L’anticomunismo avvelena l’Europa

Traduzione e nota di Mauro Gemma per l’Ernesto online

Intervento di Ivan Melnikov, vicepresidente del Partito Comunista della Federazione Russa alla sessione ordinaria dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.

Caro Presidente, cari colleghi,

Desidero richiamare la vostra attenzione su fatti che non possono assolutamente essere tollerati nella fase attuale dello sviluppo dell’umanità. L’isteria anticomunista sta dilagando in diversi paesi europei.

I governi di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Lituania e di altri paesi stanno cercando di riscrivere la storia. Si noti che questi fenomeni sono accompagnati da una crescita impetuosa di sentimenti nazionalisti e xenofobi. Per esempio, lo slogan adottato dagli estremisti ungheresi del partito “Per una migliore Ungheria” è simile a qualcosa come: “L’Ungheria solo per gli ungheresi”.

Oggi nel cuore dell’Europa, a Strasburgo, celebriamo il 65° anniversario della Vittoria sulla Germania nazista. Il ricordo dei milioni di vittime della Seconda Guerra Mondiale, degli eroi della resistenza antinazista, dei comunisti e dei membri di altri partiti e movimenti, dei combattenti senza partito di molti paesi, non mi consente di rimanere in silenzio.

Tutte le forze di sinistra in Europa, e in primo luogo naturalmente i comunisti della Russia, sono molto preoccupate per i tentativi, blasfemi per i russi, di mettere sullo stesso piano il fascismo e il socialismo sovietico. E di cercare di distorcere e di semplificare le caratteristiche della lotta politica e diplomatica che si svolse alla vigilia della grande tragedia. Di inculcare nei libri di testo l’idea rozza e vacua della “rivalità tra due regimi totalitari”.

Non può che offenderci il fatto che in molti paesi europei si siano adottate leggi ed emendamenti legislativi che proibiscono i simboli comunisti, sospendono l’attività delle organizzazioni giovanili comuniste, come è avvenuto, per esempio, nella Repubblica Ceca. Dal nuovo governo del paese viene minacciato di interdizione il Partito Comunista della Repubblica di Moldova. Nella stessa direzione procede l’approvazione da parte del Sejm della Lituania e dell’Assemblea di Stato dell’Ungheria di emendamenti al Codice Penale, che equiparano l’Unione Sovietica alla Germania nazista.

Tutto ciò rappresenta uno sfacciato oltraggio ai soldati sovietici di differenti nazionalità che hanno sacrificato la vita per la liberazione dell’Europa dalla peste del nazismo. Non dobbiamo dimenticare che i simboli tradizionali del movimento dei lavoratori – la stella, la falce e il martello – sono stati anche i simboli dell’Unione Sovietica. Essi sono scolpiti anche sui monumenti e sulle tombe dei soldati sovietici, presenti in tutta l’Europa. Solo in terra polacca sono sepolti più di 600.000 caduti.

L’adozione di questa legislazione è pure in palese contraddizione con le norme europee sui diritti umani, limita la libertà politica e la libertà di stampa. Non solo i politici, ma anche gli esponenti delle professioni creative, scrittori, giornalisti, artisti, sono sottoposti a tali leggi.

Devo far presente che il nostro popolo ha accolto con indignazione la decisione della Camera Grande della Corte di Strasburgo in merito al caso del veterano di guerra, il partigiano Vassily Kononov (1), che ha cambiato la decisione della Camera Piccola e, di conseguenza, ha avviato una revisione delle decisioni del Tribunale di Norimberga.

Noi in Russia non possiamo non osservare che l’interpretazione distorta della storia ha assunto un pronunciato orientamento anti-russo. Come possiamo tollerare il fatto che l’aggressore e le sue vittime vengano cinicamente messi sullo stesso piano? Il fatto che i soldati-liberatori siano presentati come occupanti?

