La seconda morte di Osama

La fretta con cui gli Stati Uniti hanno fatto sparire il corpo di Osama bin Laden, gettato in mare meno di dodici ore dopo la sua uccisione in Pakistan, senza la possibilità di una conferma indipendente sulla sua identità, alimenta inevitabilmente dubbi e sospetti. Anche perché, secondo numerose fonti attendibili, lo sceicco saudita era già morto nel dicembre del 2001 (secondo alcuni nell’agosto 2006).

Bin Laden soffriva di gravi problemi renali. Secondo il quotidiano francese Le Figarò nel 2000 si era fatto portare nel suo palazzo di Kandahar una macchina per la dialisi, e nel luglio 2001 le sue condizioni erano peggiorate al punto da richiedere il ricovero presso l’ospedale americano di Dubai – dove gli avrebbero fatto visita i suoi vecchi amici della Cia. Un nuovo ricovero, secondo Cbs News, sarebbe avvenuto proprio alla vigilia dell’11 settembre nell’ospedale militare pachistano di Rawalpindi.

Secondo le dichiarazioni di un leader talebano, pubblicate a fine 2001 dal quotidiano Pakistan Observer, dopo l’attacco Usa all’Afghanistan le condizioni di Osama sono diventate molto critiche perché, costretto alla fuga, il leader di al Qaeda non ha più potuto ricevere il quotidiano trattamento di dialisi, fino alla morte a metà dicembre, mentre scappava da Tora Bora.
Questa versione fu poi confermata dal presidente pachistano, Pervez Musharraf, che nel gennaio 2002 dichiarò alla Cnn: ”Francamente penso che sia morto perché era molto malato di reni”.

L’ultimo video di bin Laden giudicato autentico dagli esperti, quello diffuso il 26 dicembre 2001 e girato nelle settimane precedenti, effettivamente mostrava lo sceicco in pessime condizioni fisiche: pallidissimo, molto dimagrito e con il braccio sinistro (era mancino) immobile.
Dopo quell’apparizione, Osama non si farà più vedere per anni. Il video di lui che passeggia in montagna con al Zawahiri (trasmesso nel 2003) risale probabilmente anch’esso al 2001 e i due filmati successivi (uno nel 2004 e uno nel 2007) sono stati giudicati falsi. Per il resto, solo messaggi audio di dubbia attendibilità.

Nell’aprile 2002 Steve R. Pieczenik, ex vice dei segretari di Stato Henry Kissinger, Cyrus Vance e James Baker, personaggio che con bin Laden ci aveva lavorato negli ’80 in Afghanistan contro i sovietici, dichiarò al popolare conduttore radiofonico Alex Jones che Osama era “morto da mesi”.

Nel luglio 2002 è lo stesso capo dell’antiterrorismo dell’Fbi, Dale Watson, a dichiarare: ”Penso che Osama bin Laden non sia più tra noi, anche se non ho le prove per dirlo”.
Pochi mesi dopo, ottobre 2002, è la volta del presidente afgano Hamid Karzai: ”E tanto tempo che non lo sentiamo: è probabile che sia morto”.
Negli stessi giorni, la morte di bin Laden nel dicembre 2001 viene accreditata anche da fonti dei servizi segreti israeliani.

Secondo i servizi segreti sauditi, invece, Osama sarebbe sopravvissuto fino al 23 agosto 2006: giorno in cui lo sceicco del terrore sarebbe deceduto in Pakistan a causa di una paralisi degli organi interni causata dal tifo. L’informazione, raccolta dai servizi segreti francesi, è stata diffusa nel settembre del 2006.

L’ex agente Cia Robert Bear, autore del libro che ha ispirato il film ‘Syriana’ ed editorialista d’intelligence per Time, Washington Post e Wall Street Journal, dichiarò senza esitazioni in un’intervista alla National Public Radio americana: “Certo che bin Laden è morto!”.

”Non penso sia ancora vivo”, dichiarava nel 2009 alla Nbc News il presidente pachistano Asif Ali Zardari. ”Ho questa netta sensazione e ho ragione di crederlo dopo averne parlato con l’intelligence americana”.

Il cadavere che lunedì mattina è stato sbrigativamente gettato in pasto agli squali dell’Oceano Indiano dal ponte della portaerei USS Carl Vinson potrebbe anche essere quello di bin Laden, ma nessuno potrai mai verificare se era morto ore prima o anni prima.