Lavoro e sostegno al reddito per chi è uscito dal carcere con l’indulto

Tredici milioni di euro per il reinserimento sociale degli ex detenuti appena usciti dal carcere per l’indulto. E’ l’annuncio dato ieri in una conferenza stampa congiunta del ministro del lavoro Cesare Damiano e del guardasigilli Clemente Mastella. Ne beneficeranno 2000 ex detenuti, che parteciperanno a programmi di inserimento al lavoro: stages formativi semestrali nelle aziende, a cui si affiancherà un sostegno al reddito di 450 euro mensili, mentre 1000 euro andranno alle imprese che decideranno di accoglierli.
Lo stanziamento, secondo il ministro Damiano, sarà sufficiente a sostenere le richieste degli ex detenuti, ma i posti disponibili potrebbero crescere se il progetto dovesse dare buoni risultati. Maggiori notizie sulla gestione dei fondi si avranno dopo l’emenazione di una circolare applicativa, che individuerà gli enti territoriali preposti all’applicazione delle misure, e istituirà un “tavolo di governance” dei due ministeri per la gestione del piano. Un ruolo importante sarà svolto dagli istituti penitenziari e dai centri per l’impiego, con l’importante sostegno di Italia Lavoro, la società per azioni di proprietà pubblica impegnata nella promozione di politiche attive del lavoro, che curerà servizi di orientamento e assistenza. Dei 13 milioni disponibili per il progetto 10 saranno forniti dal ministero del Lavoro, 3 proverranno dalla Cassa delle Ammende, dove il ministero della Giustizia raccoglie i proventi delle multe pagate dai condannati. Denaro che il ministero dovrebbe utilizzare tanto per i risarcimenti quanto per misure di reinserimento. Questi fondi, secondo quanto affermano le associazioni dei detenuti che lunedì avevano incontrato il ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, sarebbero sufficienti a finanziare importanti misure di reinserimento, anche con trasferimenti verso le magre casse degli enti locali che gestiscono con sempre maggiore difficoltà i servizi di sostegno alla povertà.

«Quella di Damiano e Mastella è una proposta importante, speriamo che le loro non siano solo parole al vento», commenta Vittorio Antonini, portavoce dell’Associazione Papillon, che negli scorsi giorni aveva denunciato l’assenza di misure per il sostegno rivolte agli 11 mila detenuti già usciti dal carcere. «Adesso ci aspettiamo che dalla Casse delle Ammende si procurino anche i fondi per la mercede dei detenuti», gli stipendi dei carcerati impiegati negli istituti penali, per legge inferiori di un terzo rispetto ai salari fissati dalla contrattazione sindacale. Ma le tabelle che riportano le paghe orarie dei Contratti Collettivi Nazionali non vengono aggiornate da 13 anni: i detenuti che lavorano dentro le carceri, cioè, ricevono un salario inferiore a quello che veniva corrisposto ai lavoratori nel 1993. «Col denaro della Cassa delle Ammende, probabilmente superiori ai 100 milioni -spiega Antonini- si potrebbe sostenere il recupero degli arretrati e il ripristino di paghe orarie aggiornate agli attuali livelli salariali».