L’accordo senza pace

La risoluzione concordata ieri da Stati uniti e Francia, anche se passerà in Consiglio di sicurezza domani e ha già raccolto il gradimento dei leader occidentali, non risolverà la crisi israelo-libanese né quella israelo-palestinese. Gli americani (e i francesi) che così spesso bloccano alle Nazioni unite qualsiasi risoluzione di condanna contro le innumerevoli malefatte israeliane – che in molti casi sono più propriamente definibili crimini di guerra – perché «sbilanciate» ai danni di Israele, questa volta possono essere soddisfatti. Almeno sulla carta. Perché il testo di ieri è totalmente sbilanciato ma in favore di Israele.
La bozza del Palazzo di vetro non parte dal punto più ovvio per chiunque non accetti la versione di Israele costretto alla guerra per difendersi dall’aggressività di Hezbollah (e di Hamas e della Siria e dell’Iran): il cessate-il-fuoco. Parla invece di una «piena cessazione delle ostilità» come primo passo verso un cessate-il-fuoco duraturo. Una domanda: come è possibile cessare le ostilità senza che cessi il fuoco?
La spiegazione viene dai punti successivi contenuti nelle quattro pagine della bozza, in cui praticamente sono solo gli Hezbollah ed è solo il Libano a dover dare e concedere, per avere in cambio la garanzia che la brutale guerra totale degli israeliani non continui nell’indifferenza del mondo esterno. E forse neanche questa garanzia, perché a Israele è stato riconosciuto il diritto «a difendersi» e reagire in caso di nuovi attacchi degli Hezbollah. Che non mancheranno, come ha indicato ieri uno dei suoi leader: «Israele è l’aggressore. Quando l’aggressione finirà, Hezbollah cesserà il fuoco».
E anche la futura forza multinazionale dell’Onu, in queste condizioni, rischia di diventare come la Nato in Afghanistan, in funzione esclusivamente anti-Hezbollah (e anche anti-Siria).
Formalmente questa nuova guerra arabo-israeliana (che numero è?) è cominciata con un attacco degli Hezbollah. Ma come non vedere che la quarantennale occupazione della Palestina e delle alture siriane del Golan, l’occupazione delle fattorie di Shebaa, al confine fra Siria e Libano (ignorate nella bozza), costituiscono la vera aggressione che impedirà sempre un qualsiasi accordo di tregua o cessazione delle ostilità o cessate-il-fuoco? In una parola di una pace minimamente equa e, quella sì, duratura?
Solo dopo che questo sarà accaduto – ma non accadrà tanto presto – Israele se attaccato potrà a buon diritto sostenere di essere l’aggredito e non l’aggressore. Idem per la storia dei due soldati israeliani sequestrati dagli Hezbollah e che sono stati la scintilla buona per i sostenitori della guerra: si può scatenare l’inferno non sugli Hezbollah che stanno dimostrando di essere ben preparati, ma sull’intera e indifesa popolazione civile del Libano per i due soldati quando Israele da anni sequestra i palestinesi a migliaia, senza che nessuno apra bocca?
La bozza dell’Onu segna la momentanea vittoria di Stati uniti e Israele. Sembra segnare anche una vittoria dell’Unione europea, che aveva preso una posizione analogamente suicida. In realtà marca ancora una volta l’ininfluenza assoluta dell’Europa e la sua incapacità di incidere in un teatro in fiamme alle sue porte di casa.
Questa risoluzione non risolverà niente. È più probabile invece che, come scriveva ieri Robert Fisk sull’Independent di Londra, prepari un nuovo 11 settembre.