La sinistra può evitare le imboscate mediatiche

Care compagne, Cari compagni,
vi segnalo questo esemplare articolo di Giulietto Chiesa.

Di fronte all’unanime valutazione positiva delle elezioni in Iraq da parte di tutto il centrosinistra e anche – purtroppo – del nostro partito, le considerazioni che qui vengono avanzate ci sembrano quelle giuste. Convincenti e da sostenere.

Oltre a ciò, a dimostrazione dell’inconsistenza della tesi che il centrosinistra si sarebbe spostato a sinistra, ogni giorno registriamo fatti che confermano le valutazioni contenute nella nostra mozione Essere Comunisti.

Il congresso dei DS non solo si conclude con la vittoria schiacciante di Fassino e D’Alema, ma anche simbolicamente con la rivalutazione di Bettino Craxi; e cioè l’uomo della controriforma degli anni 80 che si scagliò contro il PCI di Berlinguer, i lavoratori che difendevano la scala mobile e che installò gli euromissili.

Dopo le sortite di Rutelli contro la socialdemocrazia e l’egualitarismo il “timone di comando della GAD” si colloca sempre più, quindi, su una posizione moderata.

Infatti, da ultimi, sono riemersi i tentennamenti sull’Iraq con una parte della Fed sempre più tentata ad astenersi sul rifinanziamento della presenza militare italiana in Iraq e , in ogni caso, a non sollecitare più il ritiro del contingente italiano.

E noi, con questi presupposti, dovremmo andare al governo senza nemmeno aver prima strappato precisi e vincolanti impegni programmatici? Sarebbe un imbroglio e un disastro!

Da ultimo, è veramente incredibile che Rifondazione Comunista, attraverso dichiarazioni ripetute del Segretario, insista perché il centrosinistra si allei anche con i Radicali e cioè una forza politica guerrafondaia, liberista e non dimentichiamocelo, ferocemente anti-comunista.

Claudio Grassi

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L’INFORMAZIONE MANIPOLATA

Il manifesto, 6 febbraio 2005

E’ già stato scritto ieri, da Tariq Ali, su queste colonne, ma sarà utile ripeterlo. Non sappiamo chi ha rapito Giuliana Sgrena e quindi non possiamo escludere nessuna ipotesi: da quella di ricatto per soldi, fino a quella di una provocazione di qualche servizio segreto. Chi ha rapito Giuliana – se non lo sa ancora – saprà presto che il manifesto e la sua giornalista erano e sono per il ritiro delle truppe straniere dall’Iraq. Se l’ha rapita proprio per questo motivo, il discorso cambia di 180 gradi. Il tempismo è comunque altamente significativo. Siamo colpiti mentre infuria uno tsunami propagandistico progettato per demolire le ultime resistenze alla guerra, al quale partecipano praticamente tutti i media principali e tutte le televisioni. Per questo pongo alcune domande. Chi ha detto a Fassino che sono andati a votare 8 milioni di iracheni? Da dove viene questa cifra? Nemmeno la Commissione elettorale, autoqualificatasi «indipendente» pur essendo stata compilata da Allawi e dai consiglieri Usa, ha finora fornito cifre precise. Inoltre: chi esulta per le elezioni irachene? Sono Bush, Blair e Berlusconi. Quelli che hanno fatto o appoggiato la guerra.
E allora – terza domanda – contro chi «resisterebbero» («sono loro i veri resistenti», ha detto Fassino) i presunti 8 milioni di iracheni? Immagino s’intenda che resistono contro quelli che sono contrari all’occupazione straniera, catalogati come ostili alla democrazia, terroristi, amici e sodali di Saddam e pacifisti vari ed eventuali. Cioè resisterebbero anche contro di noi, che la guerra l’abbiamo osteggiata, e che non crediamo sia possibile esportare la democrazia. Mentre loro la democrazia sulla punta del cannone la desideravano spasmodicamente.
E’ una interpretazione forzata? Niente affatto. E’ stato lo stesso Fassino, in un generoso slancio autocritico, e critico verso il movimento pacifista, a chiedersi: «Ma cosa abbiamo fatto noi per far cadere Saddam?» E dunque bravi coloro che, avendo le armi, le hanno impiegate «per far cadere Saddam Hussein» e per portare la democrazia in Iraq. Ecco, esplicitando i passaggi mancanti del ragionamento, come è passata la linea dell’Imperatore, accolta da un coro vasto e rumoroso di consensi mediatici di centro e di destra. E fosse Fassino l’unico, potremmo anche fermarci qui.
Il fatto è che su queste elezioni irachene si è potuto misurare il guasto di tutti i pensieri deboli che albergano nella sinistra italiana e nello stesso movimento pacifista. L’insieme, appare assai simile a un’armata Brancaleone senza guida, e senza una vera comprensione dell’offensiva cui è sottoposto e alla quale rischia di soccombere.
E si spiega. Non è stato casuale, o una dimenticanza banale, il fatto che nella due giorni di metà gennaio, in cui si doveva discutere di una contro offensiva della sinistra più a sinistra, non si sia trovato il tempo di dedicare una parola al tema cruciale dell’informazione.
Così, come stupirsi se anche la sinistra più a sinistra cade nelle imboscate mediatiche dell’avversario? Il 30 gennaio era stato predisposto con largo anticipo. Le previsioni di voto erano state rese note da sondaggi organizzati dagli occupanti: davano il 72-75% dei votanti.
Sull’altro versante si assisteva alla ritirata degli osservatori internazionali: né l’Onu, né l’Osce, né l’Unione Europea avrebbero mandato qualcuno a controllare, a causa dell’«assenza delle condizioni minime di sicurezza». Proclamavano, loro, implicitamente, l’invalidità preventiva del voto. Non se n’è accorto quasi nessuno, abbiamo taciuto. Mentre si sarebbe potuto denunciare la montatura mediatica in allestimento.
Nello stesso tempo però la comunità internazionale lasciava libero campo agli aggressori e ai loro quisling locali, per manipolare a piacimento l’intera operazione. Il movimento pacifista e l’intera sinistra sono rimasti immobili di fronte a questi preparativi. E sono stati travolti, appunto dallo tsunami mediatico che la Grande Fabbrica dei Sogni e della Menzogna aveva predisposto, usando cinicamente le legittime aspirazioni dei curdi e degli sciiti.
E quando arriva l’onda non c’è più riparo. Chi ha il coraggio e la forza di resistere all’intimidazione del rumore di fondo che tutto oscura? Così passano le idee dell’avversario, che controlla tutti i grandi canali dell’informazione.
La sproporzione delle forze è tremenda. Questo va a nostra scusante, anche se diventa sempre meno scusabile che la sinistra più a sinistra non provi neppure o organizzarsi per resistere e continui a lasciare che i suoi capi vadano nel salotto dell’Insetto, comparse gratuite nello spettacolo del potere.
Ma almeno si vorrebbe che certe voci del movimento contro la guerra non assomigliassero anch’esse a balbettii di scusa, ad accenni fumosi di autocritiche imbelli. Si doveva dire, tutti insieme e a testa alta, che da un tritacarne che ha prodotto migliaia di morti civili innocenti non può nascere nessuna democrazia.
Che la guerra irachena rimane illegale come lo fu all’inizio. Che le menzogne che prepararono la guerra non sono state magicamente trasformate in verità dal voto di una parte degli iracheni.