ROMA—Si preparava a calibrare la presenze, una partecipazione mirata in campagna elettorale per sostenere le candidature di prestigio della Cosa rossa. E invece, da alcuni giorni, sul tavolo di Fausto Bertinotti i piani sono ben altri. Perché, appesa al chiodo la giacca di presidente della Camera, non si calerà affatto nei panni del nonno ma in quelli di candidato premier della Sinistra. Prima mossa: dalla prossima settimana uscita a raffica nei talk-show di prima serata, non più frenato dal ruolo istituzionale (niente confronti) ma gettandosi nel vivo dell’arena politica, inseguendo e cercando i faccia a faccia. Qui l’ex segretario del Prc sa di poter giocare le sue carte migliori, ne farà terreno privilegiato della campagna, convinto di poter vincere davanti le telecamere i duelli con Veltroni e Berlusconi, due guru della comunicazione.
Rimettendo, in ogni caso, il suo marchio sulla creatura rosso-verde anche per il futuro, perché sarà difficile dopo il voto sganciare il treno Bertinotti-Cosa rossa, anche se a chi gli parlato in queste ore il presidente della Camera continua a rassicurare che «questa è la mia ultima campagna elettorale in prima fila, e comunque quale che sia il risultato non ho alcuna intenzione di fare il leader del nuovo partito». Intanto, dopo il via libera ieri sera del vertice dei quattro segretari, la nuova avventura è praticamente cominciata. C’è stata qualche resistenza, nell’incontro. Quelli di Sd di fronte al ticket Bertinotti-Francescato hanno sollevato un dubbio di “genere”: perché una donna solo come vice e non numero uno? Interrogativo per la verità, così è apparso a Giordano, Diliberto e Pecoraro, che rientra nella campagna “rivendicativa” di Sd, destinato a dissolversi rapidamente nel corso delle consultazioni dei prossimi giorni. Più precisamente nel giro di 48 ore — è il paletto voluto soprattutto dal Prc — quando dal previsto incontro fra Veltroni e Cosa rossa si accerterà che non sussistono le condizioni per l’«accordo programmatico» invocato da Fabio Mussi. Fallita l’esplorazione, la lista della sinistra prende corpo e Bertinotti riceve l’investitura. E la discesa in campo del presidente della Camera potrebbe alla fine risolvere la telenovela che ancora fa litigare i segretari, i simboletti dei partiti nel logo Sinistra-Arcobaleno. I Verdi al vertice si sono presentati con un sondaggio, «la falce e martello ci penalizza, andiamo meglio senza». Oliviero Diliberto ha spiegato che, «se la vogliamo mettere sul piano del marketing», è esattamente il contrario, il marchio del comunismo è una dote di almeno due punti, e a quel punto si è tenuto tutte le porte aperte, «compreso l’andare da soli». Risultato: partirà un ulteriore sondaggio per verificare l’appeal di falce e martello nell’operazione lista unica. Ma proprio nel nome, letteralmente, di Bertinotti potrebbe risolversi la querelle: ovvero, con l’indicazione del candidato premier nel simbolo della Sinistra, mettendo da parte a quel punto tentazioni grafiche d’altri tempi. Alle quali del resto il presidente della Camera che sognava di fare il nonno non ha alcuna intenzione di legare la sua nuova avventura.