Nel 2006 in Italia l’auto corre. Corre tanto e rischia nonostante le già disastrose condizioni del traffico e dell’inquinamento nelle nostre città, che proprio in questi giorni ha superato di nuovo il livello di guardia di correre ancora di più nel 2007 grazie agli incentivi fiscali presenti nella legge finanziaria, in via di approvazione. Il quadro che emerge dall’analisi dell’Unrae, l’associazione dei costruttori stranieri, è molto chiaro. Se il mercato dell’auto 2006 chiuderà con una crescita del 3,7% rispetto al 2005 – a quota 2.320.000 l’anno prossimo si prevede un ulteriore aumento, oltre 2.400.000 unità, se non 2.600.000 stando alle stime di un altro noto centro studi, la Promotor. Dopo un lungo zig zag, il governo di Romano Prodi si accinge così a dare una mano ai produttori automobilistici, perché si venderanno più macchine meno inquinanti e se ne rottameranno altre molto inquinanti. Un fatto positivo in un paese dove il parco circolante è mediamente vecchio, ma va detto anche che il provvedimento servirà alla fine più ad anticipare la domanda e solo molto parzialmente a ridurre l’impatto ambientale. Per il quale bisognerà forse più sperare nel settembre 2009, quando entrerà in vigore la normativa comunitaria Euro 5, che renderà più stringente la quantità di emissioni per le automobili di nuova produzione. Sull’auto (e non solo), la manovra finanziaria è stata una sorta di gioco dell’oca, con provvedimenti presi e poi cambiati, altri annunciati e poi cancellati, tanto che nel collegato fiscale della manovra compare una sanatoria degli incentivi erogati per macchine vendute secondo regole successivamente cambiate. Nella versione che dovrebbe essere quella finale, gli incentivi governativi, vincolati alla rottamazione di un’auto euro 0 o euro 1, stanno primariamente nell’esenzione del pagamento del bollo per due anni per vetture euro 4 o 5 che emettono non oltre 140g/km di CO2 (tre anni se la cilindrata è inferiore a 1300cc) con l’aggiunta di un bonus di 800 euro, valido in entrambi i casi. Salvatore Pistola, presidente dell’Unrae, apprezza il provvedimento pur trovandolo insufficiente: «Troviamo poco ragionevole – sostiene non favorire con benefici mirati anche chi rottama un’auto molto inquinante decidendo di acquistare un’auto euro 3 usata». E giudica «sostanzialmente velleitaria, e anche un po’ demagogica, la proposta di offrire abbonamenti gratuiti per gli autobus in cambio della rottamazione di un veicolo inquinante senza l’acquisto di un’altra auto». Pistola critica soprattutto l’«inasprimento della fiscalità» legato all’aumento dei bolli di proprietà e il nuovo regime per le auto aziendali, in particolare con la riduzione della deduzione per i professionisti, passata dal 50 al 25% di un tetto di 18.000 euro. Il presidente dell’Unrae fa una diversa proposta fiscale: «Trasferire sulle imposte dei carburanti ciò che oggi viene prelevato attraverso la tassa di proprietà», come avviene in Francia e anche in alcuni paesi dell’est europeo. Secondo l’analisi del centro studi dei costruttori stranieri, l’incidenza sul prezzo del carburante potrebbe essere inferiore ai 10 centesimi al litro: «E’ il concetto – spiega Pistola del pay-per-use: chi più usa le infrastrutture, più deve contribuire a sostenerne la manutenzione e il ripristino, tenendo anche conto che chi più circola, più incide sull’inquinamento. Un modo che andrebbe nel senso di una maggiore equità e di una giusta forma di democratizzazione nell’uso dell’auto». Ipotesi però teorica, perché il rischio è che chi ha più soldi da spendere in benzina e in gasolio, potrà circolare di più. Infischiandosene del prezzo alle stelle. Un sospetto che implicitamente si può anche leggere nei numeri del mercato 2006 presentati ieri, sulla base dei dati forniti dal ministero dei trasporti. Gianni Filipponi, segretario generale dell’Unrae, ha sottolineato come l’Italia sia una Mecca dell’auto – sono quindici anni, a eccezione del 1993 e del 1996, che da noi si vendono fra i i 2,2 e i 2,3 milioni di auto all’anno – e il 2006 è «l’anno più brillante», escludendo il 2001 che è stato però anno di incentivi (con oltre 2,4 milioni di auto vendute). Quest’anno il segmento più cresciuto è quello dei Suv, arrivato al 7,3% del mercato, con immatricolazioni salite nel periodo gennaio-novembre dalle 138.175 del 2005 alle 161.651 del 2006. I Suv, Sport utility vehicle, fuoristrada con caratteristiche sempre meno off e sempre più in , auto con trazione integrale e dall’architettura alta, consumano più di normali vetture a parità di cilindrata. In America è un segmento oggi in flessione proprio per l’aumentato costo della benzina, ma da noi questa fascia di mercato è prevista ancora in crescita, e si tratta di un settore difficilmente spaventabile dagli ipotizzati 10 centesimi in più al litro. Parallalemente, in Italia nel 2006 sono salite anche le vendite di auto piccole, il segmento A, trainato dalla Fiat Panda e ora dalle tre citycar costruite dalla joint venture ToyotaPsa. Flettono, sempre sulla base delle immatricolazioni gennaio-novembre, le vendite delle monovolume piccole e quello delle monovolume grandi, cannibalizzate dalle monovolume di taglia media, evidentemente più rispondenti alle esigenze (e alle tasche) dei consumatori italiani. Flette infine anche il segmentonicchia delle spider: perché forse, come qualcuno direbbe, piove governo ladro?