“Lampedusa, Guantanamo italiana”

All’interno del Cpt di Lampedusa violati i diritti umani.
Parla Filippo Miraglia, responsabile nazionale immigrazione dell’Arci

Il paradosso è che si tratta di un luogo che manca di una definizione giuridica. Documenti del Ministero dell’Interno, questa estate, lo avevano chiamato Centro di Prima Accoglienza, ma i rimpatri forzati e i lunghi trattenimenti ne fanno un vero e proprio Centro di Detenzione, un CPT. La verità è che Lampedusa è un luogo al di là del diritto, dove neppure la repressiva Bossi-Fini, con le sue scarne garanzie dei diritti dei migranti, viene applicata. Al di là dei cancelli del centro valgono le regole della segretezza, quelle dell’arbitrio, della gestione militare e repressiva dell’immigrazione.
“La nostra Guantanamo”, così la definisce Filippo Miraglia, responsabile nazionale immigrazione dell’Arci, che nei giorni scorsi ha consegnato a un gruppo di europarlamentari in visita al centro un approfondito dossier, frutto del lavoro di monitoraggio condotto durante tutta l’estate dai militanti dell’Arci giunti sull’isola. Un testo di 30 pagine, pubblicato nel nostro sito, che racconta giorno per giorno gli sbarchi, le deportazioni, le condizioni di vita all’interno del carcere per migranti, luogo simbolo della frontiera sud dell’Europa. Un tentativo di violare la segretezza per denunciare ciò che il governo vuole a tutti i costi nascondere.
“A Lampedusa- afferma Miraglia- il governo Berlusconi e l’Unione Europea sperimentano un preciso modello di gestione dell’immigrazione: l’obiettivo è quello di impedire l’effettiva realizzazione delle garanzie della legge”. La denominazione del centro, spiega Miraglia, non è una semplice questione terminologica: “Se si trattasse di un Centro di Prima Accoglienza, non sarebbe possibile detenere i migranti per più di 48 ore, e non potrebbero essere notificati provvedimenti di trattenimento o di respingimento. Se quello di Lampedusa, al contrario, fosse un CPT, il governo dovrebbe assicurare le garanzie previste dalla legge, in primo luogo assistenza legale e interpreti”.
“In realtà a Lampedusa i migranti vengono trattenuti e rimpatriati, senza alcuna tutela legale e, nella maggioranza dei casi, senza un decreto di respingimento. La Misericordia di Palermo che gestisce il centro ha solo un traduttore in inglese e non fornisce nessuna informazione sul diritto d’asilo. Lo dimostra il fatto che prima del nostro arrivo sull’isola non sia stata presentata neppure una domanda”. Un luogo, dunque, dove vige l’arbitrio. Come dimostra la questione del trattamento dei minori: “Abbiamo presentato un esposto alla magistratura per denunciare il trattenimento di 35 minori, senza una notifica del tribunale. L’età dei migranti più giovani, infatti, viene stabilita da un medico che si reca al centro una volta alla settimana per effettuare un esame sui tessuti ossei. Durante quel periodo molti minorenni vivono nel centro, in condizioni igieniche precarie, e col rischio di maltrattamenti”, aggiunge Miraglia.
Nelle pagine del dossier emergono, inoltre, le drammatiche condizioni di vita all’interno del centro. Costruito per ospitare 190 persone, nel periodo estivo registra una media di presenze almeno doppia, con punte di mille migranti. Mancano i letti, l’acqua corrente è salata, i bagni sono privi di porte, le condizioni igieniche carenti. Ai migranti, inoltre, non è possibile accedere all’ambulatorio, unico presidio medico dell’isola: assistiti da volontari di Medici Senza Frontiere al momento dello sbarco, vengono poi immediatamente trasferiti al centro dove si trova un medico della Misericordia. Solo nei casi più gravi viene predisposto il trasferimento negli ospedali di Palermo e Agrigento.
“Abbiamo fatto il possibile per garantire ai migranti l’assistenza giuridica, e siamo pronti a inoltrare denunce alla magistratura e a organismi internazionali per impedire che tutto ciò si ripeta”, afferma Miraglia.
“La verità è che la destra è in forte difficoltà, e la sua politica di chiusura delle frontiere è stata utile solo ad aumentare l’esclusione e la clandestinità. Una realtà che viene nascosta dalla retorica della “sicurezza”, utile solo a rafforzare il potere di controllo del governo”.
“Non esiste un’accezione di sinistra alla sicurezza- continua Miraglia- ma il centro sinistra che sembrava aver cambiato posizione su Cpt e diritto d’asilo, dopo gli attentati di Londra è tornata indietro sui suoi passi, come dimostra il voto bipartisan sul pacchetto Pisanu”. Un timore reso ancora più stringente dall’assenza della questione immigrazione nel dibattito all’interno del centro sinistra. “Nel programma dell’Unione non si fa alcun cenno alla chiusura dei Cpt, all’abrogazione della Bossi-Fini, a una riforma del diritto di asilo”, aggiunge Miraglia. “Senza queste garanzie ho il timore che, vinte le elezioni i diritti dei migranti vengano sacrificati in nome degli equilibri interni alla coalizione”.