La settimana dei no Dal Molin

Fervono i preparativi per la tre giorni europea promossa dal presidio permanente no Dal Molin. Un prologo giovedì con un aperitivo musicale e quindi il via al fitto programma di iniziative. Venerdì ci sarà un convegno per offrire una panoramica sulla presenza militare Usa e Nato in Europa e sui movimenti che si oppongono all’espansione militare. Da tutta Europa sono attesi gli esponenti dei movimenti e degli amministratori contro la guerra e l’allargamento militare. Il clou della tre giorni sarà il corteo di sabato (ore 14, piazzale della stazione).
Alla manifestazione i cittadini vicentini sono arrivati facendo un percorso a varie tappe in questi ultimi mesi. Dal campeggio ai blocchi dei cantieri, dalle assemblee capillari non solo nel Veneto, al lavoro di tessitura di rapporti europei che avranno un lorc momento di visibilità proprio nella tre giorni che prende il via domani.
Dopo la plateale protesta alla convention della cosa rossa, il popolo no Dal Molin lunedì sera ha «disturbato» anche l’inaugurazione del nuovo teatro cittadino. Con le loro pentole e i loro coperchi sono arrivati davanti al teatro per dire che a Vicenza la nuova base militare Usa non si farà. I manifestanti, duecento, hanno piantato centocinquanta croci di legno bianche e hanno innalzato uno striscione con scritto «un teatro per pochi, una base di guerra per tutti». Una protesta pacifica,
rumorosa e colorata, come quelle che si ripetono ormai da mesi. Creativa, come la protesta di domenica nella capitale.
A Roma erano scesi in cinquecento. Per rompere il silenzio che avvolge la «questione Dal Molin». Gli uomini e le donne del presidio permanente sono entrati alla convention della sinistra arcobaleno rumorosi tra gli applausi e qualche perplessità. Quando Cinzia Bottene è salita sul palco la platea l’ha accolta calorosamente. «Il Dal Molin – ha detto Bottene – è uno strumento di guerra, non è una questione di equilibri politici; di rapporti di forza. E’ una questione di principi, di etica. Una discriminante – ha aggiunto – perché la realizzazione della base Usa ha a che fare con i lutti e le distruzioni in altre partì del mondo». Bottene ha quindi sottolineato come «avete deciso di mettere i colori della pace nel vostro simbolo. Vi chiediamo – ha concluso – di dare concretezza a quei colori, che non devono e non possono sbiadire nella dialettica politica. La moratoria deve divenire realtà subito, perché il tempo delle parole è finito: ora servono fatti concreti». Un intervento appassionato che ha raccolto il consenso della base della cosa rossa. Ma che non ha trovato, lamentano dal presidio, risposte concrete da parte di chi sta al governo. E’ vero che alla vigilia della manifestazione dei no Dal Molin a Roma c’era stata la lettera scritta dai ministri Ferrero, Pecoraro Scanio, Mussi e Bianchi al presidente del consiglio Romano Prodi. I ministri hanno chiesto al premier di ripensare alla scelta fatta sul Dal Molin. Ma per i cittadini di Vicenza quella lettera non è un impegno a fare della costruzione della nuova base americana una discriminante. In altre parole, i vicentini dalla sinistra di governo vogliono atti concreti e non più soltanto parole. Non a caso la,richiesta anche a Roma è stata quella della «moratoria subito». E non a caso la manifestazione europea promossa per sabato avrà uno slogan su nitri, «se non ora quando?» Perché, dicono al presidio, adesso è il momento di agire. Non quando i lavori ripartiranno. Ora i cantieri della bonifica sono fermi, sia perché i cittadini hanno impedito che i lavori proseguissero sia perché c’è stato lo spostamento del sito su cui gli americani vorrebbero costruire la nuova base.
Quella di sabato sarà una grande manifestazione. Già venerdì arriveranno da tutta Europa numerosi ospiti: per parlare delle loro lotte contro la guerra. Per parlare di pace. Perché nonostante l’assordante silenzio che continua a avvolgere Vicenza e i suoi cittadini la città del Palladio è in fermento. Il fine settimana è dedicato a smentire chi già vorrebbe considerare chiusa la partita Dal Molin.