Le borse europee ancora in rosso

Dopo la grande paura e il «bagno» di martedì, ieri le borse hanno tirato un sospiro di sollievo. Ma non è stata una giornata facile: per parecchie ore ha prevalso il nervosismo con conseguente ondata di vendite che hanno depresso le quotazioni sulle piazze, fino a quando – nel primo pomeriggio – sulla scia delle borse Usa che registravano un buon recupero, nonostante le pessime notizie macroeconomiche (che confermano un forte rallentamento dell’economia) anche le borse europee hanno limato le perdite.
Gli occhi ieri erano tutti puntati sulla borsa cinese. Ma a Shanghai, fortemente preoccupata per il -8,8% di martedì, la seduta si è chiusa con un +3,9% dell’indice Shanghai composite, dopo un avvio negativo (-1,3%). A favorire il ritorno degli acquisti è stata la smentita ufficiale delle voci circa una prossima tassazione dei capital gain. Inoltre gli analisti hanno valutato che la crescita della Cina continuerà a sostenere il mercato nel lungo termine. Di più: il primo ministro cinese Wen Jiabao ha lanciato un appello alla stabilità dei mercati e delle istituzioni finanziarie. Wen ha promesso «una nuova tappa» nel processo di riforma del settore finanziario e ha assicurato soprattutto che le modifiche saranno «sane e progressive». Di fatto Wen ha garantito che le riforme ci saranno, ma saranno graduali e volte a creare maggiore stabilità e non saranno penalizzanti. Secondo la rivista Qiu Shi, sarà accentuata la riforma delle banche pubbliche e verrà aperto il sistema finanziario del paese.
Con 24 ore di ritardo ieri l’orso ha graffiato in Giappone: la Borsa di Tokyo ha chiuso in calo del 2,85% a 17.604,12. A Tokyo per alcuni minuti sono anche state sospese le trattazione di alcuni strumenti finanziari, come i fondi di investimento basati sull’indice Topix e le opzioni, per eccesso di ribasso. Nuova flessione per la Borsa di Hong Kong, che ha chiuso con l’indice Hang Seng in calo del 2,46% a 19.651 punti, dopo la perdita dell’1,75% accusata ieri.
L’apertura delle borse europee è stata caratterizzata da forti ribassi. A Piazzaffari il Mibtel cedeva in apertura l’1,68% e l’S&P/Mib l’1,61%. A Parigi il Cac40 era sotto del 2,13%, a Francoforte il Dax30 dell’1,79% e a Londra il Ftse dell’1,61%. Per tutta la mattinata, le borse del Vecchio continente hanno vivacchiato fra tentativi di recupero e nuove scivolate. Il tutto nell’attesa dell’apertura delle borse Usa, ma soprattutto di sapere dai nuovi dati macroeconomici come sta l’economia. E i dati diffusi hanno confermato che non scoppia di salute.
Il primo dato negativo è arrivato con la revisione del pil del quarto trimestre, cresciuto del 2,2% anziché del 3,5% come indicato dalla prima stima. Complessivamente nel 2006 la crescita è stata pari al 3,3%. Altra brutta notizia è arrivata dalle statistiche dal settore immobiliare: le vendite di nuove case sono crollate in gennaio del 16,6% rispetto a dicembre. Si tratta della maggiore flessione degli ultimi tredici anni. Su base annuale la caduta è stata del 20,1%. Poi è stata la volta dell’indice dei responsabili degli acquisti dell’area di Chicago, che è sceso in febbraio a quota 47,9 punti dai 48,8 del mese precedente. Al di sotto di quota 50 si entra in territorio di contrazione economica.
A gettare un po’ d’ottimismo sono arrivate le dichiarazioni di Ben Bernanke che intervenendo alla Camera dei rappresentanti ha detto di non essere preoccupato per lo scivolone ieri dei mercati, che non è stato scatenato da una causa ben precisa ma da una somma di fattori transitori. «I mercati funzionano bene e in modo normale». Bernanke ha anche confermato il suo ottimismo per l’outlook dell’economia Usa. «Ci aspettiamo crescita moderata quest’anno ed è possibile un’accelerazione a partire dalla seconda metà dell’anno», ha detto Bernanke che ha così risposto indirettamente al suo predecessore, Alan Greenspan, che lunedì, parlando via satellite a una conferenza di uomini d’affari a Hong Kong, aveva parlato di una possibile entrata dell’economia americana in recessione entro la fine del 2007 o i primi mesi del 2008.
Alla chiusura dei mercati europei, il Mibtel perdeva lo 0,98%; Parigi era sotto dell’1,29%; Francoforte dell’1,53% e Londra cedeva oltre l’1,5%. Negli Usa, in serata, il Dow Jones e il Nasdaq erano positivi, ma con una tendenza al ribasso.