Le conseguenze della crisi economica e l’intervento dei partiti comunisti

http://www.icsbrussels.org/ICS/2010/Contributions_to_the_Seminar/SCI10_China_CPC_En.doc

Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Bruxelles, 14-16 maggio 2010 – www.icsbrussels.org – [email protected]
 
Contributo dell’Istituto Marxista – Accademia delle Scienze Sociali Repubblica Popolare Cinese
 
– In che modo il Partito Comunista Cinese salvaguarda gli interessi dei lavoratori durante la crisi?
 
Sin dall’insorgere della crisi finanziaria globale, il Partito Comunista Cinese ha consentito che governo e sindacati svolgessero pienamente il loro ruolo nella salvaguardia degli interessi dei lavoratori in materia di occupazione e sicurezza sociale, ecc.

– Le misure adottate dal PCC e dal suo governo per tutelare gli interessi dei lavoratori
 
La Federazione dei sindacati di tutta la Cina (AFCTU) ha adottato tre misure principali:
 
1.- Ha dato vita ad un “accordo di coesione” sulla base dell’assunto di ridurre e azzerare i licenziamenti e i tagli salariali. Alla fine del 2009, 631.000 imprese avevano aderito all’iniziativa coprendo 84 milioni di lavoratori.
– Ha attuato “azioni di sostegno per i lavoratori coinvolti nei flussi migratori”. Nel 2009, AFCTU ha investito 1,1 miliardi di yuan per 13,930 milioni di lavoratori immigrati [per esempio tra campagna e città] per attività di orientamento, servizi volti alla tutela dei diritti e assistenza.
– Ha accresciuto la concertazione per la tutela dei diritti. Ad esempio, nell’agosto 2009, AFCTU ha emanato un’informativa per “Rafforzare ulteriormente la gestione democratica delle imprese in chiusura, fallimento e ristrutturazione” stabilendo che i criteri della ristrutturazione vengano sottoposti al controllo sindacale prima dell’attuazione.
 
2. E’ stato innalzato il livello della pensione minima del 10% (120 yuan al mese) per i pensionati delle imprese. Questo è il quinto aumento consecutivo delle pensioni aziendali dal 2005.
 
3. Le aree economicamente sviluppate hanno aumentato il salario minimo. Nelle province di Guangdong, Jiangsu e Zhejiang i salari minimi mensili sono cresciuti di oltre il 10% nel primo trimestre del 2010, raggiungendo rispettivamente i 1.030, 960 e 1.100 yuan.
 
– Problemi affrontati dalla Cina per la salvaguardia degli interessi dei lavoratori
 
Sotto l’effetto di svariate misure, la Cina ha registrato un tasso di disoccupazione urbana del 4,3% nel 2009. Il numero degli iscritti ai sindacati in Cina ha toccato un nuovo primato, raggiungendo alla fine del 2009 il totale di 226 milioni, con un incremento di 14,173 milioni, di cui 7,983 milioni sono lavoratori immigrati.
 
Malgrado questi risultati, la Cina ancora affronta ancora molti problemi nella salvaguardia degli interessi dei lavoratori, sia perché non è prevedibile la fine della crisi finanziaria globale e sia perché l’urbanizzazione del paese necessita ancora di molta strada.
 
1. Siccome i redditi da lavoro rimangono bassi rispetto ad altri tipi di reddito, l’incidenza complessiva dei salari sul reddito nazionale continua a calare. Attualmente il totale dei salari rappresenta solo il 30% circa del reddito nazionale.
 
2. Molti datori di lavoro non firmano o si rifiutano di rispettare il contratto. Il 30-40% degli occupati nell’area urbana sono “lavoratori usa e getta”. Il 60% dei lavoratori immigrati non hanno contratti di lavoro. I licenziamenti arbitrari e i salari inadeguati sono fenomeni diffusi.
 
3. Il legittimo diritto di dimettersi non è stato effettivamente attuato e il compenso per il lavoro straordinario è basso. Nel 2009,  l’89,8% dei 145 milioni di immigrati ha lavorato più di 40 ore settimanali. Il lavoro straordinario rende solo il 20-30% della compensazione statutaria.
 
