E’ bastato che il ministro Ferrero rivelasse in una intervista a Radio Radicale una opinione scontata, cioè il suo favore per la politica di riduzione del danno e in particolare per la sperimentazione anche in Italia delle injecting rooms, perché si scatenasse la solita canea dei proibizionisti di casa nostra che fingono di indignarsi in nome dei valori, della vita e della morale. Si fosse trattato solo delle espressioni rituali dei soliti Gasparri, Giovanardi e Pedrizzi non ci sarebbe da preoccuparsi. Invece è apparsa assolutamente irrituale e fuoriluogo la telefonata del presidente del Consiglio Romano Prodi al ministro con l’intimazione di ribadire che si trattava di un’opinione personale e che non era da lui assolutamente condivisa. Ho rivissuto i giorni di Genova, quelli della Terza conferenza sulle droghe nel novembre del 2000, quando Umberto Veronesi fu smentito dall’allora presidente del Consiglio Giuliano Amato che minimizzò la relazione del ministro della Sanità come l’espressione di un tecnico. Addirittura Amato fece lo sgarbo di non intervenire alla chiusura dei lavori, delegittimando il lavoro degli operatori e dei movimenti. E’ grave che Prodi, preoccupato forse della lobby clericale che si sta accanendo sul ministro Mussi in nome della sacralità delle staminali embrionali, voglia impedire una discussione libera e scientificamente informata sulle politiche europee in tema di tossicodipendenza. E’ però ancora più incredibile che chi è stato per cinque anni a capo della Commissione europea faccia finta di non conoscere la realtà di paesi importanti come la Germania, la Spagna e l’Olanda e che l’Italia è l’unico paese a non rispettare le prescrizioni Ue. E’ un vero mistero perché sulle droghe non si eserciti la conoscenza e il sapere e che prevalga il pregiudizio e il luogo comune. I dati scientifici, i rapporti internazionali e le esperienze verificate non contano nulla a fronte della paura della sostanza diabolica. Sì, perché di questo si tratta, del potere del diavolo di far peccare e quindi condannare l’uomo debole e ridotto in schiavitù a praticare per l’eternità il male abbandonando il bene. Su una cosa siamo d’accordo con Prodi, cioè che la responsabilità in tema di politiche della salute appartiene alle regioni, tanto è vero che la Toscana, l’Emilia e altre giunte hanno sollevato un conflitto di competenza davanti alla Corte Costituzionale contro la legge Fini-Giovanardi, proprio contestando la prevaricazione centralista. Sarebbe davvero opportuno che molte regioni, oltre che protestare, attivassero delle scelte simili a quelle di tanti paesi europei. Invece compete al governo rispettare il programma dell’Unione e presentare in Parlamento un atto chiaro di abrogazione della legge punitiva Fini-Giovanardi, approvata in fine legislatura con un colpo di mano. E’ inutile parlare di amnistia e indulto se non si cancellano le leggi criminogene che rendono sovraffollate le carceri italiane. La triplicazione delle pene per la detenzione (equiparata allo spaccio) della canapa è un insulto alla scienza e al garantismo. La priorità delle priorità è definire un testo di decreto legge su cui chiedere la fiducia per eliminare gli effetti più perversi dell’obbrobrio di Giovanardi sancendo la completa depenalizzazione del consumo di tutte le sostanze come previsto dal referendum del 1993. Questo è il compito di Ferrero e la risposta a Prodi.