Con voto unanime, in sede deliberante (senza necessità del «passaggio» in aula), le commissioni riunite Giustizia e Infanzia del Senato hanno approvato il ddl – già votato alla Camera – sull’affido condiviso. A favore maggioranza e Margherita, astenuti Ds e
verdi. Un provvedimento molto atteso, che, per giungere al traguardo, ha praticamente percorso tutta la legislatura. Stabilisce quella che è stata chiamata la «bigeneralità», il diritto, cioè, dei figli a continuare ad avere rapporti con entrambi i genitori separati. Si prevede che, di norma, in caso di separazione dei genitori, i figli vengano affidati ad entrambi e non, come avviene attualmente, esclusivamente ad uno solo, in genere la madre. Resta, comunque, la possibilità, per ciascuno dei genitori, di chiedere, in qualsiasi momento, l’affido esclusivo. Il testo di quella che è ora diventata legge, contiene altre norme. Entrambi i genitori, in proporzione al loro reddito, debbono contribuire al mantenimento dei figli; il giudice tutelare può, però, decidere la concessione di un assegno integrativo. Per la relatrice Emanuela Baio Dossi, della Margherita, si tratta «della riforma più importante del diritto di famiglia dopo quella del ’75: il principio di bigenitorialità viene prima della legge; è un diritto naturale dell’antropologia». «Manca – precisa – l’istituto della mediazione familiare. La legge apre, comunque, una strada che il centrosinistra, nella prossima legislatura, percorrerà con maggiore impegno, per risultati più concreti». «Ci siamo astenuti – spiega Vittoria Franco, Ds – perché, pur valutando positivamente il principio generale, non condividiamo alcuni punti principali del testo. Uno riguarda la casa (rilevato anche da Buccero e Baio Dossi ndr): la legge stabilisce, infatti, che il coniuge presso cui vive il figlio, perde la casa di famiglia, in caso di convivenza more uxorio, ledendo così un diritto individuale di libertà, senza peraltro tutelare il minore. Non ci convince poi che al compimento del 18 anno del minore, il coniuge non affidatario possa dare l’assegno direttamente al figlio, con pericolo di aumento della conflittualità. Infine siamo contrari alla possibilità del genitore non affidatario, di aprire casi già chiusi». Non entusiastica la reazione dell’«armata dei padri»: «Pur turandoci il naso – dice il presidente dell’associazione Figli negati Giorgio Ceccarelli – la legge è un passo avanti».