Le dichiarazioni di voto sulla mozione finale

MOZIONE 2 – “ESSERE COMUNISTI”

DICHIARAZIONE DI CLAUDIO GRASSI

Le conclusioni del Segretario rafforzano le valutazioni espresse nel corso del dibattito congressuale dai compagni che si riconoscono nella mozione Essere comunisti e ci confermano nella decisione di votare contro l’odg della maggioranza che propone l’approvazione della relazione del compagno Bertinotti.

Questo congresso ha sancito l’ingresso di Rifondazione Comunista nell’Unione e, nell’eventualità di una vittoria del centrosinistra alle prossime elezioni, nel governo. Ciò capovolge la prospettiva che da sempre ha contraddistinto il nostro Partito, sintetizzabile nella formula: “prima i contenuti, poi gli schieramenti”.

Noi avvertiamo, da sempre, il vincolo morale di unire tutte le forze democratiche per battere il governo delle destre, che costituisce una ferita aperta per la nostra Repubblica. Ma altrettanto fermamente sosteniamo la necessità di sconfiggere le politiche delle destre, che purtroppo una parte importante del centrosinistra ha attuato in passato e rivendica a tutt’oggi. Per questo riteniamo assolutamente indispensabile condizionare l’eventuale accordo di governo con il centrosinistra a precisi vincoli programmatici, a cominciare dall’impegno di non partecipare a nessuna guerra, sia pure sostenuta dall’Onu.

Abbiamo chiesto, insieme alle altre mozioni di opposizione, una gestione unitaria, plurale e democratica del Partito, cioè il contrario di una gestione maggioritaria: il contrario di quanto è stato fatto cambiando lo Statuto a colpi di maggioranza; il contrario della proposta di Segreteria nazionale avanzata, che realizza l’esclusione della diversità perché – si dice – con il 59% si è legittimati a prendersi il 100%. Crediamo che una gestione unitaria del Partito sia tanto più necessaria a seguito di un congresso che ha registrato l’emergere di una vasta area di opposizione, capace di trovare al proprio interno significativi punti di convergenza.

Riteniamo pertanto che con le sue scelte la maggioranza si assuma gravissime responsabilità. Per quanto ci riguarda, noi continueremo a lavorare per il rafforzamento del Partito, per la sua crescita, per il suo radicamento, a partire dai Circoli e dai luoghi di lavoro e di studio. Ci impegneremo già da domani per ottenere il 3 e il 4 aprile un grande successo elettorale, e ci impegneremo strenuamente perché il compagno Nichi Vendola sia il prossimo Presidente della Regione Puglia. Come sempre, ci batteremo affinché il nostro Partito, al quale abbiamo dato tanto e nel quale riponiamo tutte le nostre speranze, riesca ad essere un luogo nel quale discutiamo tra noi, anche aspramente, ma nel quale tutti insieme lavoriamo per crescere e rafforzarci.
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Mozione 3 – Per un Progetto Comunista

Dichiarazione di voto di Marco Ferrando

La relazione e replica del segretario confermano e aggravano le ragioni di dissenso che come progetto comunista – terza mozione – abbiamo sostenuto in congresso: sia in riferimento alla linea politica sia in riferimento alla ristrutturazione del partito e alle relazioni interne.

La linea politica di governo è stata non solo riproposta ma razionalizzata sotto forma di “compromesso sociale” con la cosiddetta “borghesia produttiva”: così nel nome del “nuovo”, si ritorna alle vecchie illusioni riformiste del centro sinistra degli anni ’60, per di più nel momento storico in cui la credibilità del riformismo è azzerata dalla crisi capitalistica e dal rilancio della competizione globale. Non a caso Romano Prodi ha così definito, testualmente, la relazione del segretario: «La proposta di un partito socialista pienamente riformista, compatibile con le responsabilità di governo». Un giudizio purtroppo fondato e, dunque, l’esatta misura della gravità dell’attuale svolta politica.

Quanto al fatto che Bertinotti ci assicuri che «sarà sempre con gli operai ma che non vuole regalare per sempre il governo ai padroni», vorrei osservare che la migliore retorica non può cancellare la realtà: se vai al governo con i padroni, ti schieri inevitabilmente contro gli operai. Non conta dove sta la tua anima o la tua intenzione. Conta la tua collocazione materiale, politica e sociale. Come tutte le coalizioni di governo con i liberali hanno comprovato nella storia.

La ristrutturazione che è stata operata degli organismi del partito è direttamente legata a questa prospettiva di governo. Quando si vuole guidare la nave del partito verso il porto di Romano Prodi è logico si pretenda il monopolio del timone, tanto più sapendo che il mare è burrascoso e che la ciurma non è convinta della rotta. Così si spiega l’apparente assurdità di una segreteria omogenea senza minoranze, di una direzione nazionale senza la presenza al suo interno della segreteria, di un comitato operativo senza la presenza al suo interno della direzione.

na ristrutturazione imposta a colpi di maggioranza semplice, il cui significato è uno solo: tutto il potere si concentra nelle mani del segretario, la direzione nazionale è ridotta a un parlatoio ininfluente, alle minoranze resta solo il “diritto di tribuna”. Il fatto che questo avvenga in presenza di minoranze attestate oltre il 40% rende il tutto ancora più abnorme.

Questa linea di rottura totale con l’altra metà del partito che Bertinotti ha voluto imporre apre una fase nuova nel Prc. Le ipotesi di “condizionamento critico” della linea del segretario che altre mozioni avevano sinora perseguito sono politicamente fallite ed hanno esaurito ogni spazio. L’attuale ricollocazione all’opposizione da parte dei compagni del secondo e del quarto documento è la registrazione di questo fatto.

