La terapia Baker non guarirà Bush

Alla fine la ricetta di James Baker per far uscire gli Stati Uniti dalle sabbie mobili dell’Iraq e del Medio Oriente, è stata consegnata: meno forze da combattimento e più sostegno tecnico e di addestramento ai reparti di sicurezza iracheni, più coinvolgimento diplomatico nel conflitto israelo-palestinese e un atteggiamento meno aggressivo, se non di dialogo vero e proprio, nei confronti della Siria e dell’Iran. Gli analisti arabi e, con motivazioni opposte, quelli israeliani tuttavia dubitano che l’Amministrazione Bush seguirà la terapia indicata dall’ex Segretario di stato e pensano che gli Usa si limiteranno a modificare l’utilizzo delle truppe Usa in Iraq. «Più volte in passato esponenti di varie Amministrazioni americane, una volta terminato il loro incarico, hanno avanzato proposte fondate sul buon senso. Ma alla fine i presidenti in carica svolgono sempre la stessa politica, che è di aperto appoggio alle posizioni israeliane», ha commentato l’analista palestinese Ghassan Khatib del Centro media e comunicazione di Gerusalemme Est. «Staremo a vedere – ha aggiunto – in ogni caso un ipotetico maggior coinvolgimento Usa (nel conflitto israelo-palestinese) per essere effettivo dovrà fondarsi sulle risoluzioni internazionali e mantenersi neutrale. Altrimenti rimarremo al punto di partenza».
Tra gli analisti arabi il giudizio è simile. «Quello che mi attendo nei prossimi mesi è solo lo spostamento graduale delle forze armate statunitensi dal centro e dal sud dell’Iraq verso il nord del Paese in modo da limitare il più possibile le perdite americane e favorire, con una adeguata assistenza tecnica, il coinvolgimento dei reparti iracheni», ha detto l’egiziano Mohammed Sayyed Said, del Centro studi strategici Al-Ahram del Cairo. «Prevedo anche cambiamenti nelle relazioni con le varie organizzazioni politiche irachene per favorire la riconciliazione ma oltre a ciò non riesco a immaginare un atteggiamento nuovo nei confronti di Siria e Iran nonostante questi due Paesi siano in grado di svolgere politiche effettive per stabilizzare l’Iraq. Ancora meno credo che Washington scelga di lasciarsi coinvolgere maggiormente nella questione israelo-palestinese», ha previsto. In casa araba tuttavia non mancano reazioni più articolate al rapporto-Baker. «Il punto non è cosa Bush pensa o vorrebbe fare – ha dichiarato Mouin Rabbani, dell’ufficio di Amman dell’International crisis group – è evidente che il presidente americano desidera portare avanti la sua ‘guerra preventiva’ e di isolamento totale di quei paesi che ha descritto come Asse del Male. Sul terreno però le cose vanno nella direzione opposta e Bush oggi è obbligato a riscoprire il multilateralismo, a cercare il consenso degli europei e, infine, a riaprire canali di collegamento in particolare con la Siria ma anche con l’Iran». Rabbani è convinto che Washington ricercherà la collaborazione indiretta della Siria per stabilizzare l’Iraq e metterà da parte, almeno per il momento, piani di attacco contro le centrali nucleari iraniane.
Duro il giudizio dell’esperto israeliano Gerald Steinberg, del Centro studi Begin-Sadat. «L’ex Segretario di stato è sempre stato un sostenitore della Siria ed ostile nei confronti di Israele – ha commentato – in realtà sta cercando di riorganizzare a 15 anni di distanza una nuova Conferenza di Madrid. Il suo tentativo è destinato al fallimento perché questa Amministrazione americana ha capito la natura del regime siriano e pertanto non cambierà posizione». Israele, secondo Steinberg, «è tranquillo perché la linea americana verso la Siria non è destinata a cambiare in modo sostanziale mentre con l’Iran di Ahmadinejad non è possibile alcun dialogo anche se dopo gli sviluppi recenti è probabile che Washington chiuda nel cassetto i piani per un attacco militare alle centrali iraniane». Steinberg infine ha escluso novità di rilievo per il conflitto israelo- palestinese: «È una questione molto vecchia – ha commentato – ormai avviata da tempo su binari noti, come la Road Map, sostenuti proprio dagli Usa. Ipotizzare stravolgimenti è pura fantasia».