La Ue vuole 48 ore di lavoro Ma in Francia si torna alle 35

Il 7 novembre torna sul tavolo del consiglio dell’Unione europea la controversa questione della direttiva sull’orario di lavoro. In Italia, Cgil Cisl Uil hanno espresso «preoccupazione» e chiedono un urgente incontro con il ministero del lavoro. Le pressioni sono forti soprattutto da parte britannica, per rendere più pesante la direttiva sull’orario, che già stabilisce, in un quadro che rende possibile molte deroghe, la durata massima settimanale a 48 ore.
La discussione al Consiglio Ue arriva mentre in Francia la questione dell’orario di lavoro è di nuovo in primo piano e promette di diventare un argomento di campagna elettorale (in primavera ci sono presidenziali e legislative). Le 35 ore, nei fatti già molto alleggerite da quando la destra è tornata al potere, sono criticate da due quasi-candidati in testa nei sondaggi: a destra, Nicolas Sarkozy insiste sul fatto che «chi vuole lavorare di più per guadagnare di più» deve avere il diritto di farlo, a sinistra Ségolène Royal ha ancora riaffermato, al primo dibattito delle primarie del Ps in diretta tv (martedì sera), che anche se le 35 ore sono state una conquista per molti, «per una minoranza di dipendenti» sono state «una regressione, con l’accelerazione delle cadenze e più flessibilità» e che questo «va corretto». Quanto agli sfidanti a sinistra, per Laurent Fabius le 35 ore vanno «estese» a tutti, cioè anche alle imprese con meno di 20 dipendenti, mentre secondo Dominique Strauss-Kahn, «il problema è un po’ dietro le spalle», visto che la destra ha ormai ampliato la possibilità di ricorrere agli straordinari.
Questa discussione si è rianimata con l’annullamento, da parte del Consiglio di stato, dell’accordo firmato nel 2004 nel settore degli hotel-caffé-ristoranti: si trattava di una deroga al diritto comune, che aveva permesso di far salire l’orario minimo a 39 ore, in cambio di una sesta settimane di ferie l’anno. E’ da settant’anni che, in Francia, questo settore, che impiega più di 800 mila persone, si è permesso di vivere in un sistema di deroga alle leggi vigenti. Per la Cfdt, che aveva portato il caso di fronte al Consiglio di stato si tratta di una «vittoria». Anche la Cgt ha reagito negli stessi termini. Invece, i sindacati che avevano firmato l’accordo del 2004, come Force ouvrière, sono molto più scettici e parlano di «decisione catastrofica per tutti». Secondo Denis Raguet di Fo, «abbiamo difficoltà a capire come dei sindacati possano rallegrarsi della perdita secca della sesta settimana di ferie per tutti e di due giorni di riposo, in cambio delle 35 ore, sinonimo di una maggiore produttività e di condizioni di lavoro degradate». Il padronato avverte che «i salari caleranno», soprattutto nelle imprese – che sono il 90% del settore – con meno di 20 dipendenti.
Anche il trasporto su strada è interessato da una decisione del Consiglio di stato, che ha annullato i due principali articoli di un decreto che integrava in Francia la liberalizzazione europea nel trasporto su gomma. «La direttiva Ue – spiega Force ouvrière – consacra la flessibilizzazione allungando l’orario di lavoro (46 ore settimanali)». Il decreto annullato rendeva possibile conteggiare l’orario di lavoro per trimestre. «Potevano farti lavorare come una bestia per due mesi e poi ti fermavano un mese senza pagare gli straordinari», riassumono alla Cfdt. I camionisti francesi, a più riprese protagonisti di lunghi scioperi e per la maggioranza padroncini, lavorano in media 48 ore la settimana, ma molti arrivano addirittura a 60.