Il film di Clooney ha solo sfiorato il Leone d´oro, ma ha vinto per la sceneggiatura
Vincitrice morale della Mostra di Venezia, dove ha incassato i premi per la migliore sceneggiatura e il miglior attore protagonista ma si è vista sfuggire quello per il miglior film, l´opera seconda di George Clooney è davvero una bella sorpresa. Dite voi se vi par poco realizzare un film su un episodio realmente accaduto, girato in un bianco e nero d´epoca e tutto “stretto” all´interno di uno studio televisivo, e renderlo appassionante e teso come il più moderno dei thriller politici. Nel 1953 l´anchorman Edward R. Murrow conduce un notiziario e un talk show sull´emittente CBS. Un po´ annoiato dalle interviste a personaggi noti del tempo, genere Liberace, Ed riscopre la sua vera vocazione di cronista quando in redazione arriva una – apparentemente piccola – notizia: un giovane pilota della marina militare è stato radiato per sospette “attività antiamericane” della sua famiglia. Il giornalista divulga la notizia in televisione, trovando l´appoggio del produttore Fred Friendly (lo interpreta lo stesso Clooney) ma mettendo in serie ambasce in numero due della Cbs.
Convinto che dietro l´episodio ci sia la longa manus di Joseph McCarthy, il senatore junior del Wisconsin passato alla storia per la famigerata caccia alle streghe, prepara un numero del programma “montandone” dichiarazioni rilasciate in varie occasioni, che mostrano in modo molto esplicito la nube di sospetto e persecuzione in cui è avvolto il Paese. Le reazioni del senatore non si fanno attendere, mentre la stessa redazione dell´emittente mostra segni di cedimento e conta le prime vittime. Sembra la lotta di Davide contro Golia; si constaterà, invece, che un giornalista coraggioso ha ancora un credito – e un potere – da spendere quando si apprenderà che il pilota radiato è stato reintegrato nel ruolo.
A parte l´ovvia nostalgia per tempi di altra televisione (qualsiasi riferimento a quella odierna è puramente casuale), Good night, and good luck si fa amare per la passione civile che anima non solo la vicenda, ma anche chi la mette in scena e chi la interpreta. Già intrigato dalla storia non-ufficiale nel suo debutto come regista, “Confessioni di una mente pericolosa”, Clooney sa dare alle immagini un senso di necessità, dirigendo un film appassionante e tuttavia non “calcolato” per piacere. All´effetto contribuisce in modo decisivo l´interpretazione di David Strathairn, attore poco noto ai più (ma tra i prediletti di John Sayles, e visto spesso in parti minori) la cui bella faccia trascende le mode, come quelle di Gary Cooper e di Jimmy Stewart.