«Le aziende hanno già avuto più soldi alla spesa sociale»

La sortita di Tommaso Padoa Schioppa a Cernobbio, piomba come un meteorite altrove dall’ovattato vertice, colpendo in pieno i sindacati. «I conti vanno meglio del previsto», esordisce il ministro dell’Economia, certo bisogna procedere con prudenza ma ora finalmente si può «amministrare il successo»…ed è qui che arriva la botta: «Ci sono i soldi per tagliare le tasse alle imprese».
Felicità padronale. Il direttore generale della Confindustria Beretta plaude perchè finalmente «si riconosce che sono le imprese le protagoniste della ripresa». Il presidente della Confcommercio Sangalli, che a Cernobbio fa gli onori di casa, vi aggiunge il suo alitare ansioso: «Sì, tagliare, ma da subito».
Da lontano, i sindacati confederali accusano la botta e reagiscono all’unisono, fra stizza e ironia. Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni: «Non capisco perché si parli solo di imprese quando sono la stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti a pagare. Non è accettabile che quando si tratta di pagare siano sempre questi lavoratori a essere chiamati mentre a ottenere attenzione sono solo gli altri».
Gli ‘altri’ non sono lasciati nell’indeterminatezza da Bonanni: «Vorrei sentir parlare di una lotta senza quartiere a elusione e evasione da parte delle imprese», solo dopo si potrebbe semmai parlare di una riduzione delle imposte per loro. Ma ce n’è anche per il governo, che non intraprende una «azione sistematica» in questa ‘lotta’.
Secchissima la reazione a Padoa Schioppa della Uil, affidata a una nota stampa: «Le imprese hanno già avuto: ora bisogna ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati». Il sindacato di Angeletti, per chiarire meglio al ministro la propria posizione, assicura: «La Uil sosterrà questa battaglia con assoluta determinazione».
Dal sindacato di Guglielmo Epifani la segretaria confederale Marigia Maulucci si attesta su un più interlocutorio «no a un intervento di sostegno indiscriminato per tutte le imprese». Ritiene infatti «importante sostenere la crescita», naturalmente anche «rafforzando salari e pensioni». Mentre davvero «inaccettabile e ben difficile da condivedere» sarebbe, appunto – e qui Maulucci lo chiarisce bene – un «sostegno indiscriminato alle imprese, sia che facciano, o non facciano, innovazione». Sarebbe «il massimo dello spreco di risorse».
Con Beniamino Lapadula, responsabile economico della Cgil nazionale, entriamo un po’ più nel merito di chi ha dato, chi ha avuto, chi ha il diritto alla restituzione concreta, oggi, da parte di questo governo.
Bene, ti ha convinto il ministro? «Per niente. Il governo ha già scelto di tagliare il costo del lavoro con la riduzione del cuneo fiscale. Poteva invece optare di favorire le aziende sul reddito d’impresa. Ma comunque a loro hanno già dato, la priorità adesso è investire nella spesa sociale».
Fra l’altro, quel famoso «cuneo» che doveva essere tagliato per favorire sì gli imprenditori, ma anche i lavoratori – così si diceva – ha favorito solo il fronte padronale… Lapadula sul punto frena: «No, in parte è andato ai lavoratori». Ma dove, nel mare magnum della cosiddetta «riduzione dell’Irpef per i redditi bassi? Il dirigente sindacale accenna alla «riduzione per chi ha figli…» ma aggiunge: «Il problema più pesante è che quel poco che si è fatto è stato poi rimangiato con le ‘addizionali’, le tasse locali e regionali».
Insomma, va bene procedere con prudenza, come dice Padoa Schioppa, ma il punto è in quale direzione si decide di andare, e su questo Lapadula è fermissimo: «La priorità è la spesa sociale: da un lato gli ‘ammortizzatori’, ossia integrazione di reddito per i precari, sussidio di disoccupazione – su cui siamo all’ultimo posto in Europa. E insieme sì alla riduzione delle tasse – di fronte a una pressione fiscale che nel 2007 è ai livelli di quella, altissima, del ’97: ma si comincia subito col ridurla ai salari più bassi e alle pensioni più basse». Gli ‘altri’ possono attendere.