Centro-sinistra
ROMA. Il tir di Prodi ingrana la prima. Esce dal garage della «Fabbrica del programma» di Bologna oggi a mezzogiorno in punto. Prima destinazione Roma, da cui partirà ufficialmente il tour. E poi Verona, e ancora la Lombardia e il Sud, molto Sud. Dodici tappe in 40 giorni con chiusura a Napoli il 14 ottobre, a due giorni dalla celebrazione delle primarie.
Eppure, garantiscono gli stretti collaboratori del Professore, il giro dell’ Italia in tir non è pensato per acchiappare i voti prodiani nella sfida con Mastella e Bertinotti. «Se avessimo voluto massimizzare il risultato per le primarie – spiega Giulio Santagata, braccio destro del leader dell’Unione – avremmo privilegiato le soste in Toscana, Emilia Romagna e Umbria». Invece no: «Il tir si fermerà soprattutto nelle regioni “difficili” perché questo vuole essere un vero e proprio anticipo di campagna elettorale per le politiche».
Un modo per allontanare lo spettro delle divisioni interne alla coalizione presentando di già Romano Prodi nella sua veste di leader dell’Unione. Una riprova? Fin dalla prima tappa, nella romana piazza Santi Apostoli, il Professore distribuirà personalmente un fascicoletto con il «suo» programma. Quello che, nelle tante “uscite” estive, ha già in linea di massima delineato.
Un programma che, tuttavia, non mancherà di far discutere gli alleati del centro-sinistra. Nel libretto che Prodi si accinge a distribuire nelle piazze c’è infatti descritta la controversa proposta sulla tassazione delle rendite finanziarie. L’aliquota attuale del 12,5% – ha fatto capire in più d’una occasione- va innalzata e rese quanto più affine è possibile alla soglia europea del 19% pur tutelando i piccoli risparmiatori, i detentori dei BOT in primis. Una misura con la quale il professore intende reperire le risorse per abbassare la tassazione sul lavoro, intervenendo sul cosiddetto cuneo fiscale. C’è, poi, il dibattito arroventato dal caso Fazio sulla riforma delle Autorità di garanzia. Prodi vorrebbe passare dall’attuale suddivisione per settori (banche, assicurazioni, società quotate in borsa) ad una ripartizione per obiettivi o finalità (trasparenza dei mercati, tutela della concorrenza, etc).
Un riordino che, nelle intenzioni del candidato premier, dovrebbe portare a uan riduzione a quattro sole authority: Bankitalia, Consob, Antitrust e una nuova autorità per i servizi a rete. Sempre in campo economico, andranno affrontati i dossier sulla legge Biagi e sull’apertura del mercato. Prodi assicura che «combatterà la precarietà del lavoro» e si spenderà per «completare le liberalizzazioni».
Obiettivi, questi, condivisi al cento per cento con Francesco Rutelli che ieri dalla festa della Margherita ha rilanciato: «Dobbiamo portare più equità, serve più Stato e più mercato, più liberalizzazione, più concorrenza, una rete distributiva più semplice». E ancora: «il fisco dovrà premiare la crescita delle dimensioni delle imprese, la ricerca; bisogna spostare parte della spesa pubblica dalla spesa corrente agli investimenti e sferrare una dura lotta all’ evasione fiscale».
Di certo, Romano Prodi dovrà negoziare con alcuni degli alleati la sua linea di politica estera. «Multilateralismo» è la parola chiave. E soprattutto il rilancio dell’europeismo anche perché «per gli Usa il valore aggiunto dell’ Italia sta nella sua capacità di influenzare l’Europa». «Punterò sulla Cina» promette inoltre il professore assicurando la sua presenza personale e quella del suo governo a sostegno degli scambi commerciali italo-cinesi.
Infine, occorrerà tagliare i costi della politica. Dopo aver lanciato il suo slogan, il professore è stato accusato dai suoi stessi alleati di essere di «mano larga» nell’organizzazione delle primarie. E così oggi presenterà il tir giallo dichiarando pubblicamente quanto costa e chi lo paga.