La sinistra e il mito kennediano

I fratelli Kennedy, vittime di attentati terroristici, hanno lasciato in eredità il fascino di un sogno incompiuto, sul qua­le si è costruito il mito del kennedismo, cui ora guarda una parte della sinistra italiana, contrapponendolo alla tradizio­ne socialdemocratica. Se però si analiz­zano, invece dei sentimenti e degli ap­pelli alla “nuova frontiera”, gli atti con­creti dell’amministrazione Kennedy, l’impressione è ben diversa.

Sulla grande questione che divise l’A­merica degli anni Cinquanta, la Commis­sione per le attività antiamericane, il comportamento dei Kennedy fu inequi­voco. Robert fu uno dei funzionari più ze­lanti della commissione, e 1000, anche dopo il suo scioglimento, si rifiutò sem­pre di criticarla. Nella campagna eletto­rale del 1960 i cavalli di battaglia di Ken­nedy furono il presunto divario missili­stico con l’Urss e l’accusa all’ammini­strazione repubblicana di aver tollerato l’instaurazione di un regime comunista a Cuba senza reagire. Secondo lo storico in­glese Maldwin A. lones, “lento nel com­prendere i grandi cambiamenti che sta­vano awenendo nell’equilibrio mondia­le (la spaccatura crescente tra Mosca e Pechino, la ripresa dell’Europa, la nasci­ta del nazionalismo africano e asiatico), Kennedy continuò ad assumere atteggia­menti da guerra fredda ormai superati”. Di fatto la sua politica estera “giunse a punti limite assai più pericolosi di quelli raggiunti perfmo da 1000 Foster Dulles”. Il disastro della Baia dei Porci convinse Nikita Krusciov del dilettantismo del presidente americano, e lo indusse alla costruzione del muro di Berlino, nel 1961, cui Kennedy rispose con un capolavoro di retorica e di impotenza: il discorso in cui si proclamava “berlinese”. Così Kru­sciov pensò di potersi permettere di in­stallare missili a Cuba, il che portò a un passo dalla guerra nucleare. Kennedy poi mandò poi sedicimila “consiglieri mi­litari” in Vietnam, dando il via alla piùtragica vicenda della storia americana. Solo la morte lo trasformò in un mito, ba­sato su quel che avrebbe forse voluto es­sere, ma che non fu.