Ora il 40% del partito ha una grande responsabilità. Quella di costruire insieme, finalmente, una prospettiva politica coerentemente alternativa alla deriva governista, puntando alla conquista della maggioranza del partito e ad un altro gruppo dirigente. Sulla base di un impegno di fondo: salvare l’esistenza, irrinunciabile, di un’opposizione comunista e di classe in Italia.

In ogni caso, Progetto comunista si batterà sino in fondo nel Prc per affermare questo impegno.

Mozione 4 – Un’altra Rifondazione è possibile

Dichiarazione di voto Gigi Malabarba e Salvatore Cannavò

Il VI congresso del Prc ha riconfermato gli elementi di divergenza e contrapposizione che ne hanno animato il percorso. La maggioranza congressuale, nella relazione e nella replica di Fausto Bertinotti, ha ribadito la scelta governativa del partito. Non abbiamo condiviso questa proposta e non la condividiamo tuttora. Ci siamo opposti nel dibattito congressuale e ci opporremo da qui in avanti senza per questo rinunciare a costruire il partito e a farne uno strumento di lavoro in direzione dei movimenti e del conflitto sociale.

Non ci riconosciamo nella definizione di una minoranza immobile e indisponibile a cogliere le novità della politica e della società italiana. Nei fermenti che animano i movimenti e le grandi associazioni, così come le più piccole, della sinistra sociale italiana non solo ci riconosciamo ma siamo impegnati in prima persona.

Allo stesso tempo, registriamo l’immobilità del centrosinistra italiano per nulla modificatosi nei suoi progetti di fondo e nella sua visione della società. Un centrosinistra interno alle coordinate del liberismo temperato e di una politica estera multilaterale che condanna l’invasione dell’Iraq ma approva le bombe sull’Afghanistan. E che oggi persegue un disegno di governo con la borghesia italiana per provare a risolverne la crisi nel contesto globale. Un disegno che, purtroppo, il Prc si accinge a sostenere pur rifugiandosi nell’illusione di poterlo condizionare dal lato delle lotte e dei movimenti di massa.

Voteremo contro, dunque, la prima parte dell’ordine del giorno presentato dalla maggioranza in cui si approva la linea e voteremo contro la candidatura di Bertinotti a segretario del partito.

Vogliamo però sfidare l’intero partito nella costruzione dell’intervento di massa e invitiamo il resto delle minoranze a praticare con noi questa sfida.

Una sfida che sarà portata avanti con quell’approccio unitario che purtroppo non è vissuto in questo congresso, soprattutto nella replica del segretario, valorizzando quel che ci unisce senza ovviamente sottacere le divergenze che ci dividono.

Voteremo dunque a favore della seconda parte dell’ordine del giorno laddove si indica l’agenda di lavoro del partito per la prossima fase a partire dalla manifestazione contro la guerra del 19 marzo a Roma. Lavoreremo su quell’agenda in continuità con quanto fatto finora respingendo il tentativo di relegare ai margini del partito minoranze, come la nostra, che riteniamo tutt’altro che marginali.

5° Mozione – Rompere con Prodi preparare l’alternativa operaia

Dichiarazione di voto di Claudio Bellotti

Dichiaro a nome del quinto documento “Rompere con Prodi, preparare l’alternativa operaia” il mio voto contrario alla prima parte dell’Ordine del giorno conclusivo che approva la relazione del segretario. Rilevo nella conclusione proposta dal segretario non solo la ovvia riproposizione della linea approvata a maggioranza nei congressi di circolo, ma anche una sua interpretazione estrema, unita a una volontà di radicalizzare al massimo la contrapposizione interna al partito nei confronti delle minoranze. Per quanto attiene agli argomenti più strettamente politici affrontati, non si può che registrare come le più evidenti contraddizioni presenti a nostro avviso nella proposta di maggioranza non abbiano trovato serie e credibili risposte. In particolare mi pare che la contraddizione abissale fra la prospettiva della “grande riforma” e la realtà del declino del capitalismo italiano ed europeo (declino che appunto rende ancora meno credibile questa ipotesi) non abbia trovato alcuna reale risposta se non nella riproposizione quantomeno implicita, in forme più o meno aggiornate, del partito “di lotta e di governo”.

Ma respingo soprattutto l’idea di un partito che si chiude a riccio attorno al 59% della propria maggioranza congressuale. Come è emerso chiaramente nel dibattito di venerdì sullo statuto e dalle conclusioni del segretario vengono avanzate delle proposte organizzative e delle argomentazioni politiche che pregiudicano seriamante l’unità del nostro partito.

Il messaggio fin troppo trasparente di questo congresso è che i confini del partito coinciderebbero – nella visione e soprattutto nella gestione propostaci dalla maggioranza – con i confini di quel 59 per cento che ha votato la mozione 1. Rifiutiamo questo modo di affrontare i nostri rapporti interni e non cadremo nell’errore opposto (in cui forse ci si vuole spingere) di considerare che i confini del partito coincidono con quel 41 per cento raccolto complessivamente dalle minoranze. Il nostro obiettivo è stato e continua ad essere quello di convincere i compagni, attraverso il dibattito interno e la battaglia di idee, attraverso la partecipazione alle iniziative del partito, mettendoci alla prova nell’intervento quotidiano nelle lotte sociali, nel movimento operaio, fra i giovani. Il segretario ha fatto riferimento all’impegno a convincere quelle migliaia di compagni e compagne che non si sono riconosciuti nella mozione di maggioranza. Altrettanto ci proponiamo di fare noi, e siamo certi che gli avvenimenti, uniti a una costante presenza che ci impegnamo a garantire nel dibattito e nelle iniziative del partito, dimostreranno non solo la necessità, ma anche la praticabilità di una diversa linea politica.