La Ue detta la «linea» al governo. Agire su pensioni e flessibilità

Bene il decreto Bersani, bene la riduzione del cuneo fiscale, bene l’impegno a controllare deficit e debito, bene anche la finanziaria, ma non sono tutte rose e fiori per l’Italia, perché molto rimane ancora da fare per rimettere in carreggiata il sistema produttivo, almeno in chiave europea. La Commissione chiede a Roma di dimostrare di saper concretizzare le parole e gli impegni contenuti nella legge di bilancio. Andando sul concreto: continuare nel cammino delle liberalizzazioni e delle riforme del mercato del lavoro e tenere sotto controllo sanità e pensioni. Il giudizio arriva attraverso la valutazione dei progressi realizzati dai 25 in questo 2006 sulla strada della Strategia di Lisbona, quella che dovrebbe portare a potenziare la crescita e l’occupazione nella Ue. «C’è un chiaro impegno dell’Italia a tentare di rimediare alle sue debolezze – si legge nel testo presentato ieri – il governo ha «significativamente rafforzato il programma dell’anno scorso, ora deve attuare efficacemente le misure». In pratica, dice Bruxelles, non deve annacquare la finanziaria e continuare poi negli anni successivi sullo stesso cammino.
Se nel vecchio continente si riprende a crescere, è però vero che l’Italia cresce meno degli altri e lo fa ormai stabilmente fin dagli anni 90. Persiste una «debolezza strutturale» del sistema, dicono gli esperti della Commissione, dovuta soprattutto «a una bassa crescita della produttività e al deterioramento della competitività». Bruxelles ribadisce che i problemi sono a monte, nelle ricorrenti difficoltà del deficit e nell’ormai cronica ipertrofia del debito. Elementi che «restano un rischio per la sostenibilità dei conti pubblici italiani, esacerbati dalla pressione delle spesa pubblica» che continua a crescere. Per questo si chiede che l’impegno del governo di «perseguire nel risanamento delle finanze pubbliche» anche dopo il 2007, si traduca in «politiche di bilancio credibili per i prossimi anni e a una loro rigorosa applicazione».
La Commissione ripete l’invito a mantenere sotto controllo la spesa sanitaria e quella pensionistica. Da un lato coniugando la sostenibilità finanziaria del sistema sanitario con un’alta qualità delle prestazioni e dall’altro attuando pienamente la riforma delle pensioni. E non solo, visto che Bruxelles guarda avanti, vuole «che la sostenibilità di lungo periodo del sistema previdenziale venga salvaguardata». In quest’ottica c’è «preoccupazione» per «i continui rinvii della revisione dei coefficienti di trasformazione», da portare in linea con le aspettative di vita. Un messaggio chiaro che arriva, guarda caso, alla vigilia dell’incontro tra il governo e le parti sociali.
Barroso invita Prodi a proseguire con le liberalizzazioni: «Il governo ha di recente adottato riforme di vasta portata per allargare la concorrenza nei settori professionali e sei servizi, comprese le banche, le assicurazioni, i taxi e il commercio al dettaglio». Inoltre vengono ben visti i progetti per la liberalizzazione dei mercati energetici e dei servizi pubblici locali, ma non basta, bisogna andare avanti assicurandosi che «questo processo continui e sia attuato nella giusta maniera».
Bruxelles vuole che il governo insista nelle riforme del mercato del lavoro e nella riduzione del suo costo. Il cuneo fiscale va bene, ma non basta e sono necessarie «misure più forti». La Commissione chiede di insistere con la flexicurity, il mix (poco equilibrato) tra flessibilità e diritti sociali e nella lotta al lavoro nero. Lamentele arrivano poi per la lacunosità degli impegni presi nel settore istruzione, in particolare nel contrasto agli abbandoni scolastici. Infine, sempre ieri, è stata attivata l’azione contro l’Italia e altri 15 paesi, rei di ostacolare l’apertura dei mercati energetici.