Capelli d’oro e faccia d’angelo. Ventinove anni e un sogno: lottare contro povertà e ingiustizia, ma per farlo ha scelto la guerra e ora non ha vie d’uscita. Si chiama Tanja Nijmeijer è olandese e da cinque anni è una guerrigliera delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia: nome di battaglia Eillen.
Una storia che pare incredibile e che emerge drammatica dalle pagine del suo diario, trovato fra quel che resta del suo accampamento bombardato dall’esercito colombiano il 18 luglio scorso.
Ma Tanija non è l’unica straniera arruolata fra i rivoluzionari comunisti colombiani. Secondo Ludwine Zimpolle, politologa olandese, altri suoi connazionali combattono nel blocco Iván Márquez, e sui vari fronti ci sarebbero almeno 18 europei, fra cui norvegesi (probabilmente 2), e poi danesi, svizzeri, belga, spagnoli e greci.
Colpo di fulmine. Laureata in filologia spagnola all’Università di Groningen, Tanija mise piede in Colombia a 24 anni per una missione studio. Da quel giorno non è più tornata a casa. Entrata in contatto con la disorientante miseria del Sur de Bolivar, zona centro-occidentale del paese, ha sentito di voler fare molto di più che limitarsi a sedare le conseguenze di tanta ingiustizia sociale: entrata in contatto con un blocco della Farc, ha imbracciato il kalashnikov, ha inalato Marx ed è sprofondata nella selva. Al momento dell’attacco, si trovava sotto le direttive del comandante Carlos Antonio Lozada (ferito nell’attacco), nell’area centrale vicina alla città di Uribe. Per mettersi in salvo, Eillen è fuggita in tutta fretta abbandonando tutto, comprese quelle preziose pagine a cui da anni va confidando segreti e paure, gioie e sconforto. Pagine che stanno facendo il giro del mondo.
Pagine di vita. Quello che traspare dalle sue parole è incertezza, indolenza per le ingiustizie che si ripropongono anche all’interno della guerriglia e tanta stanchezza. “La giungla è la mia casa”, scrive Eillen, ma anche: “Sono stufa. Non sopporto più questa vita”. Affidando a quell’amico muto i suoi pensieri, la donna non si risparmia di criticare camaradas e superiori, che spesso emergono paranoici e severi. “E’ arrivata una ragazza dai seni grandi – scrive la guerrigliera rubia il 22 novembre 2006 – e al comandante è piaciuta molto, poi, dato che l’ha contagiato con la gonorrea, ora dice che è stata inviata dall’esercito per destabilizzarci”. Quindi molti riferimenti alle strategie militari, ai tempi morti in cui è necessario star nascosti, nel disagio più assoluto. “E’ ormai tre giorni che siamo nascosti aspettando un elicottero dell’esercito che non sembra aver nessuna intenzione di sorvolare la nostra zona. Maledizione, quanto ancora dovremo aspettare?”.
Sogno armato. Raccolto da El Tiempo, il più importante quotidiano nazionale, questo diario, scritto in spagnolo, inglese e olandese, sta suscitando molte reazioni e tanta commozione, specialmente nei Paesi Bassi. La famiglia della giovane guerrigliera, però, già sapeva. Sin da subito Tanija aveva informato i suoi genitori di quella scelta dura da accettare, tanto che tre anni fa la madre tentò di comunicare con lei, tramite l’ambasciata e la Croce rossa internazionale, a cui chiese di localizzarla. Poi, all’inizio di quest’anno la donna è partita per la Colombia nel tentativo di persuaderla a tornare a casa. E a quanto pare è riuscita a incontrarla in un non meglio precisato meandro della fitta selva oscura. “Amo i miei più di qualsiasi cosa al mondo”, si legge ovunque ne diario, ma quell’amore non è mai bastato a strapparla da quella guerra per una nueva Colombia. In questi mesi, il silenzio, interrotto da un video, in cui la giovane chiedeva la comprensione dei suoi cari e li invitava a non giudicare male le Farc, che sono migliori di quello che sembrano. Ma a quanto pare la madre è tornata sconvolta da quell’incontro, sia per quello che ha visto sia per le condizioni in cui ha trovato sua figlia
Casa dolce casa. Ma che ne sarà di lei, adesso che quel diario la sta trasformando nella guerrigliera più famosa del mondo? La dura legge della guerriglia rivoluzionaria sembra nemmeno permetterlo un diario: troppo pericoloso se dovesse cadere in mano nemica. E adesso? È certo che prima di consegnarlo alla stampa, i militari lo hanno analizzato nei minimi dettagli, assieme al computer del comandante, abbandonato anch’esso durante la fuga. Documento troppo prezioso per intuire le strategie e prevedere le mosse. Molti punti svelano solo la parte più intima della giovane guerriera. I suoi dubbi: “Avvolte mi sveglio piangendo e con la medesima domanda: sarei stata più felice restando in Olanda, insegnando, traducendo e lavorando per l’Università, sposata e con dei figli?”. Ma altri passaggi sono prettamente bellici e svelano veri e propri segreti militari. Che ne sarà della bella biondina armata di kalashinkov adesso? Di quell’olandesina che ha abbandonato tutto e tutti per abbracciare la lotta armata e sconfiggere “quella spazzatura di capitalismo”, ma che adesso sogna di prendersi un caffè alla stazione di Amsterdam?