4. Il tasso dei dipendenti coperti da un’assicurazione di previdenza sociale è basso. I premi assicurativi, composti da pensione di base, assicurazione medica e indennità di disoccupazione, si aggirano attorno al 28% della retribuzione globale, di cui l’11% a carico del lavoratore. Questo regime di assicurazione incide troppo su imprese e lavoratori.
 
5. La sicurezza aziendale e le condizioni sanitarie non rispondono alle norme nazionali. Di conseguenza, i lavoratori sono infortunati e soffrono di malattie professionali.
 
6. I meccanismi di risoluzione dei contenziosi lavorativi non sono previsti o sono incompleti nella maggior parte delle imprese. Dei 13 milioni di aziende in Cina, oltre 10 milioni di piccole e medie imprese non hanno un meccanismo di contrattazione collettiva per i salari.
 
– La strategia cinese per salvaguardare e promuovere gli interessi dei lavoratori
 
E’ provato dalla pratica che, in un’economia capitalistica di mercato basata sulla proprietà privata, il governo, in quanto rappresentante degli interessi dei capitalisti, non appoggerà la posizione della classe operaia e non parteciperà attivamente alla tutela dei diritti dei lavoratori. Come risultato, gli interessi dei lavoratori possono essere mantenuti e migliorati soltanto potenziando il loro potere contrattuale, con scioperi e altri tipi di lotte sindacali.
 
Nella Cina socialista, il Partito Comunista Cinese al governo, in quanto rappresentante degli interessi fondamentali del popolo lavoratore, deve essere consapevole di stare dalla parte dei lavoratori e di assumere iniziative di salvaguardia e tutela dei loro interessi.
 
A livello macro, il governo dovrebbe tutelare i diritti dei lavoratori negli aspetti legislativi, nel potenziamento della struttura economica, nella creazione di una struttura proprietaria rivolta al lavoro e così via.
 
1.Revisionare e migliorare le disposizioni di carattere costituzionale e delle altre leggi fondamentali. La tutela dei diritti alla sussistenza e allo sviluppo dei lavoratori non dovrebbero essere tutelate solo dal “Diritto del Lavoro”, ma dovrebbero essere riconosciute anche nella “Costituzione”, nel “Diritto societario” e nelle altre leggi fondamentali.
 
2. Attenersi alla struttura proprietaria dominata dalla proprietà pubblica. In Cina, la tutela degli interessi dei lavoratori in generale è migliore nelle imprese pubbliche, che in quelle non pubbliche. La supremazia della proprietà pubblica, per il PCC e il suo governo, sono alla base della tutela dei diritti dei lavoratori.
 
3. Promuovere la riqualificazione industriale per cercare di rompere la “trappola del vantaggio comparativo” caratterizzato dalla manodopera a basso costo. La competitività scaturita dalla soppressione dei benefici per i lavoratori, non è sostenibile. Al contrario, porterà solo ad una mancanza di mobilità verso l’alto e, quindi, nella “trappola del vantaggio comparativo”, in cui le imprese cinesi sono bloccate ad una fascia bassa della catena del valore globale.
 
A livello micro, è urgente la costruzione di un sistema di protezione dei lavoratori guidato dallo stato (congressi popolari e di governo a tutti i livelli) con la partecipazione attiva dei sindacati e dei lavoratori e la cooperazione da parte dei datori di lavoro.
 
1. Il governo dovrebbe svolgere un ruolo di coordinamento di primo piano.
 
2. I sindacati dovrebbero essere effettivamente rappresentativi degli interessi dei lavoratori e perseguire una migliore organizzazione.
 
3. La responsabilità sociale dovrebbe essere rafforzata per regolare e guidare l’organizzazione delle imprese. Il congresso sindacale, il sistema di supervisione e direzione dei lavoratori e lo stock proprietario riservato ai dipendenti, devono essere migliorati per garantire la partecipazione dei lavoratori al processo decisionale, alla supervisione e alla loro quota di entrate.
 
Elaborato da Enfu Cheng Chen e Shuoying, ricercatori dell’Istituto di Marxismo, Accademia Cinese delle Scienze Sociali, Repubblica Popolare Cinese