La Sinistra Arcobaleno in ordine sparso

ROMA. Il baratro nel quale è precipitata la Sinistra arcobaleno sembra non avere fondo. Dopo l’addio del Pdci al progetto guidato da Fausto Bertinotti, anche i Verdi iniziano a prendere le distanze. A gettare il partito di Pecoraro Scanio nello scompiglio è l’invito di Roberto della Seta, responsabile ambiente del Pd che, senza giri di parole, chiede al Sole che ride di riaprire un dialogo. Il terremoto dopo il risultato elettorale però ha i suoi effetti più disastrosi per Rifondazione Comunista.
Dopo una riunione della segreteria che ha sancito la frattura tra il ministro Paolo Ferrero e il segretario del partito Franco Giordano, in attesa del congresso in cui ci sarà la vera resa dei conti, nel partito si affilano le armi in vista del comitato politico che si riunirà nel week end. Di fronte al parlamentino di Rifondazione tutta la segreteria nazionale guidata da Giordano si presenterà dimissionaria. Nessuno azzarda pronostici anche se a viale del Policlinico l’ipotesi della sfiducia al vertice del partito è considerata sempre più probabile.
A chiedere ufficialmente di azzerare il gruppo dirigente è la minoranza dell’Ernesto che fa capo al senatore Fosco Giannini, pronto a presentare una mozione di sfiducia da mettere in votazione. Ai voti dell’Ernesto si aggiungerebbero quelli delle altre minoranze tra cui Essere Comunisti di Claudio Grassi. I no delle correnti interne andrebbero sommati alla pattuglia di scontenti guidata da Ferrero. Il ministro del Prc chiede l’archiviazione del progetto di un partito unico della sinistra, proposta su cui insistono Fausto Bertinotti e Giordano, proponendo invece una federazione in cui Rifondazione conservi la sua autonomia.
Ma nel Prc la presa di posizione di Ferrero suscita più di qualche polemica. L’accusa dei vari dirigenti del partito è che il titolare della Solidarietà Sociale voglia mettersi a capo del dissenso senza considerare di essere stato uno dei protagonisti dell’esperienza politica appena conclusa. Anzi, nella segreteria c’è anche chi fa notare come Ferrero, a differenza di tanti altri, ricoprisse uno dei ruoli più autorevoli.
La partita decisiva si giocherà al congresso previsto per luglio, ma i prossimi mesi saranno decisivi per consolidare le diverse posizioni. E nel caso Ferrero si candidasse ufficialmente alla guida di Rifondazione dovrà vedersela con Nichi Vendola, dato come il candidato ufficiale alla successione di Giordano. L’unica certezza ora è che di una sinistra, unita o federata che sia, non c’è traccia all’orizzonte. Per il Pdci non sembrano esserci ritorni di fiamma, Sinistra Democratica è in attesa di capire le sorti del Prc, mentre il Sole che Ride deve fare i conti con la forza di attrazione del Pd.
In attesa del consiglio federale del 10-11 maggio, nei Verdi si consolidano le divisioni. Paolo Cento, sottosegretario all’Economia, apre all’ipotesi di una federazione dei partiti della sinistra mentre il capogruppo alla Camera Angelo Bonelli la pensa in modo opposto: «Il dialogo con il Pd è fondamentale. I Verdi non si sciolgono – precisa -ma guardano al Partito Democratico non come ad un nemico».