Nanni Moretti? «Uno pompato da giornali e tivù. Finito l’assedio televisivo, è finito il movimento. Noi siamo un fenomeno diverso, noi nasciamo dalla Rete!». Nel fiume in piena delle parole, Beppe Grillo riserva giusto una citazione al piccolo mondo antico dei girotondini e a quel suo leader scomparso dalla scena. Quasi non se ne accorge nessuno, subito. Ieri, la messa a fuoco. Grillo canta il De profundis a Moretti, lo ridimensiona con il consueto linguaggio diretto: «Uno pompato», dice. «Battuta infelice, frase ingenerosa», è costretto a commentare Pancho Pardi, il professore dei girotondi. Difensore d’ufficio cautissimo, perché Grillo e i Grillini che si vanno formando in Italia sono il nuovo che avanza, perché, «tra il Palavobis di Milano e la piazza di Bologna, c’è una gran continuità».
Pardi consegna Moretti alla storia, anche nella scelta dei verbi: «Non è stato una creatura artificiale. Tutti noi siamo venuti fuori solo con la nostra forza, le televisioni non c’entrano». C’è una punta di amarezza in alcuni vecchi protagonisti della piazza: «Siamo stati noi a mobilitare la gente, noi a far partire in Italia quel qualcosa che adesso non si ferma più — ricorda Marina Astrologo, in prima fila ai tempi di Moretti capopopolo—senzai girotondini, senza le nostre denunce, non si sarebbe mosso niente. Diamo a Cesare quel che è di Cesare. La battuta di Grillo su Nanni è un po’ qualunquista, forse persino un po’ cretina, ma sono molto peggio, ancora una volta, i politici che in queste ore si affannano a svicolare, a non entrare nel merito. A questa gente Grillo ha dato un egregio scossone. Sottoscrivo in pieno i suoi argomenti anche se a noi non sarebbe mai venuto in mente di convocare un Vaffanculo day, non era il nostro linguaggio», «Dite qualcosa di sinistra», invocava Moretti. II lessico di Grillo è diverso: «Noi parlavamo, e parliamo, di costruire una nuova rappresentanza politica — spiega Pardi — Lui dice semplicemente: “Voglio distruggere i partiti”. E’ un’espressione estranea al nostro vocabolario ma non si può sempre mettere le brache al mondo».
Elio Veltri, oggi impegnato nella Lista Civica Nazionale, fornisce il taglio sociologico: «I girotondini erano in granparte ceti medi garantiti che avversavano Berlusconi e credevano ancora nella possibilità di riformare i partiti del centrosinistra. I Grillini sono per lo più giovani precari che vivono i politici come una intollerabile casta». A Bologna, disincanto, sfiducia, rabbia. Dario Fo riassume, anche lui con il suo vocabolario: «Questa classe politica ha un tappo al cuore e uno al sedere, ha deluso le aspettative della gente. Grillo ha individuato solo alcuni dei punti deleteri, penso alla vergogna dei condannati che siedono in Parlamento, ai giovani che non hanno speranza…». E il “compagno” Moretti? Fo, molto vicino, con Franca Rame, all’esperienza dei Girotondi, ne parla al passato, un tono non dissimulato di rimprovero: «Lui ha tirato una pietra enorme nello stagno. Poi si è ritirato, pian piano è tornato a casa, a guardare la tivù. Ho molta stima per Moretti, è un uomo intelligente, che sa raccontare. Proprio per questo da lui mi aspetto che mi faccia vedere ancora delle cose, perché l’impegno civile non può finire mai».