La Ue si muove verso la Palestina

L’Europa, forse, si muove. Italia e Francia raccolgono l’invito del premier spagnolo Zapatero per guidare insieme un’iniziativa di pace per il Medio Oriente. Dopo il Libano i tre paesi, che hanno una stessa «sensibilità» rispetto al conflitto israelo-palestinese, provano ad aggredire il nodo più vecchio e spinoso della regione.
Contemporaneamente a questa proposta emersa nella mattinata di ieri a Girona, nell’incontro Zapatero-Chirac, a Strasburgo il parlamento europeo votava una risoluzione comune firmata da tutti i gruppi politici, con l’esclusione degli euro-scettici, in cui si chiede l’invio di una missione di interposizione dell’Onu a Gaza ed in Cisgiordania, la convocazione di una conferenza di pace e si invitano gli Stati uniti a rivedere il loro ruolo nel conflitto. L’euro-parlamento non può mettere becco nella politica estera della Ue, ma alzando la voce sollecita almeno un’azione più incisiva dei 25. I governi europei, da parte loro, hanno condannato nel Consiglio europeo dei ministri degli esteri di lunedì l’attacco israeliano a Beit Hanoun, usando un linguaggio poco rituale rispetto agli standard solitamente imposti dalla linea filo-israeliana di Germania, Regno unito e Olanda.
Ora l’euro-camera si somma al coro di condanna delle operazioni militari israeliani, «indiscriminate» e «sproporzionate», e sottolinea come gli attacchi contro civili «costituiscono una violazione flagrante dei diritti fondamentali». La condanna arriva pure per il lancio di missili palestinesi e per il recente attacco a Sderot. Facendo un passo ulteriore, Strasburgo punta il dito sulle iniziative unilaterali di Israele ed invita Tel Aviv a porre fine alle «attività provocatorie», quali la costruzione di colonie, quella del muro e la demolizione di abitazioni palestinesi.
È però sul piano politico che la risoluzione fa un vero e proprio salto di qualità. Viene infatti chiesto l’invio di una forza di pace tanto nella striscia di Gaza quanto in Cisgiordania sul modello di quella presente in Libano e con il compito di «proteggere la popolazione civile di entrambe le parti». Raccomandata anche la convocazione di una conferenza di pace in cui invitare la Lega araba. Critiche nemmeno troppo velate piovono poi sugli Stati uniti, rei di impedire l’approvazione di una posizione comune della comunità internazionale. La Casa bianca viene invitata a riconsiderare il suo ruolo nel Quartetto e nell’insieme del conflitto israelo-palestinese, per riorientare la sua azione in vista della fine delle violenze e l’avvio di un autentico dialogo tra le parti. Ai 25 viene invece chiesto di impugnare l’articolo 2 dell’Accordo di associazione con Israele in cui le parti vengono impegnate al rispetto dei diritti umani (operazione mai riuscita per i veti di Londra, Berlino e l’Aja). «La risoluzione votata dal parlamento – sottolinea l’euro-deputato di Rifondazione Luisa Morgantini – è di straordinaria importanza, mi auguro ora che questi obiettivi i non restino soltanto sulla carta».
Sul futuro non si sono certezze, ma intanto sembra che Spagna, Italia e Francia abbiano raccolto l’invito a un maggior impegno diplomatico dell’Europa nella regione. «Stiamo lavorando sui dettagli operativi – ha detto ieri Prodi dopo una serie di contatti telefonici con Zapatero e Chirac – e sul contenuto delle azioni da compiere». Già a fine agosto il ministro D’Alema, battezzando la missione in Libano, aveva indicato la possibilità di espandersi in futuro in Palestina. Ieri la sua prima reazione all’iniziativa franco-italo-spagnola è stata di «apprezzamento», a patto che diventi un impegno di tutta la Ue allo scopo di «creare le condizioni per andare al Consiglio di sicurezza» e far approvare una risoluzione «in grado di stabilire il cessate il fuoco e di rimettere in movimento il processo di dialogo e negoziato fra le parti».