La Zastava marcia su Belgrado

I lavoratori della Zastava di Kragujevac, nel cuore della Serbia, guidati dal sindacato Samostalmi, sono protagonisti in questi giorni di una durissima lotta per tenere aperta una speranza di sopravvivenza dell’azienda e di difesa dei posti di lavoro. La «Fiat dei Balcani», che ancora alla fine degli anni Ottanta produceva più di 220 mila vetture l’anno e occupava oltre 36.000 lavoratori a Kragujevac e 180.000 con l’indotto in tutta la Serbia, è oggi in ginocchio. Dopo lo smembramento della Jugoslavia, dopo dieci anni di embargo, dopo le devastazioni prodotte nel 99′ dai bombardamenti della Nato e a seguito di un confuso quanto violento processo di liberalizzazione che ha investito l’intera economia del paese, l’azienda di Kragujevac è stata smembrata in ben 36 unità produttive indipendenti, 16.000 lavoratori sono stati licenziati, 17.000 sono al lavoro, sia pure inmodo discontinuo, altri 5.000 sono in cassa integrazione a 60 euro almese. Il processo di privatizzazione si realizza con fatica e senza garanzia per i lavoratori, in un contesto generale segnato dalla frantumazione dell’intero sistema sociale. Salari di 150 euro e prezzi al consumo di dimensioni «occidentali» hanno abbattuto drasticamente il tenore di vita di una larghissima fetta della popolazione.Sanità, assistenza, istruzione tornano ad essere un privilegio di chi può pagare, mentre la stessa sussistenza è ormai un problema per aree di disoccupazione operaia ormai cronicizzate. La «Torino serba» si è trasformata, dicono a Kragujevac, in una «pianura di fame». La Fiat, azionista della Zastava-Iveco e partner di Zastava-auto fino al 99′, ha riscosso dall’azienda un debito di 11 milioni emezzo di euro, ottenuti con l’alienazione della rete delle concessionarie in Croazia e in Macedonia e delle case vacanza al mare dei lavoratori in Croazia. Verso la fine dello scorso anno è stato raggiunto con la Fiat un accordo che prevede l’assemblaggio, presso la Zastava, della vecchia Punto per 15.000 vetture l’anno per cinque anni e la produzione, negli anni successivi, dei pezzi di ricambio. La condizione posta è che il livello qualitativo, in particolare alla verniciatura, sia conforme agli standard del Lingotto. Peccato che il reparto verniciatura, nuovo di zecca, sia stato raso al suolo nei bombardamenti del 99′ che hanno provocato una catastrofe ecologica, per la fuoriuscita di Pcb con gravissime conseguenze per i lavoratori che furono impegnati, senza alcuna precauzione, nelle opere di bonifica. Così il sindacato Samostalmi ha aperto una vertenza con il governo per ottenere gli investimenti necessari a ricostruire l’impianto di verniciatura e ristrutturare le linee di montaggio, per ottenere il prolungamento della cassa integrazione, un aumento dell’indennità e della «buonauscita» per quanti decidano volontariamente di interrompere il rapporto di lavoro. La domanda che pone il sindacato è semplicissima: il governo è intenzionato amantenere nel paese una fabbrica di automobili? Lunedì e ancora ieri i lavoratori della Zastava, insieme ai cassintegrati, hanno dato vita a uno sciopero e a un’imponentemanifestazione e hanno inviato al Governo – che avrebbe dovuto incontrarsi con il sindacato nella giornata di oggi – un inequivocabile messaggio: se agli impegni tante volte proclamati e mai onorati non corrisponderanno i fatti, il sindacato Samostalmi – che nelle recenti elezioni nelle fabbriche Zastava ha ottenuto il 75% dei consensi – organizzerà lamobilitazione in tutta la Serbia e da Kragujevac partirà una marcia di lavoratori su Belgrado. Nelle manifestazioni di questi giorni il sindacato ha rivolto un invito a tutta la cittadinanza a stringersi intorno ai suoi operai.