La storia del cocomero e dei quaranta prigionieri palestinesi

Il seguente pezzo è stato scritto a seguito del discorso del primo ministro israeliano di fronte alla Conferenza Presidenziale Israeliana del 23 giugno 2011. Durante il suo discorso, Netanyahu ha annunciato che Israele imporrà una serie di misure restrittive delle condizioni dei prigionieri politici palestinesi, sottolineando che “la festa è finita”.

Venerdì 24 giugno alle 12.46, l’amministrazione della prigione ha portato un cocomero ai prigionieri. Era il nostro primo cocomero del 2011. Secondo la normativa interna della prigione, ogni detenuto può ricevere 180 grammi di frutta ogni giorno. È uno dei nostri diritti basilari. Tuttavia, qualche giorno fa, dato che la frutta non era disponibile, ognuno di noi ha ricevuto una cipolla come alternativa.

Tutti noi abbiamo partecipato al “cocomero party”. Ogni sezione della prigione, contenente 120 prigionieri, ha ricevuto tre cocomeri. I detenuti sono divisi in sezioni separate e isolate a seconda della loro provenienza: quelli residenti a Gerusalemme, nei territori del 1948 e in Golan formano la prima sezione; quelli residenti in Cisgiordania la seconda; quelli provenienti da Gaza la terza. E non solo: nelle prigioni a Sud del Paese, i prigionieri sono anche divisi in base alla fazione politica a cui appartengono e negli ultimi quattro anni gli è stato impedito di ricevere visite.

Ad ogni 40 prigionieri è stato consegnato un cocomero di media grandezza. Come sempre, noi abbiamo uno speciale gruppo di detenuti che si occupa di distribuire il cibo. Questa volta, il compito era particolarmente difficile: ogni cocomero è stato tagliato in 40 pezzi uguali. Alla fine, ogni prigioniero ha ricevuto un pezzo di cocomero a forma di triangolo isoscele. La crosta verde è stata pesata perché rispettasse i 180 grammi al giorno di frutta che ci spettano.

L’esperienza del cocomero mi ha ricordato la storia popolare di Ali Baba e i quaranta ladroni. L’analogia non è puramente numerica: nella storia, i 40 ladroni rimangono bloccati in una grotta, la cui entrata si chiude per magia, mentre tentano di nascondersi dalla giustizia. Nella nostra vita, tuttavia, c’è solo un ladro che vive all’aria aperta. Il nostro ladro continua a rubarci la libertà, la nazione e il popolo bloccandoci dietro le sbarre di una prigione. Eppure, quando guardiamo l’orizzonte, vediamo il mondo del ladro che lentamente si chiuse su di lui.

I crimini del nostro ladro saranno costretti al confronto. Noi non siamo disillusi e non siamo orfani, perché fuori dalle mura della prigione c’è la nostra gente che lotta per la liberazione. Fino a quando? Solo noi, i prigionieri e il popolo, possiamo rispondere a questa domanda.

Ameer Makhoul è il direttore generale di Ittijah – Union of Arab Community-Based Organizations in Palestine 48 e president del Comitato di Difesa delle Libertà Politiche dei palestinesi del ’48. È un prigioniero politico palestinese, dietro le sbarre dal maggio 2010.