Lampedusa come Alcatraz

Lampedusa. Una domenica come tante di fine estate, pochi turisti, mare agitato e la gente annoiata attraversa le strade. Per quel giorno l’isola si riveste di bandiere, sono 500 i manifestanti sbarcati quella mattina.
Ore 10:00 assemblea pubblica a piazza Brignone.
“Da anni i movimenti antirazzisti in Europa lottano per la chiusura delle galere etniche: i CPT” – ha detto Alfonso Di Stefano della Rete Antirazzista Siciliana- “ Questi centri furono istituiti con la Turco- Napolitano, nel quadro dell’Accordo di Shengen, ispirate a un medesimo intento contenitivo e repressivo, sono la risposta segregazionista al fenomeno dell’immigrazione. Sono lager dove uomini e donne vengono privati della libertà non per ciò che hanno commesso ma per ciò che sono”. A Lampedusa l’emergenza immigrazione è diventata reale. Non passano giorni senza che venga uno sbarco. Il mare Mediterraneo sembra un cimitero. Spesso le convenzioni internazionali sul diritto d’asilo non vengono applicate. Già nel 1999 con il rogo nel CPT di Trapani ove persero la vita 6 immigrati. Ma il flusso di violazione dei diritti si è protratto anche con le deportazioni da Lampedusa in Libia nell’ottobre del 2004 e nel marzo 2005. Questo atto, voluto da precedente governo, è costato la vita a un imprecisabile numero di vittime, corpi che sono scomparsi nel deserto. Per questa ragione il Parlamento di Strasburgo ha condannato il governo Berlusconi. “C’è il terribile disegno- continua dal palco Fulvio Vassallo- di mandare gli immigrati da Lampedusa verso la Libia. Questo è già successo, si è sparato sulle barche degli immigrati. Questo genere di politiche repressive ha mostrato il suo fallimento. Si pensi all’operazione Frontex alle Canarie. Si sta creando uno stato di polizia e di repressione senza garantire diritto d’asilo. Una violazione dei diritti umani. Subito dopo prende la parola Idris, un ragazzo tunisino giunto in Italia nel 1998. “Finalmente ce l’ho fatta. Nel ’98 riesco a partire dal mio paese. Abbandono tutto, qualsiasi tipo di affetto. Prima non si partiva con le barche, allora si usavano i tir. Ci si nascondeva sotto per non essere scoperti. Ho viaggiato per tre giorni. Oggi mi sento un cittadino italiano, ma sono come telecomandato. Scade il permesso di soggiorno, poi quello di lavoro. Sono terrorizzato perché se per un attimo decido di lasciarmi andare e non essere sempre vigile ai cambiamenti istituzionali rischio di essere rinchiuso nel CPT. Non capisco perché la gente ci odia. In fin dei conti anche da un punto di vista economico ci sarebbe molto da guadagnare. Se noi fossimo regolari ,invece di tenerci rinchiusi nei lager, pagheremmo le tasse, contribuiremmo all’economia interna dello Stato italiano. Sto imparando adesso che è difficile, dopo quasi dieci anni, credere nella politica”. A conclusione degli innumerevoli interventi di Rifondazione Comunista, DS, CGIL, Laici Comboniani, ARCI, Emergency e tante realtà dei movimenti, parla Rita Borsellino. La candidata alla presidenza all’ARS parla di Lampedusa come un luogo di incontro interculturale. “Mi mancava Lampedusa come l’ultimo lembo di terra dell’Europa, come un ponte per raggiungere altri Paesi. Qualcuno vorrebbe trasformare quest’isola in un muro che respinge i superstiti. Spesso si parte da paesi in cui la morte è palpabile e si muore in mare, a un passo dalla salvezza. Per questo ci dobbiamo impegnare per la chiusura dei CPT e l’abolizione della Bossi-Fini”.
Ore 17:00 Il Corteo.
