L’Unione europea sbarra il passo alla legge che obbliga l’indicazione in
etichetta dell’origine della materia prima del prodotto alimentare. Bruxelles ha dato all’Italia un mese di tempo (che scade il 17 novembre) per abrogare la legge 204/2004, poi partirà il procedimento d’infrazione. A due anni dalle prime contestazioni, la Commissione boccia senza appello la normativa italiana perché non è in linea con l’articolo 28 del Trattato Ue e con la direttiva del 2000 relativa all’etichettatura dei prodotti alimentari.
L’obbligo di «etichetta trasparente», secondo la Ue contrasta con le regole della concorrenza «in quanto incita il consumatore a preferire i prodotti italiani». La provenienza della materia prima può essere indicata ma solo «qualora il consumatore possa essere indotto in errore circa l’origine del prodotto».
Attualmente l’origine è obbligatoria per carni bovine, pesce, ortofrutta,
miele, latte fresco. Un’ordinanza dettata dall’emergenza aviaria ha imposto l’obbligo anche per le carni di pollo.
La legge ora è ad alto rischio e il Governo si prepara a prenderne le
distanze. «Siamo costretti a ubbidire alla Ue – spiega il ministro delle
Politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro – sono in corso
riunioni tecniche per trovare una soluzione che consenta di ottemperare agli impegni con Bruxelles senza perdere l’opportunità di indicare l’origine del prodotto. Ma dobbiamo farlo con decreti condivisi dalla filiera così come è stato fatto con il latte fresco e con la modifica della definizione di passata che può essere ottenuta solo da pomodoro fresco. Non abbassiamo la guardia ma dobbiamo farlo in modo intelligente intervenendo sui singoli prodotti».
Una linea condivisa da Federalimentare: «Siamo favorevoli – afferma il
direttore Daniele Rossi – a un’autodisciplina concordata tra tutti i soggetti della filiera. Bene dunque l’indicazione dell’origine in quei settori che ne possono trarre un effettivo vantaggio a condizione che l’informazione sia utile per i consumatori e compatibile con la Ue». Per Federalimentare il «made in Italy» va legato all’ultima trasformazione e non alla materia prima, requisito per le produzioni Dop e Igt.
«Come rappresentanti del mondo cooperativo che ha il suo patrimonio nelle specificità locali – afferma il presidente di Fedagri, Paolo Bruni – diciamo sì all’origine, ma siamo anche consapevoli che quello che si decide in uno Stato membro deve essere in armonia con le disposizioni comunitarie. Se questo non è il percorso giusto, va corretto, recuperando i principi della legge». Contraria all’abrogazione è la Coldiretti. La legge sotto accusa, d’altra parte, è stata varata con il pressing dell’organizzazione che ha raccolto un milione di firme. «Una legge – ribadiscono dal quartier generale di Palazzo Rospigliosi – bipartisan e approvata con il placet delle associazioni ambientaliste e dei consumatori. E che la maggioranza dei cittadini vuole, come ha confermato il recente sondaggio Ispo-Coldiretti».
L’associazione, che inaugura oggi un ufficio per la sicurezza a Parma, presso l’Efsa, ha già annunciato lo stato di mobilitazione per sollecitare la completa applicazione dei principi della legge.
Gli alimenti con la carta d’identità
Carne bovina
Obbligo di indicare l’origine in etichetta è scattato dal 1° gennaio 2002
sull’onda della Bse
Pesce
Indicazione in vigore dal 10 aprile 2002
Ortofrutta fresca
È stato il primo settore a indicare origine, varietà e categoria in applicazione di una normativa Ue del 1996, dal 25 febbario 2003 il giro di vite sulle sanzioni ha reso più severe le norme
Cioccolato
Dal 3 agosto 2003 va indicata l’aggiunta di grassi vegetali diversi dal burro di cacao
Uova
Dal 1 gennaio 2004 l’identikit è sul guscio
Miele
Dal 1 agosto 2004 è obbligatorio indicare il paese dove è stato raccolto
Latte fresco
Dal 7 giugno 2005 sulla confezione va riportato il paese d’origine degli
allevamenti
Carne di pollo
Per effetto di un’ordinanza dal 17 ottobre 2005 è stata adottata l’etichetta trasparente per fronteggiare la crisi aviaria
Passata di pomodoro
Dal 15 giugno 2006 è riportato in etichetta il luogo di coltivazione