La vergogna dei lager di Sua Maestà

Fotografie di volti emaciati, arti denutriti, corpi devastati dalle percosse e le umiliazioni: così gli inglesi torturavano i prigionieri 60 anni fa. A mostrare le scioccanti immagini è il quotidiano The Guardian. L’inchiesta svela come gli inglesi, all’indomani della Seconda guerra mondiale, usarono i campi di concentramento contro i loro nemici. Una verità inquietante sempre sottaciuta dai vari governi succedutisi alla guida del paese dal 1946. Consapevoli delle implicazioni e dei possibili effetti sulla popolazione un ministro dell’epoca scriveva: «Meno persone possibili devono venire a conoscenza del fatto che le autorità britanniche hanno trattato i loro prigionieri in un modo che ricorda i campi di concentramento nazisti».
Si sa per certo che molte foto sono misteriosamente scomparse dagli archivi e che la pubblicazione di quelle restanti è stata ostacolata da alcuni funzionari governativi anche quest’anno. Gli interrogatori a base di tortura si svolgevano in Germania nella prigione di Bad Nenndorf vicino alla cittá di Hannover. I malcapitati nelle mani degli aguzzini di Sua Maestà erano per lo più
presunti comunisti in possesso di informazioni militari sull’Unione Sovietica. Ma finirono a Bad Nenndorf anche industriali tedeschi vicini al Terzo Reich ed ex appartenenti alle Schutzstaffeln, le famigerate SS naziste. Le ricerche del Guardian hanno rivelato la morte di almeno due sospetti comunisti per mancanza di cibo, di almeno uno deceduto in seguito a percosse. Altri morirono a causa di malattie contratte durante la prigionia, altri hanno subito mutilazioni a causa della cancrena. Il trattamento inumano subito da 372 uomini e 44 donne tra il 1945 e il 1947 è ben dettagliato in un rapporto di Scotland Yard radatto dall’ispettore Tom Hayward. Le alte sfere militari di allora incaricarono il detective di verificare il maltrattamento degli internati. I risultati del lavoro di Hayward sono rimasti top-secret fino al dicembre scorso, ovvero fino a che il Guardian riuscì a declassificarli grazie alla legge Freedom of Information Act.

Inizialmente il Ministero degli Esteri, apparentemente su richiesta del Ministero della Difesa, aveva secretato le fotografie pubblicate ieri in prima pagina. Ma la Corte d’Appello, su istanza del giornale ne aveva successivamente ordinato la pubblicazione. La lettura delle terribili esperienze vissute dalle vittime del carcere di Bad Nenndorf ricordano in modo sorprendente quelle più recenti vissute dai detenuti britannici di origine islamica internati, e poi rilasciati senza conseguenze, nel carcere americano di Guantanamo Bay sull’isola di Cuba. Come la storia di uno studente di 23 anni, Gerhard Menzel, arrestato dai servizi segreti inglesi nel giugno del 1946 ad Amburgo in Germania. Fu internato perché sospettato di essere entrato nella parte tedesca controllata dai britannici passando per Omsk, in Siberia, dove era stato prigioniero di guerra. Il suo peso, misurato alcune settimane dopo la sua detenzione era passato da 10,3 stone (1 stone = 6,34 Kg circa) a 7,10 stone. Menzel raccontò a Hayward di essere rimasto ammenettato con le mani dietro la schiena per 16 giorni e di aver ricevuto continui colpi in pieno viso. Le altre forme di tortura comprendevano la chiusura in una cella di isolamento priva di riscaldamento per circa due settimane e di essere stato gettato nell’acqua gelata per 30 minuti dalle 4.30 del mattino fino a mezzanotte, una prassi, scrisse Hayward, praticata regolarmente. In seguito Menzel venne trasferito in un altro campo di detenzione dove un dottore riscontró che egli faceva parte di un gruppo di 12 prigionieri provenienti da Bad Nenndorf «tutti emaciati e coperti di stracci».

Lo stesso dottore riferì di altri prigionieri «mezzi affamati, alcuni con la faccia ricoperta da cicatrici apparentemente causate da percosse». Altri mostravano segni sulla parte inferiori delle gambe prodotti da “shin screw” una sorta di stringi-stinco rinvenuti in una prigione della Gestapo di Amburgo. «Era tutto pelle ossa» scrive il dottore riguardo alle condizioni di Menzel. «Non era in grado né di camminare né di stare in piedi. Menzes parlava con difficoltá – spiega il dottore – la sua lingua e le sue labbra gonfie e piene di tagli. Era impossibile misurargli la temperatura perché era sempre inferiore ai 35 gradi celsius e i nostri termometri partono da 35». Il prigioniero «dava segni di confusione, ansia e mostrava perdita di memoria. I suoi polmoni erano infetti e la pressione del sangue molto bassa». Un’altra vittima dei torturatori britannici si chiamava Heinz Biederman, 20 anni impiegato. Arrestato nell’ottobre 1946, il crimine di Biederman sembra fosse essere stato il padre descritto dai servizi di intelligence come un «fervente comunista». Ci fu anche chi tra i soldati britannici cercò di denunciare gli abusi e le torture. «Feci presente al sergente che ci stavamo comportando alla stregua dei tedeschi. I miei commenti non furono graditi e me lo fecero capire» confessò un soldato del Reggimento Essex a Hayward. Gli interrogatori furono sempre gestiti da un departimento del Ministero della Guerra denominato Combined Services Detailed Interrogation Centre (Csdic). Dalla fine del 1946 il Csdic si occupò quasi esclusivamente dei comunisti o presunti tali.

La maggior parte dei prigionieri che ebbe la sfortuna di passare per il campo di detenzione in Germania non aveva nulla a che fare con attività spionistiche per l’Unione Sovietica. L’indagine di Hayward permise di far processare dalla Corte Marziale 4 ufficiali inglesi. Il servizio del Guardian ha scatenato numerose polemiche. Nick Harvey, portavoce dei Liberal Democratici ha affermato: «E’ troppo tardi per sentirsi responsabili, ma non è tardi per conoscere la verità». Shermann Caroll, dell’associazione «Medical Foundation for the Care of Victim of Torture» sottolinea: «L’idea che gli Inglesi non abbiano usato la tortura durante la Seconda Guerra Mondiale e negli anni immediatamente successivi è una mitologia che è stata propagandata per decenni. Adesso le immagini parlano chiaro». Sembra certo che la prigione di Bad Nenndorf non fosse l’unica. Si parla anche di altri centri usati per la tortura e gli interrogatori in Inghilterra. L’unico ufficiale di stanza a Bad Nenndorf a subire una condanna fu il dottore della prigione. A 49 anni venne allontanato dall’esercito. L’ufficiale in comando, il colonnello Robin Stephens, accusato di «condotta disonorevole e crudeltá», fu scagionato da ogni accusa, il che gli diede la possibilità di richiedere la riammissione presso il suo ex datore di lavoro, l’M15 i servizi di controspionaggio britannici.