L’anacronismo del Presidente

Il compagno Giorgio Napolitano, ora presidente della Repubblica, ha dichiarato in un’intervista: «L´amicizia con gli Usa è stata sempre uno dei pilastri della politica estera italiana. Fin dagli anni ’70 anche il più grande partito di opposizione, il partito comunista, lo aveva riconosciuto. Trent´anni dopo vi sono alcuni piccoli gruppi chemostrano ostilità verso gli Stati Uniti e la Nato…ma come detto sono solo piccoli gruppi su posizioni anacronistiche, prive di realismo e con scarso seguito». Il neo presidente ha inaugurato uno stile pericoloso: dà valutazioni numericamente sbagliate («con scarso seguito») sulla rappresentatività delle forze nel parlamento e dà giudizi politici (posizioni anacronistiche») sulle stesse che per lui, invece, dovrebbero essere tutte degne di uguale rispetto. Il metodo è quello di sempre: a sinistra solo nemici. Lo stesso stile britannico di quando, nel 1969, Giorgio Napolitano votò per la radiazione di quei dirigenti del Pci che facevano una rivista, chiamata il manifesto, la quale, dopo l’invasione sovietica, aveva titolato «Praga è sola». Quella rivista (e questo giornale), erano e sono equidistanti, come oggi si direbbe, dalle grandi potenze, in nome del rifiuto delle guerre e dei diritti dei popoli. Diciamo di più: equi-ostili. «Anacronistico» vuol dire fuori del proprio tempo, ma purtroppo, e a differenza di quanto il presidente pensa, l’ostilità verso gli Usa è drammaticamente attuale in gran parte delmondo grazie a due presidenze Bush e alle scellerate scelte belliche. Quanto al «realismo» invocato dal presidente, questo vorrebbe essere un argomento forte: la politica è fatta di piccoli passi, anche compromissori, non può essere ideologia utopica, né pretendere tutto e subito.Ma è appunto in nome della tragica realtà dei fatti che questa maggioranza ha deciso di uscire dall’Iraq e per lo stesso motivo dovrebbe almeno cambiare il segno della sua presenza in altri scenari. Se non si vuol fare come Gino Strada, ormai rappresentato da «Repubblica» come un fanatico, si faccia almeno come Bill Gates che per lottare contro miseria emalattie finanzia con valanghe di dollari, ma controlla direttamente singoli progetti, con un investimento di pace, saltando i governi corrotti. Chi è più realista del manager più ricco delmondo?