finalmente in grado di creare un fronte unitario delle sinistre.

Traduzione dal russo
di Mauro Gemma

NOTE DEL TRADUTTORE
(1) Il movimento politico “Rossija” è composto prevalentemente da amministratori locali, capeggiati dallo speaker della Duma Ghennadij Selezniov, che sono usciti dal Partito Comunista della Federazione Russa, nelle cui file, ormai da anni, operavano come componente organizzata di orientamento socialdemocratico. “Rossija”, pur tra polemiche roventi, era stata accettata comunque tra le organizzazioni aderenti alla coalizione di alleati dei comunisti, l’ “Unione popolare-patriottica di Russia”.

(2) I sondaggi elettorali più recenti attribuiscono percentuali tra lo 0,5 e l’1% agli scissionisti di Selezniov, come, del resto, di “virgole” percentuali sono accreditati tutti i partitini “socialisti” (compreso quello, insignificante, di Gorbaciov), mentre i comunisti restano saldamente il primo partito (31-33%), seguiti dal “partito di massa” di Putin, “Russia unita” (26-28%).

(3) Kuvajev è esponente di punta dell’ala sinistra del PCFR.

(4) I comunisti hanno respinto sdegnosamente le voci accreditate dallo stesso Berezovskij, di una loro “alleanza tattica” con il potente magnate, in competizione aperta con le oligarchie oggi preferitegli dall’amministrazione presidenziale.

(5) Si tratta di movimenti comunisti “marxisti-leninisti” (in particolare, quelli di Anpilov e Prigarin), che elettoralmente potrebbero contare fino al 5% dei voti, e che, soprattutto dopo il recente innalzamento dello sbarramento elettorale al 7%, hanno ben poche probabilità di entrare alla Duma. Il PCFR non sembra prestare alcuna attenzione ai gruppetti trotzkisti e “alternativi”, che saranno presenti al Forum sociale di Firenze, anche per la loro totale inconsistenza organizzativa: i militanti di questi gruppi, in alcuni casi, si contano sulle dita di una mano.