Ad aprire il corteo sono diversi esponenti del mondo politico e sociale. Tante e variegate le presenze. Si parte dal porto di Lampedusa, un gesto simbolico. Dopo circa un’ora siamo davanti al CPT. Un corteo silenzioso, quasi funebre. Arrivati davanti il CPT un gruppo mette al bando il centro. Viene attaccato un enorme manifesto con la scritta : “Sotto Sequestro”. Infatti, di recente il ministro Amato ha istituito una Commissione di inchiesta sui CPT, con la premessa che si tratta di strutture “necessarie”. Dall’altro lato la Misericordia è stata oggetto di diverse indagini giudiziarie, e alcune denunce politiche per la gestione del Centro di Lampedusa. La sua gestione oggi rappresenta un vero business. Il contratto base è di 2.332.535 euro l’anno, servizio mensa escluso. Altri 113.000 euro vengono spesi per la manutenzione straordinaria; lo stato paga ogni giorno 43 euro per ogni persona detenuta (fonte Corte dei Conti). Dalle inchieste svolte, al contrario, emerge che vengono spesi al massimo 4-5 euro al giorno. L’atto speculativo è evidente. Solo nel 2004 secondo il Parlamento Europeo a Lampedusa sono state accolte 10.497 persone con una permanenza media di 4/5 giorni. Da ottobre del 2004, secondo la Commissione Globale per la libertà di circolazione, gli operatori di Lampedusa si sono resi complici delle espulsioni collettive verso i migranti, ordinati dal governo italiano. Da qui il gesto simbolico del sequestro. Mentre il corteo riprende la sua marcia, da lontano, dietro il filo spinto che circonda il CPT si vedono delle ombre. Sono figure esili, che allungano le braccia per salutarci. Il messaggio è arrivato. Sono loro, i detenuti, quelli che solo in pochi riescono a vedere.
I Pareri: il vicino, il poliziotto, il “no global”
Il corteo riprende ancora più silenzioso. Anche l’aria sembra accompagnare queste malinconie. Le bandiere colorate si perdono un po’ nel grigiore. Vediamo due anziani affacciati dalle case che circondano il centro. “Non abbiamo niente contro di loro- raccontano con fare polemico- Nel ’92 quando ci furono i primi sbarchi noi ci andavamo, gli davamo da mangiare, li ospitavamo. Non penso che sia giusto chiuderli in carcere. Noi siamo passati dalla manifestazione, ma sono no global. Anzi pare che il corteo sia tranquillo. A Lampedusa abbiamo bisogno di tante cose. Ci mancano gli ospedali, nonostante il sindaco sia un medico, quando stiamo male non sappiamo che fare. Se uno ha i soldi può andare a Catania o Palermo, altrimenti puoi morire come un cane. Non abbiamo scuole. E quindi i nostri figli sono costretti ad andate via da piccoli. Io ho una figlia che vive a Catania e non è potuta venire perché i no global hanno occupato tutti i posti. Ora ricomincia la scuola e non ci vedremo. Gli immigrati sono il nostro problema perché noi non abbiamo aiuti da parte di nessuno, siamo isolati. Ora vorrebbero fare un altro centro. Questa isola diventerà invivibile, sarà come Alcatraz”.
La polizia a passo ritmico, quasi annoiata dietro il corteo. “Non me l’aspettavo questa tranquillità- dice un questore agrigentino- Questa isola ha tanti problemi. Nei giorni scorsi abbiamo avuto paura, ci aspettavamo un corteo di violenti. Il sindaco era preoccupato. Penso che i manifestanti abbiano le loro ragioni , ma i lampedusani sono brava gente, non sono razzisti. Hanno bisogno di tutele da parte dello Stato”.
Giovanni è responsabile CGIL Catania per l’immigrazione. “Non scorderò mai quelle braccia che si agitavano per essere visti. E’ stato veramente triste. Sono fermamente convinto della chiusura dei CPT. Credo che con Lampedusa ci siano dei progetti sconcertanti. Infatti l’isola non riceve aiuti di nessun tipo. Quando manca la sanità e l’istruzione un luogo diventa un non luogo. Credo che con la preannunciata apertura di un nuovo CPT l’isola si prepari a diventare un lager nel mare. In questo modo sarà semplice controllare i flussi degli sbarchi. Lampedusa diventerà un grande contenitore. La gente del luogo non è razzista come qualche leghista trapiantata a sud vorrebbe farci capire, è solo consapevole di morire piano piano. Purtroppo a Lampedusa non ci sono neanche nascite. Infatti data la carenza di ospedali le donne devono andare fuori un mese prima per ricoverarsi, ma non tutti hanno i soldi per farlo. Bisogna essere consapevoli che il CPT di Lampedusa è un vero centro di detenzione, non c’è accoglienza se non c’è la libertà di uscire”.