L’amore per il popolo libico

*Ângelo Alves fa parte della Commissione Politica del Partito Comunista Portoghese

Nel quadro della grave situazione interna della Libia segnata dalla repressione e dallo scontro tra oppositori e sostenitori del regime di Gheddafi, la NATO e le sue principali potenze sembrano voler lanciarsi in una nuova avventura militare contro il paese che possiede riserve di petrolio tra le più grandi dell’Africa.

I segnali sono molti. Gli USA stanno concentrando forze militari navali davanti alle coste libiche e le grandi potenze della NATO annunciano l’invio di poderosi mezzi militari con la scusa della ritorsione. La NATO si riunisce e dichiara essere nell’aria la possibilità di un intervento militare. Sarkozy e David Cameron lanciano lo slogan dell’ “urgenza di un’azione europea”, e gli USA e la Gran Bretagna si fanno avanti con la minaccia della creazione di una zona interdetta al volo aereo in Libia. Il “Washington Post” annuncia che l’Amministrazione Obama sta analizzando misure militari di intervento. Hillary Clinton afferma che gli USA “sono in contatto con numerosi libici che tentano di organizzarsi nell’Est [della Libia]” e annuncia che la sua amministrazione è pronta a facilitare “qualsiasi tipo di aiuto” agli oppositori di Gheddafi.

L’imperialismo si prepara a “salvare” il popolo libico dal “dittatore pazzo” e nel frattempo si nascondono notizie come quella che rende conto del fatto che “oppositori e partigiani di Gheddafi si oppongono all’intervento straniero”. Il discorso sull’ “intervento umanitario” riempie i titoli di prima pagina ed è proclamato da coloro che hanno ordinato alla forza aerea della NATO il bombardamento di civili in Afghanistan che ha causato 65 morti. E’ “venduto” da quelli che hanno venduto a Gheddafi i programmi di aggiustamento del FMI e che sono all’origine del deterioramento della situazione sociale del paese; da quelli che sono complici dei ripetuti bombardamenti di civili nella Striscia di Gaza da parte della forza aerea israeliana; da quelli che fingono di non sapere delle morti dei manifestanti nel Bahrein e nello Yemen e che ordinano la violenta repressione delle manifestazioni in Iraq e annunciano che alla fine Guantanamo non chiuderà.

Gheddafi si sbaglia quando dice che il suo popolo lo ama, e una delle ragioni sta nel fatto che, avendo abbracciato la “guerra contro il terrorismo”, ha voltato le spalle al suo stesso popolo. Il vero amore per il popolo libico si esprime in questo momento impedendo un altro crimine “umanitario” dell’imperialismo e affermando senza titubanze che ad esso spetterà decidere del proprio destino.