Il voto amministrativo del 13 maggio rappresenta un appuntamento importante anche se, inevitabilmente, tende ad essere oscurato dalla concomitante consultazione politica. La sua importanza deriva, in primo luogo, dal numero degli enti locali coinvolti. Si recheranno, infatti, alle urne i cittadini delle province di Ravenna, Lucca, Mantova, Pavia ed Imperia, per un totale di 1.580.590 elettori; ma l’appuntamento più importante sarà certamente quello delle elezioni comunali. Saranno, infatti, coinvolti 1278 comuni, dei quali 129 oltre i 15.000 abitanti. Fra questi ultimi i comuni capoluoghi chiamati al voto sono 19: Belluno, Rovigo, Lecco, Milano, Novara, Torino, Ravenna, Rimini, Ancona, Siena, Grosseto, Roma, Napoli, Salerno, Benevento, Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria, Cagliari. Nel complesso, gli elettori dei comuni chiamati al voto saranno 13.831.180. In termini d’incidenza territoriale, si può costatare come la maggior parte dei comuni al di sopra dei 15.000 abitanti sia collocata al sud (71), segue il centro con 33 comuni, e, infine, il nord con 25. Alcune regioni non sono interessate alla competizione elettorale del 13 maggio ma lo saranno successivamente. Infatti, il 10 giugno saranno chiamati alle urne i cittadini di numerosi comuni del Friuli Venezia Giulia, dove si voterà anche per le provinciali di Udine, Trieste e Gorizia. Inoltre, il 24 giugno si terranno le elezioni regionali in Sicilia.
Le elezioni provinciali Limitandoci alla consultazione del 13 maggio, è possibile trarre delle prime considerazioni circa le modalità di partecipazione di Rifondazione comunista alla luce delle scelte che sono state compiute. Nel caso delle elezioni provinciali, il quadro è relativamente semplice, dato il numero esiguo di province coinvolte. Rifondazione Comunista si presenta in coalizione col centro sinistra a Mantova (senza SDI e Democratici), Lucca, e Ravenna, in tutti e tre questi casi con la propria lista. Per le elezioni provinciali di Imperia e di Pavia, invece, vi sarà una presentazione autonoma, per effetto, da un lato, di una valutazione critica delle strutture locali del partito nei confronti del centro sinistra e, dall’altro, per un disaccordo sul candidato a presidente della provincia. Nel complesso, l’elemento che risulta significativo è la continuità delle esperienze unitarie avviate nella consigliatura precedente. Ciò spiega l’accordo di Lucca e di Ravenna. Nel caso di Mantova, dove Rifondazione era al governo con una coalizione di centro-sinistra, vi era stata a suo tempo una rottura, oggi ricomposta a seguito del cambiamento del candidato a presidente.
Le elezioni comunali Per quanto riguarda le elezioni comunali, una disamina puntuale è possibile solo per i comuni sopra i 15000 abitanti, dove per le modalità elettorali vigenti è più facile la presentazione della lista di partito. Il primo dato significativo è rappresentato, a tale riguardo, dall’estesissima presentazione del partito alle elezioni. Su 129 comuni in ben 122, pari a circa il 95% dei casi, Rifondazione comunista è presente, da sola o in coalizione (grafico 1). Si può quindi sostenere, a ragione, che nei comuni maggiori la presentazione del partito è ormai largamente garantita e ciò rappresenta sicuramente un fatto molto positivo. Vi sono pochissimi eccezioni a questa regola. I sette comuni nei quali Rifondazione non è presente costituiscono casi limite. In tal caso, la mancata presentazione si deve all’assenza di una presenza organizzata del partito sul territorio. Significativamente, cinque su sette comuni sono collocati al sud, a dimostrazione della necessità di estendere il radicamento del partito in quest’area del Paese. Come è noto, la scelta compiuta in occasione del voto amministrativo è stata quella di verificare la possibilità di accordi con le forze dell’Ulivo sulla base di un’attenta verifica programmatica. Non è qui il caso di tornare sulle motivazioni di tale scelta, tuttavia è evidente che essa muoveva dall’esigenza, da un lato, di determinare condizioni di svolta nei governi locali e, dall’altro, di evitare l’isolamento politico a livello locale. Una prima verifica è possibile attraverso la stima dell’incidenza delle intese raggiunte con altre forze. In 122 comuni nei quali Rifondazione comunista si è presentata con propri candidati, gli accordi sono stati siglati in 84 casi, pari a quasi il 70%. Il dato è di per sè rilevante ma lo è ancora di più se si effettua il confronto con gli accordi siglati nella precedente consigliatura. Vi è stata, a tale riguardo, una sostanziale stabilità (da 87 accordi a 84). Se si considera che gli accordi della precedente consigliatura furono sottoscritti nel ’97, all’indomani della nascita del governo Prodi, e cioè nel momento più favorevole nei rapporti con l’Ulivo, si può sostenere che è stata battuta ogni “conventio ad escludendum” nei nostri confronti, riuscendo a confermare (quantitativamente) il quadro delle alleanze precedenti La disarticolazione territoriale di questi dati evidenzia una preminenza di accordi al sud (52), seguito dal centro (21) e dal nord (11). In termini di dimensioni dei comuni, la propensione agli accordi risulta leggermente superiore nei centri maggiori. Con riferimento ai comuni capoluoghi di provincia nel 74% dei casi (14 comuni su 19) sono stati stipulati accordi. Fanno eccezione: Catanzaro, Novara, Torino, Grosseto e Rimini. Questa distribuzione degli accordi non è di facile interpretazione. In generale, è evidente una propensione abbastanza estesa al confronto fra Rifondazione comunista e centro-sinistra. Infatti, in quasi l’80% dei comuni vi è stato un confronto formale, risoltosi nella gran parte dei casi positivamente. Laddove l’esito è stato negativo, le cause si ripartiscono pressoché equamente fra “dissensi sulle candidature” e “dissensi sui programmi”. (grafico 2). Nel primo caso, ciò si deve, quasi sempre, alla volontà dell’Ulivo di presentare candidati molto moderati o ostili a Rifondazione comunista. In merito ai programmi, le motivazioni sono diverse, vanno dal disaccordo sulle privatizzazioni a dissensi su scelte ambientali e territoriali.
