L’Africa resiste ai ricatti di AFRICOM

Traduzione di l’Ernesto online

*Mark P. Fancher ([email protected]), legale statunitense, coordina la Conferenza Nazionale degli Avvocati Neri “AFRICOM Task Force”. E’ autore del libro “I Ain’t Got Tired Yet.” (Non sono ancora stanco)

Tutte le nazioni africane eccetto la Liberia, hanno rifiutato fino ad ora le richieste di Washington di installare il Quartier Generale del Comando per l’Africa degli USA sul suolo africano. Ma “AFRICOM continuerà probabilmente a cercare di indebolire la resistenza dell’Africa attraverso progetti come il Programma di Collaborazione della Guardia Nazionale” con gli eserciti africani. “Una resistenza di massa deve manifestarsi anche negli Stati Uniti” se si vuole evitare che prosegua la penetrazione USA e la militarizzazione dell’Africa.

L’impegno continuo dell’Africa nel mostrare fermezza contro l’installazione del quartier generale di AFRICOM nel continente è una vittoria sottovalutata

Quando l’Amministrazione Bush creò il Comando USA per l’Africa (AFRICOM) per difendere gli interessi strategici e petroliferi degli Stati Uniti le fu sbattuta la porta in faccia da parte di tutti i paesi africani eccetto la Liberia. Per fortuna, AFRICOM non ha mai accettato l’offerta della Liberia di installare il suo quartier generale nel paese, e il comando strategico ha trovato la sua sede, in mancanza di alternative, a Stoccarda in Germania.

Sebbene AFRICOM abbia ripetuto di voler intensificare i suoi sforzi per creare la sua base in Africa, il “Washington Post” ha citato le dichiarazioni di un membro del Consiglio degli assistenti di AFRICOM, in cui si afferma che le possibilità che ciò avvenga in realtà sono molto scarse. Le sue parole sono state: “Personalmente le riterrei tra scarse e nessuna”. Non è un mistero il perché. Il “Washington Post” ha citato anche le parole del direttore dell’intelligence del Marocco: “I paesi africani lo vedono (AFRICOM) come un rischio. E’ emerso abbastanza chiaramente che nessuno vuole la presenza di eserciti stranieri, specialmente degli USA, in nessun luogo dell’Africa”.

L’impegno continuo dell’Africa nel mostrare fermezza contro l’installazione del quartier generale di AFRICOM nel continente è una vittoria sottovalutata. Se l’Africa ha appreso qualcosa dal fatto che l’imperialismo può essere fino a un certo punto sconfitto semplicemente non cooperando con esso, deve continuare su questa strada. Una lezione che certamente è stata fatta propria da altri.

Naomi Klein ha scritto:

“I governi di Venezuela, Costarica, Argentina e Uruguay hanno annunciato che non manderanno più studenti alla “Scuola delle Americhe” – l’infame centro di addestramento poliziesco e militare di Fort Benning, in Georgia, dove tanti degli assassini più conosciuti del continente americano hanno appreso le novità delle tecniche di “controterrorismo”, da usare contro i contadini in El Salvador i lavoratori dell’automobile in Argentina. La Bolivia sta cercando di interrompere i suoi rapporti con la scuola, coma pure l’Ecuador”.

I governi africani devono semplicemente non permettere che i loro soldati partecipino ai programmi di addestramento di AFRICOM

Programmi come quello di “Assistenza e Addestramento in Operazioni di Contingenza e Addestramento in Africa” (ACOTA, la sigla in inglese), la “Stazione di Collaborazione in Africa” e il “Programma Internazionale di Addestramento ed Educazione Militare” sono tutti programmi di AFRICOM che forniscono ai soldati africani addestramento ideologico e militare, e non è azzardato temere che si trasformino in una specie di “Scuola delle Americhe” per l’Africa. Sfortunatamente, alcuni paesi africani non hanno esitato ad offrire loro soldati, e nel farlo hanno evidenziato chiaramente un’altra lezione che l’Africa potrebbe apprendere dalle forze progressiste dell’America Centrale e del Sud (…)

Non esistono garanzie che un movimento di massa possa avere successo nell’esercitare pressione su un governo africano perché assuma la rischiosa decisione di dire “no, grazie” agli USA, in risposta all’invito a partecipare al progetto di AFRICOM. In ogni modo, un movimento di massa ha il potenziale per creare il clima e il consenso alla base, nel senso che i giovani, gli uomini e le donne di un paese devono, individualmente, resistere anche non partecipando al servizio militare, se questo dovesse significare partecipare, direttamente o indirettamente, ai piani di AFRICOM.

I movimenti di resistenza di massa devono svilupparsi anche negli Stati Uniti perché, solo pochi mesi fa, rappresentanti ad alto livello di AFRICOM e di altri organismi si sono recati in Liberia per ratificare una “collaborazione” tra l’esercito del paese dell’Africa Occidentale e la Guardia Nazionale del Michigan. Gli afroamericani e il resto del popolo del Michigan (e degli altri sette stati che si sono uniti alle “collaborazioni” di AFRICOM) hanno non solo il diritto ma l’obbligo di resistere all’uso dei soldati della loro Guardia Nazionale come pedine di AFRICOM. Nel caso del Michigan tale resistenza non dovrebbe manifestarsi solo per il bene dell’indipendenza africana ma anche per il grande numero di afroamericani senza lavoro e colpiti dalla povertà a Detroit, Flint, Benton Harbor e in tutto lo stato che hanno bisogno di un sussidio, ma che non lo otterranno, per il tantissimo denaro che viene utilizzato per alimentare un vorace bilancio militare.

E’ improbabile che AFRICOM possa montare subito i suoi accampamenti. E’ più probabile che continui a cercare di indebolire la resistenza dell’Africa attraverso progetti come il programma di collaborazione con la Guardia Nazionale e con strategie studiate per presentare un volto più umano a quello che in questo momento gli africani vedono come il mostro militare degli Stati Uniti, grande e spaventoso. Ciò significa che mostrare fermezza di fronte ad AFRICOM è la cosa più importante. L’incapacità di AFRICOM di installare il suo quartier generale in Africa ha mostrato la sua vulnerabilità, e serve in un piatto d’argento le strategie che devono essere adottate per sconfiggerlo.