Lampedusa, Pisanu nella tempesta

Bufera sul governo dopo le rivelazioni dell’Espresso sul cpt. Il ministro invia un’ispezione. I Ds: ora una commissione d’inchiesta. Le sinistre: vanno chiusi

IDs che chiedono l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta, senatori dell’Unione che accusano Pisanu di aver mentito e indicano i cpt con la parola «lager», le sinistre radicali che chiedono le dimissioni del ministro e la chiusura dei centri, Amnesty international, Medici senza frontiere e l’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani che pretendono chiarimenti, i movimenti che si preparano ad andare in piazza. E lui, il ministro dell’Interno, costretto a mandare a Lampedusa il prefetto Pansa, direttore centrale dell’Immigrazione, per un «sopralluogo accurato». L’Arma invece invia il generale Arturo Esposito, comandante della Regione carabinieri Sicilia. Raramente un articolo di giornale era riuscito a provocare una tale bufera, tanto da mettere in discussione strutture come i centri di permanenza temporanea per immigrati pure sopravvissute ad anni di denunce e inchieste giudiziarie. Anche se, nonostante l’indignazione e le parole di condanna, le posizioni politiche rimangono inalterate a destra come a sinistra. Dove rimane la divisione tra chi pensa che questi centri vadano chiusi e chi invece crede che possano essere «umanizzati». Lo lascia intendere con chiarezza Livia Turco, che chiede a Pisanu di riferire in Parlamento e che venga consentito ai parlamentari di fare ispezioni nei cpt: «Basta con le bugie, i cpt della legge Bossi-Fini dove vengono messi a convivere la povera ucraina con il permesso di soggiorno scaduto, il richiedente asilo e il criminale che traffica esseri umani, non hanno nulla a che vedere con quelli della Turco-Napolitano, dove erano accolti solo immigrati clandestini privi di generalità o recidivi», dice l’esponente diessina.

Incurante della gravità delle denunce, il centrodestra va invece all’attacco, come era già accaduto dopo le denunce del manifesto e l’inchiesta di Report, i processi e le condanne per gli abusi nel cpt di San Foca a Lecce, e dopo il documento dei 14 presidenti di regione che chiedeva il «superamento» dei cpt. Il sottosegretario all’Interno Saponara definisce i cpt un «male necessario», il ministro Alemanno difende l’operato delle forze dell’ordine e Castelli dice di non credere a un giornale «nel cui cda siede qualcuno che ha frequentato le patrie galere ed è reo confesso di aver pagato tangenti».

Nel centrosinistra, gli unici a chiedere le dimissioni di Pisanu sono Antonio di Pietro e il presidente dell’Arci Paolo Beni. Bertinotti, Diliberto e Pecoraro Scanio si pronunciano per la chiusura dei cpt, mentre altri, come Gianfranco Pagliarulo (Pdci), Tana de Zulueta (Verdi), Francesco Martone (Prc), Antonio Iovene (Ds) e Antonello Falomi (Il Cantiere), accusano il ministro di aver «mentito al Parlamento sulle condizioni di assistenza e sull’accesso alle procedure d’asilo». La verità, sostengono, è che all’interno del cpt «si fa sistematicamente ricorso a trattamenti disumani e degradanti in violazione della Costituzione e di ogni norma internazionale», per cui ora «ciascuno si deve assumere le sue responsabilità, a cominciare dal ministro dell’Interno, che deve riferire immediatamente in Parlamento, e dal prefetto di Agrigento». E il centro «va chiuso immediatamente, perché regna uno stato di illegalità». Inoltre, «bisogna eliminare qualsiasi restrizione alle visite ai cpt», inaccessibili alle organizzazioni umanitarie.

Una prassi abituale per tutti i cpt italiani, con il governo italiano che ha sempre ignorato qualsiasi sollecito. In realtà il coraggioso reportage dell’Espresso conferma la veridicità delle numerose denunce sulle condizioni di detenzione in un centro che ospita molte più persone di quante ne potrebbe contenere. Lo stesso prefetto di Agrigento, pur negando qualsiasi violenza, ha confermato come a fronte di una capienza di duecento persone, spesso all’interno si trovi un numero di persone molto superiore.

Ancora una volta ieri Amnesty ha chiesto chiarimenti al governo italiano, così come l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, mentre Medici senza frontiere vorrebbe poter entrare immediatamente nel cpt. Magistratura democratica chiede invece di chiudere la stagione del diritto speciale, e l’Arci vorrebbe un intervento di Ciampi «per ristabilire il rispetto dei diritti umani in questa Abu Ghraib di casa nostra» e della magistratura per fare chiarezza «anche sui comportamenti delle Misericordie e sull’ambiguo ruolo degli scafisti presenti nel centro». Infine l’appello «alle forze politiche democratiche e all’Unione per prendere tutte le iniziative possibili per mettere fine a questa vergogna» e «alle organizzazioni di tutela dei diritti umani e a quante lavorano al fianco dei migranti perché lancino una mobilitazione permanente per la chiusura del centro di Lampedusa». Ci sono già due appuntamenti in calendario: il 22 ottobre davanti ai cpt di Gradisca e di Bari, e a Roma il 3 dicembre per una manifestazione nazionale. Partiti, associazioni e movimenti ne discuteranno domani in un’assemblea nella capitale. Ironia della sorte, proprio ieri sono stati recapitati a diversi militanti dei centri sociali del nord-est, tra cui Luca Casarini, avvisi di garanzia per una manifestazione davanti al centro di Gradisca. Pesanti le accuse: devastazione e saccheggio. «Per noi è legittimo ribellarsi in ogni modo ai cpt, che sono dei centri di tortura», dice Casarini.