Mancati accordi, perché L’aspetto che, tuttavia, va sottolineato è che nella maggioranza dei casi il mancato accordo non si deve tanto a contrasti di merito emersi nel corso della trattativa, quanto sostanzialmente alla mancanza di una trattativa vera e propria. Ciò vale all’incirca nel restante 20% dei comuni in cui rifondazione comunista si è presentata. Questo significa che il motivo principale dell’impossibilità di realizzare delle intese è dovuto all’esistenza di atteggiamenti pregiudiziali alla trattativa, che, in parte, si spiegano con l’ostilità nei nostri confronti di alcune forze; in parte, con l’esito negativo di esperienze di governo comuni e, in parte, ancora con nostre valutazioni negative sui possibili partner. In merito all’incidenza, sulla stipula ora di accordi col centro sinistra, delle precedenti esperienze si deve sottolineare come, nel complesso, vi sia stata una tendenza largamente prevalente a riconfermare le alleanze stipulate in occasione della precedente consigliatura. Infatti, su 87 accordi sottoscritti la volta precedente ne sono stati riconfermati 64, a cui se ne sono aggiunti 19.
Le intese raggiunte Se l’estensione degli accordi è indicativa delle capacità/possibilità di intessere relazioni politiche, la modalità con cui si sono definite le intese ci dice della natura di tali relazioni. La tabulazione dei dati non consentiva di indicare tutte le formule presenti; data l’estrema varietà, si è dovuto, quindi, procedere per accorpamenti di massima. Distinguendo fra: alleanza di “RC e intero centro sinistra”, alleanza di “RC e parte del centro-sinistra”, alleanza di “RC e forze laiche e di sinistra” si constata come gli accordi del primo tipo assommano al 67,9% dei casi (57), quelli del secondo tipo al 11.9% (10), quelli del terzo tipo al 20.2% (17) (grafico 3). Nel complesso, questi dati evidenziano, da un lato, la maggior incidenza delle alleanze con il centro sinistra, a dimostrazione del fatto che esiste una possibilità di conseguire accordi anche con alcune forze di centro ma, nel frattempo, mettono in luce la presenza di un processo di disarticolazione del centro sinistra di proporzioni rilevanti. In molti casi, infatti, la coalizione di centro-sinistra non si presenta unita nel rapporto con Rifondazione Comunista. Ciò si deve, spesso, all’abbandono della coalizione da parte delle componenti di centro, ma anche a comportamenti particolari delle singole forze politiche, motivati da calcoli di convenienza, divergenze programmatiche e contrasti sulle scelte delle candidature. Da questo punto di vista, la crisi che il centro sinistra evidenzia nella prova amministrativa è nettamente più pronunciata al sud.
Come si presenta il Prc Infine, può essere di un qualche interesse considerare la modalità di presentazione di Rifondazione comunista alle elezioni in termini di caratteristiche delle liste in cui si collocano i nostri candidati, indipendentemente dalla partecipazione o meno a coalizioni. Se consideriamo come possibilità la presentazione col “proprio simbolo”, la confluenza in una “lista civica” e, infine, la presenza del simbolo di Rifondazione all’interno di un contrassegno in cui compaiono altri simboli (le famose “liste bicicletta”), il risultato appare significativo. Rifondazione comunista, infatti, laddove si presenta (e cioè come ricordiamo in circa il 95% dei comuni) ricorre al proprio simbolo nel 91,8% dei casi. Il ricorso alle liste civiche si ha nel 3,3% dei casi e quello alle liste bicicletta nel 4,9%. La percentuale di queste ultime modalità è talmente esigua da essere interpretabile solo sulla base delle peculiari caratteristiche locali. L’importanza di questo dato sta nel fatto che nelle modalità di presentazione è stata garantita la piena visibilità del partito, come peraltro era stato esplicitamente sollecitato alle nostre strutture locali. Nel complesso, i risultati evidenziano la buona prova sostenuta dalle strutture locali del partito in termini di presentazione diffusa delle liste sul territorio, di capacità di dare visibilità al partito e di esercitare un’azione efficace nei confronti del centro-sinistra, e non solo per il numero di accordi conseguiti, ma anche per la capacità di intervenire nella crisi del centro-sinistra conseguendo in taluni casi equilibri politicamente più avanzati. E’ evidente che questi dati, di per sé, non consentono di cogliere la qualità delle proposte programmatiche avanzate localmente, ma su questo aspetto torneremo nel momento in cui saranno disponibili i contenuti dei programmi presentati.
Gianluigi Pegolo
Responsabile nazionale Enti locali Prc