«La solidarietà con Cuba ci riguarda da vicino»

Ci può tracciare un bilancio del Congresso di questo fine settimana?
Per quanto riguarda la politica, si è riconfermato il ruolo dell’associazione nella solidarietà con Cuba; le linee principali verso Cuba sono due: in primo luogo, la difesa della Rivoluzione cubana dal punto di vista dell’informazione, difenderla dalle aggressioni a cui è sottoposta. Poi naturalmente la lotta contro il blocco che da 15 anni viene condannato dall’assemblea generale dell’Onu.Ricordiamo che l’ultima votazione è stata addirittura di 184 voti per la condanna del blocco (quattro contro che sono stati: gli Stati Uniti, Israele, Isole Marshall e Palau e una astensione). Questo avviene nel più assoluto silenzio da parte della grande stampa. Noi vorremmo che l’Ue praticasse nei confronti di Cuba una politica molto più autonoma rispetto a quella attuale, che è una politica di dipendenza da quella degli Stati Uniti, i quali fanno di tutto per rendere difficile la vita a Cuba con una politica di sanzioni, illegali tra l’altro. Altro punto interessante, è la lotta per la liberazione dei cinque patrioti cubani che sono incarcerati da 8 anni negli Stati Uniti. Questi patrioti non facevano attività di spionaggio; cercavano informazioni all’interno di quei gruppi che da Miami, dalla Florida organizzano azioni e attentati contro Cuba; quindi cercavano di proteggere il proprio popolo. Per quanto riguarda la nostra azione in Italia, facciamo conoscere la realtà cubana con i nostri mezzi limitati: non abbiamo giornali, non abbiamo televisioni, ma abbiamo una rivista che si chiama Il Moncada che esce una volta ogni due mesi in 6500 copie, anche attraverso il sito internet e i vari banchetti che facciamo. Inoltre siamo in contatto diretto con la cooperazione italiana per spiegare anche le nostre ragioni. Dal 1997 facciamo una politica di gemellaggio, che significa che i circoli di una regione italiana sono gemellati con una provincia cubana e quindi cerchiamo di fare una solidarietà decentrata più diretta verso il popolo cubano.

Come intende la vostra associazione la solidarietà decentrata e diretta?
Fare solidarietà non vuol dire mandare a Cuba il superfluo; noi mandiamo donazioni di vario genere alle varie province cubane. Ci sono anche i progetti; non ci limitiamo solo all’aspetto materiale, ma cerchiamo anche di coinvolgere le istituzioni locali: i comuni, le province e le regioni. Quindi fare solidarietà in questo modo significa anche fare attività politica, visto che la politica degli Stati Uniti impedisce ogni contatto sia politico che economico di Cuba con altre nazioni. Vorrei anche fare una distinzione fra il concetto di carità e quello di solidarietà: la prima è motivata dal fatto che qualcosa ti fa pietà; solidarietà vuol dire essere convinti di quello che si fa, perché si ritiene che chi riceve la nostra solidarietà sia vittima proprio di un’ingiustizia sociale e quindi ci dobbiamo adoperare non solo per alleviare le sofferenze del popolo che soffre questa ingiustizia, ma ci dobbiamo attivare anche politicamente per superare le cause di questa ingiustizia.

Come vede l’associazione Italia-Cuba la rivoluzione cubana, quasi 50 anni dopo?
Siamo convinti che la solidarietà che facciamo con Cuba è una cosa che ci riguarda da vicino, nel senso che Cuba rappresenta in questo momento un riferimento anche per altri popoli. Pensiamo a tutti i cambiamenti che sono avvenuti in questi ultimi anni in America Latina; le nazioni che hanno intrapreso un cammino diverso da quello che c’è stato finora, hanno come punto di riferimento Cuba; non come esperienza rivoluzionaria, ma come esempio che si può vivere in un modo diverso da quello che ci veniva prospettato. La strada che hanno scelto non è quella della lotta armata come a Cuba, dove, al tempo, era l’unica strada; adesso c’è la possibilità di ottenere alcune cose nel confronto elettorale, e sia in Venezuela, sia in Bolivia, sia in Ecuador e anche in altre nazioni, le forze progressiste hanno conquistato il governo attraverso le elezioni. Tutte queste nazioni non sono Cuba, ma speriamo che presto raggiungano quello che ha raggiunto Cuba attraverso la strada da loro scelta.