La rivoluzione dell´Auditel via il pubblico che non spende

Un pressing insistito, da mesi. E ora Mediaset grida al gol, sognando un futuro ancora più radioso grazie a quella che in certi ambienti viene definita «la rivoluzione copernicana dell´Auditel». Succede questo: da lunedì l´istituto che rileva gli ascolti televisivi fornirà ufficialmente (insieme ai dati diffusi nel vecchio modo) anche gli ascolti relativi a una ben determinata fascia di pubblico, quella in età compresa tra i 15 e i 64 anni.
È il 70 per cento della platea televisiva, lo chiamano “target commerciale”, nel senso che rappresenta il pubblico appetibile agli investitori pubblicitari. Fin qui l´Auditel. Ma più dirompente ancora sarà il comportamento “pubblico” di Mediaset, che da lunedì promette di indicare nei propri comunicati, oltre al totale numerico del pubblico, esclusivamente lo share (percentuale d´ascolto) dei programmi riferita alla fascia 15/64 anni. Ovvero, da lunedì dire che il programma x di Mediaset ha battuto il programma y della Rai (o viceversa) non avrà molto più senso, a meno che non si presti molta attenzione e vengano confrontati solo dati omogenei: ovvero – vuole Mediaset – gli share riferiti al “pubblico giovane”. Domanda non difficilissima: quale delle due aziende maggiori prevale in questa fascia di pubblico? Basta confrontare le tabelle a lato, e valutare che a ogni punto percentuale di share corrispondono milioni di euro dalla pubblicità. Di più, a Mediaset fanno presente che l´85 per cento della pubblicità tv viene pensata per quel pubblico.
In soldoni (è il caso di dirlo), Mediaset ha forzato la mano dopo una stagione, soprattutto quella autunnale, in cui ha visto i sorci verdi dal punto di vista degli ascolti. E sempre più spesso l´azienda ha replicato sottolineando i dati relativi al pubblico giovane: ma con scarsi risultati, perché da tempo immemorabile l´Auditel è una lotta quotidiana in valori assoluti. C´è caso che non sarà più così. L´affermazione è perentoria: «I confronti, da qui in avanti, noi li faremo come sempre sullo share, ma su quello riferito al target commerciale». Striscia la notizia ha fatto, sull´intero universo del pubblico, il 25 per cento? No, ha fatto almeno tre punti in più, perché il pubblico che conta – secondo Mediaset – è quello ristretto in quella fascia d´età.
Va da sé che nell´azienda berlusconiana si tende anche a dare un valore non prosaico all´intera manovra. In Rai, di fronte ai distinguo della concorrenza, si sono levate negli ultimi tempi proteste anche rabbiose, del genere «non si può escludere il pubblico anziano e far finta che non esista». Dal Biscione arrivano repliche più – come dire – ideologiche: «Questa è una decisione che riporta l´Auditel alla sua missione originaria – afferma Alessandro Salem, braccio destro di Piersilvio Berlusconi e consigliere di Auditel – ovvero quella di fornire ai clienti pubblicitari cifre esatte riferite alle fortune dei loro investimenti». In pratica, si sostiene, l´Auditel era diventato ormai un fenomeno di costume, oltre che il giochino quotidiano preferito da molti italiani: «In questo modo si riportano le cose al modello d´origine – aggiunge Salem – che negli Usa è pratica corrente e permette alle tv di valutare i propri obiettivi: in America, anzi, il limite viene fissato a 55 anni. Ovviamente non ci dimenticheremo del pubblico anziano – puntualizza Salem – tanto che la nostra Rete4 verrà penalizzata da questo tipo di rilevazione».
La decisione risulta votata all´unanimità dal consiglio d´amministrazione di Auditel, nel quale siedono molti uomini della Rai. Perché lo hanno fatto (la Rai ha tutto da perderci) e soprattutto, perché proprio ora? Le illazioni, qui, si possono sprecare. E sono destinate ad alimentare i nuovi conflitti, interpretativi e no, che possono scatenarsi da lunedì in avanti, a rivoluzione, o quello che sarà, avviata. Il rischio, altissimo, è quello di una somma confusione, la certezza è che alla fine, tirando questo o quel dato da una parte o dall´altra, ognuno dirà di aver vinto la battaglia degli ascolti.