La tentazione di Al Fatah: rinviare il voto in Palestina

La coincidenza delle elezioni col ritiro da Gaza favorirebbe Hamas. Gli islamici: se ci sarà un ritardo la tregua salterà

Nessun palestinese ha il coraggio di ammetterlo in pubblico, ma le elezioni legislative del 17 luglio sono a rischio. Con il trascorrere dei giorni si fa sempre più concreta la possibilità di un rinvio del voto, nonostante il presidente Abu Mazen, non in grado di imporre la sua linea ad Al-Fatah, abbia promesso all’Unione europea (principale sponsor economico delle consultazioni) che gli elettori andranno alle urne alla data prevista. Lo svolgimento delle elezioni a luglio peraltro è il perno sul quale il leader palestinese ha costruito l’accordo di cessate il fuoco con i movimenti islamici Hamas e Jihad. «Il motivo è politico ma verrà usato un pretesto tecnico per giustificare il rinvio in autunno del voto – ha spiegato al manifesto Hatem Abdel Qader, uno dei principali esponenti della nuova generazione di Al-Fatah -. L’influenza, il potere crescente di Hamas spaventano i vertici di Al-Fatah (dominati dalla vecchia guardia, ndr) e molti pensano che il partito abbia bisogno di più tempo per rinnovarsi e affrontare la sfida lanciata dagli islamisti». Il voto, se confermato per il 17 luglio, avrebbe luogo appena tre giorni prima dell’inizio del piano di evacuazione delle 21 colonie ebraiche nella Striscia di Gaza. Una fetta consistente di palestinesi giudica il ritiro israeliano una conseguenza della lotta armata condotta da Hamas. Il movimento islamico perciò potrebbe trarre vantaggio dal clima di «sconfitta di Sharon» che precederà l’uscita di soldati e coloni israeliani da Gaza e ottenere un risultato elettorale persino più lusinghiero di quello che tanti prevedono. «Al-Fatah è convinto di poter far meglio se le elezioni si svolgeranno alcuni mesi dopo l’evacuazione delle colonie che, assieme alla possibile ripresa delle trattative con Israele, verrebbe presentata come una vittoria politica di Abu Mazen», ha affermato l’analista Hisham Abdellah. «Il presidente stesso – ha aggiunto – è convinto dell’utilità di un rinvio del voto ma non vuole mancare al suo impegno preso a livello internazionale e, almeno per ora, ritiene preferibile che si vada alle urne il 17 luglio anche a costo di vedere il partito perdere parte del suo potere». Se non interveranno pressioni esterne o minacce esplicite di Hamas e Jihad di riprendere la lotta armata, l’espediente per spostare in avanti il voto è già pronto. La nuova legge elettorale è ancora in discussione in parlamento, che ne ritarda l’approvazione. Il presidente della Commissione centrale elettorale, Ammar Dweik, domenica ha avvertito che per organizzare le elezioni saranno necessari tre mesi – poiché si dovrà procedere alla fase di registrazione degli aventi diritto al voto – e, pertanto, la legge elettorale dovrà essere approvata in seconda lettura non oltre il 17 aprile. «Il Consiglio legislativo palestinese (dominato da Al-Fatah, ndr) ha una sola settimana a disposizione. Non penso che sia in grado di decidere», ha previsto il deputato Kadura Fares, favorevole al rinvio del voto come alcuni dei principali rappresentanti della vecchia guardia di Al-Fatah: Hani Hassan, Tayeb Abdul Rahim, Sakher Habash e Abu Ali Shahin. È improbabile che il Clp trovi un accordo in pochi giorni su una legge che lo ha spaccato. I riformisti chiedono che il voto sia al 50% maggioritario e 50% proporzionale, con il 20% dei seggi assegnati a donne. I più conservatori, temendo di non essere rieletti, preferiscono un sistema maggioritario con collegi blindati dove potersi candidare. In Al-Fatah la confusione regna sovrana, le ambizioni personali continuano a prevalere su tutto il resto, a conferma della debolezza politica di Abu Mazen che in tre mesi non è riuscito a riportare l’ordine, nonostante il sostegno indiretto del segretario del partito in Cisgiordania Marwan Barghuti – in carcere in Israele – favorevole allo svolgimento delle primarie e delle legislative alle date annunciate.

Le altre forze politiche sono già in allarme. Il portavoce di Hamas Sami Abu Zughri ha avvertito che se le elezioni dovessero essere rinviate, la sua organizzazione potrebbe decidere di riconsiderare il suo impegno per il rispetto della tregua voluta da Abu Mazen. Simile è la posizione del Fronte popolare e del Fronte democratico. «Iniziativa» del progressista Mustafa Barghuti vuole il rispetto della data del 17 luglio. «Una sola cosa è certa – ha concluso Hisham Abdallah – il giorno in cui si andrà alle urne, Hamas conquisterà una fetta consistente dei seggi del Clp e metterà fine al monopolio del Comitato centrale di Al-Fatah che per 40 anni ha scandito il ritmo della politica palestinese».