Lavoro sommerso delle banche

Nessuno parla, nessuno conferma, nessuno smentisce: sull’affare Telecom sembra sceso un improvviso silenzio. Come era scritto ieri in un lancio dell’agenzia Agi è «silenzio anche nelle sedi di Telecom e di Mediobanca: dopo giorni di incontri e via-vai, oggi in piazza Affari e nella vicina piazzetta Cuccia non si sono visti movimenti di auto e persone». Ma i giochi ormai sembrano fatti e gli accordi presi. Si lavora solo ai particolari. Ma lo si fa in silenzio. Non è escluso che al timone della «nuova» Telecom potrebbe essere richiamato Guido Rossi.
L’unico fragore di ieri è stato quello delle dimissioni (peraltro attese) di Guido Rossi. E trequarti d’ora dopo la notizia, l’unico movimento notato è stata l’uscita di Tronchetti Provera dalla sede Pirelli. E, a proposito di Pirelli, Tronchetti non ha ancora convocato, come richiesto, il Patto di sindacato. Potrebbe convocarlo dopo l’assemblea di Telecom dalla quale la sua uscita è sempre più vicina grazie a una «soluzione italiana» che incontra il favore del governo.
A lavorarci sono in tanti. Per garantire stabilità, però, è necessario mettere insieme un bel pacchetto di azioni Telecom, più ampio di quello (il 18%) posseduto da Olimpia che ha firmato un patto con Mediobanca e Generali che insieme detengono un altro 6% del capitale sociale di Telecom Italia. Per governare al meglio il colosso telefonico italiano, dicono gli esperti, serve un pacchetto di controllo molto più ampio, ma in base alle norme, quando viene supera la soglia del 30% (da un singolo o da più soggetti) c’è l’obbligo di lanciare un’Opa su tutto il capitale a garanzia di tutti gli azionisti, soprattutto i piccoli. Ieri il nostro Marlowe ha scritto che Mediobanca, in accordo con tutte le altre grandi banche italiane, sarebbe intenzionata a lanciare un’Opa totalitaria, anche se l’obiettivo non sarebbe il 100% del capitale, ma una quota più bassa, anche se superiore al 50%. Insomma, Telecom non verrebbe ritirata da Piazzaffari, ma seguiterebbe a essere quotata. La notizia per ora non ha ricevuto conferme né smentite. L’Opa però costa (potrebbe superare i 30 miliardi di euro con una adesione piena) e quindi le banche stanno cercando una soluzione alternativa. Questo significa mettere insieme qualcosa in meno del 30% del capitale Telecom.
Ieri in borsa era una giornata non lavorativa (Piazzaffari rispetta il venerdì santo, ma non il 25 aprile): trovare operatori per sapere chi ha comprato a piene mani in questi giorni titoli Telecom era una impresa quasi impossibile. Di più: un paio di operatori raggiunti telefonicamente non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Mentre uno «più coraggioso» ha confermato quello che tutta la stampa internazionale ha scritto ieri: a comprare sono direttamente o indirettamente.
Quello che non si sa, visto che non sono stati ancora trasmessi alla Consob i dati degli acquisti, chi compra e quali sono le quote attualmente in possesso delle banche. Le ultime informazioni leggibili sul sito della Consob indicano un possesso superiore al 70% da parte dell’azionariato diffuso. Una percentuale che in questi giorni si dovrebbe essere notevolmente ridotta.
Intanto ieri le segreterie nazionali dei sindacati di categoria hanno proclamato lo stato di agitazione per i lavoratori di tutte le società del gruppo Telecom e hanno annunciato per la settimana prossima un’assemblea nazionale dei quadri e dei delegati: «Per noi Telecom è un’impresa-paese – scrivono i sindacati – strategica per l’oggi e per il domani e non può essere ceduta a operatori stranieri».