Pressioni di Sharon su Blair per scagionare i tre «criminali di guerra» sott’accusa a Londra. I pacifisti: abbiamo vinto
A New York, dove l’altro ieri ha tenuto un discorso davanti all’Assemblea generale dell’Onu, Ariel Sharon ha provato a scherzarci su: devi aiutarmi a evitare la prigione in Gran Bretagna – ha detto il primo ministro israeliano al suo omologo britannico Tony Blair – sono stato anch’io un soldato e non ho intenzione di finire in carcere. Ma il caso dei tre generali delle Tsahal (l’esercito di Tel Aviv) che per i «crimini di guerra» che avrebbero commesso nei Territori occupati rischiano l’arresto qualora si rechino oltre Manica, sta scatenando reazioni indignate nello Stato ebraico e tensioni nei rapporti con Londra. Il ministro degli esteri israeliani, Silvan Shalom, ha definito «scandalosa» la legge che permette – recependo in un’apposita norma nazionale la IV Convenzione di Ginevra del 1949 – di perseguire in Gran Bretagna cittadini stranieri accusati di aver violato quel trattato internazionale. Secondo quanto riferito dal quotidiano Guardian, Shalom è intenzionato a fare pressione sul suo collega del Foreign office, Jack Straw, per ottenere cambiamenti nel «Geneva convention act» del 1957, che la Gran Bretagna applica a «qualsiasi persona, di qualsiasi nazionalità che, all’interno o all’esterno del Regno unito, commetta o aiuti a commettere una grave violazione» della IV Convenzione di Ginevra. Gli israeliani stanno provando a contrastare simili sviluppi (contro lo stesso capo del governo due anni fa fu iniziata un’azione legale in Belgio per le sue responsabilità nel massacro di Sabra e Chatila) anche con una proposta di legge che proibisce ai cittadini israeliani di promuovere all’estero azioni legali contro i membri delle forze di sicurezza. Per Doron Almog però questo meccanismo – attivato da cittadini israeliani e palestinesi – si è già messo in moto, tanto che una settimana fa il magistrato londinese Timothy Workman ne ha ordinato l’arresto. Il generale delle Tsahal, che stava per sbarcare a Londra domenica scorsa da un aereo della El Al, è stato però avvertito e da quel velivolo non è mai sceso, sfuggendo così alla cattura. A inchiodarlo c’è una puntata del 2002 della trasmissione Meet the press (in onda in Israele). Al giornalista che gli chiedeva spiegazioni su «operazioni di rappresaglia» dell’esercito a Gaza, il generale Almog aveva dichiarato che si era trattato «di operazioni massicce, concentrate nell’area di Rafah dove operano milizie di Hamas e…come lei ha sottolineato, abbiamo demolito delle case». Almeno 59 abitazioni palestinesi distrutte per rappresaglia solo in quell’episodio, secondo il Palestinian centre for human rights (Pchr) di Gaza e i pacifisti di Yesh Gvul, che hanno portato avanti le azioni legali contro Almog e contro l’attuale capo di stato maggiore Dan Halutz e il suo predecessore Moshe Ya’alon (questi ultimi sono accusati d’aver ordinato di sganciare su un palazzo una bomba da una tonnellata per uccidere un leader di Hamas e di avere così massacrato 15 civili, tra cui molti bambini). Dopo la «fuga» da Londra di Almog, Ya’alno ha dovuto cancellare un viaggio nella capitale britannica temendo anch’egli l’arresto e le autorità israeliane hanno sconsigliato per gli stessi motivi anche all’attuale capo di stato maggiore, Dan Halutz, di recarsi nell’isola.
Emily Thornberry, la parlamentare laburista che ha chiesto a Blair un’inchiesta sulla fuga di Almog, ha spiegato al manifesto che «il governo britannico è amico di quello israeliano, ma a un amico non si permette di fare qualsiasi cosa, per questo quando ci sono delle violazioni della Convenzione di Ginevra come a Gaza è nostro diritto e dovere intervenire». Oltre che da un punto di vista giuridico – ha continuato la Thornberry – «queste azioni sono importanti perché permettono all’opinione pubblica di conoscere la vera realtà di Gaza e dei territori occupati». La pensa così anche Raji Sourani, direttore del Pchr, che da Gaza parla di «una grande vittoria, perché abbiamo ottenuto un mandato d’arresto secondo, per importanza, solo a quello emesso contro il cileno Pinochet».
Secondo il quotidiano israeliano Ha’aretz, Blair ha promesso a Sharon che s’impegnerà per risolvere il caso dei tre generali israeliani finiti sott’accusa. I pacifisti israeliani e palestinesi però cantano vittoria: abbiamo dimostrato che non può esserci impunità per le violazioni della Convenzione di Ginevra.