L’asse Ds-Dl travolge l’amnistia

La Margherita voterà contro. La Quercia si asterrà. Ostruzionismo per An e «ferma opposizione» dalla Lega. Questa la formazione che presumibilmente affosserà il provvedimento sull’amnistia, per il quale ieri è arrivato da Montecitorio il via libera all’inserimento nell’ordine del giorno. Dopo la discussione in notturna, il voto sull’articolato comincerà questa mattina, ma sembra difficilissimo il raggiungimento della maggioranza qualificata dei due terzi necessaria all’adozione, almeno per quanto riguarda l’amnistia. Solo la misura di indulto resta un’ipotesi praticabile sulla carta, visto che sulla stessa l’asse Ds-Dl si è detto invece favorevole. Forza Italia fa sapere tuttavia in serata che non è disponibile a votare il provvedimento di clemenza monco dell’amnistia: «Voteremo sì al provvedimento solo se si approveranno entrambe le misure. Ds e Dl si assumeranno la responsabilità di affossare il testo», spiega l’azzurro Gaetano Pecorella, presidente della commissione giustizia. Dichiarazioni che mettono in difficoltà il Botteghino, costretto così a ricoprire un ruolo da protagonista nella storia della mancata approvazione del provvedimento di clemenza, come sottolineato anche dal presidente della camera Pier Ferdinando Casini.

«Il tentativo di ricatto di Forza Italia è evidentemente strumentale», ribatte il capogruppo Ds Luciano Violante, secondo il quale «l’amnistia richiede una forte riforma della giustizia penale che il centro destra non ha voluto fare». Vengono così deluse le aspettative di quanti, tra promotori della marcia di Natale per l’adozione del provvedimento di clemenza e i partiti che lo sosterranno con voto favorevole, avevano ieri moltiplicato gli appelli per convincere la Margherita e la Quercia ad appoggiare il provvedimento. Don Antonio Mazzi, presidente del comitato per l’amnistia, si era infatti rivolto a Rutelli chiedendogli il voto favorevole («andare alle elezioni con le carceri piene potrebbe non andare a discapito solo delle destre, visto che saremo noi i primi a denunciare le vostre strane incertezze»), mentre il responsabile giustizia dello Sdi Enrico Buemi, firmatario del relativo emendamento, giudica come «incomprensibile la scelta di non votare il provvedimento di amnistia e indulto». Il testo, applicabile a tutti i reati commessi fino al primo gennaio 2001, prevede l’amnistia per gli illeciti penali non finanziari puniti con una pena detentiva non superiore nel massimo a quattro anni o una pena pecuniaria e l’indulto per i condannati che abbiano scontato almeno un quarto della pena nella misura non superiore a due anni per quelle detentive e non superiore ai 10 mila euro per quelle pecuniarie.

Sullo sfondo della vicenda si agita anche un’altra importante questione, portata ieri alla ribalta dal senatore Sdi Roberto Biscardini, che ha chiesto al presidente Marcello Pera il perché della mancata convocazione di Palazzo Madama in concomitanza con quella straordinaria della camera, come disposto dall’articolo 62 della costituzione. Alla risposta del presidente Pera, secondo il quale la prassi non considera più automatica tale convocazione, il senatore ha risposto: «Ho posto la questione non solo per il dibattito specifico su amnistia e indulto, ma proprio perché rimanga agli atti parlamentari che non esista alcuna prassi per non applicare il dettato costituzionale».