Voi sembrate non dare importanza a questi tentativi di rivalutare i nazisti e i loro complici. In realtà, si tratta di una sfida diretta alla comunità mondiale, che insulta la memoria dei milioni che sono morti per la liberazione dell’umanità dalla peste bruna, che offende i sentimenti dei veterani, viola la lettera e lo spirito della sentenza del Tribunale di Norimberga e molte altre norme legali internazionali che combattono il nazismo, il razzismo, la xenofobia, ecc.

La rimozione, la demolizione e soprattutto la distruzione dei memoriali della guerra sono materia di profondo risentimento. Tali azioni possono solo seminare discordia tra i popoli, approfondire gli antagonismi e i pregiudizi, sia a livello nazionale che internazionale.

Ma noi, i comunisti, certamente sappiamo bene a cosa è legata la nuova ondata di isteria anticomunista. Con il peggioramento della situazione economica nel mondo, con il grave approfondimento della crisi, con il tentativo dei circoli dominanti di distogliere l’attenzione dei popoli dalle sfide vitali che devono affrontare, si sta cercando di trasferire le colpe su coloro che propongono strade alternative di risoluzione dei problemi globali. Su coloro che credono nell’energia creativa del lavoro liberato dallo sfruttamento. Così è stato durante la Grande Depressione negli anni 20-30 del XX secolo. Così è stato nei primi anni del dopoguerra quando, su istigazione di Churchill calò la “cortina di ferro” sull’Europa e l’incubo del “maccartismo” si propagò per il mondo. E’ ovvio che ciò avvenga anche ai giorni nostri.

Sull’esempio dei nostri storici predecessori, i grandi europei Maurice Thorez, Jacques Duclos, Marcel Cachin, Palmiro Togliatti, Dolores Ibarruri, Georgi Dimitrov, Ernst Thaelmann, e tanti, tanti altri comunisti-antifascisti, anche noi pronunciamo le loro storiche parole d’ordine: No pasaran! Il fascismo non passerà! E aggiungiamo: no alla distorsione della verità e alla falsificazione della storia della Seconda Guerra Mondiale!

Ci auguriamo che anche l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa si pronunci contro i tentativi di falsificare la storia che avvelenano l’atmosfera di tutta l’Europa e che, naturalmente, non contribuiscono all’unità dei popoli del continente. Tali tentativi stimolano solo nuove divisioni e discordie tra le nazioni europee e ciò è completamente in contrasto con le finalità e gli obiettivi che accomunano tutti noi in questa aula.

Nota:

Negli ultimi anni sono stati condannati in Lettonia 11 comandanti partigiani, che si erano distinti nella lotta contro l’occupazione hitleriana e i collaborazionisti, in prima fila nella feroce repressione della Resistenza e nello sterminio della comunità ebraica.
L’ex commissario del popolo, e poi ministro degli interni della Lettonia sovietica A. Novik, dopo essere stato condannato all’ergastolo, è morto in carcere, e persino i suoi parenti non hanno avuto il permesso di esseri presenti alle esequie. Tra i perseguitati il comandante partigiano V. Kononov (in difesa di questo valoroso comunista, insignito delle più alte onorificenze sovietiche e russe e della cittadinanza russa, sono intervenuti personalmente anche Putin e Medvedev), distintosi nella lotta contro i fascisti lettoni che collaborarono con Hitler, oggi celebrati come “eroi nazionali”. La sentenza contro Kononov era stata rigettata dalla Camera Piccola della Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, in quanto Kononov avrebbe agito in linea con le decisioni del Tribunale di Norimberga. Recentemente la Grande Camera della Corte di Strasburgo ha annullato la sentenza della Camera Piccola, dando sostanzialmente ragione alle autorità lettoni, che, dal 1991, si accaniscono nella persecuzione dei comunisti e nelle pratiche di apartheid nei confronti delle fortissime minoranze nazionali presenti in questa repubblica. La sentenza ha suscitato le dure reazioni delle autorità e dei media della Federazione Russa, che hanno definito la decisione “dalla parte dei nazisti”.

Sul caso Kononov: http://www.win.ru/en/topic/4445.phtml
http://english.ruvr.ru/2010/05/17/7994664.html