Care compagne e cari compagni,
ho letto con grande attenzione la vostra lettera: la trovo colma di stimoli per il nostro lavoro.
La fase che stiamo attraversando è davvero una delle più difficili nella storia dei comunisti nel nostro Paese.
Tuttavia, ci troviamo di fronte ad un fatto innegabile, la crisi economica infatti rivela con grandissima forza ed estrema chiarezza che il capitalismo inasprisce le disuguaglianze, rende i lavoratori e le lavoratrici sempre più poveri e priva noi giovani di qualunque prospettiva.
Il capitalismo, dopo 20 anni in cui quasi tutti ne hanno tessuto le lodi, ha fallito.
La discussione dunque, su come organizzare chi si pone il tema del superamento dell’attuale sistema è di assoluta e stringente attualità.
Risulta del tutto evidente che oggi, divisi, siamo largamente insufficienti per rappresentare e far avanzare le istanze per cui ci battiamo ogni giorno.
Per quanto ci compete, abbiamo detto chiaramente nella nostra Conferenza nazionale di ottobre che intendiamo lavorare alla costruzione di un’organizzazione giovanile comunista unitaria, che scelga strategicamente l’internità alle lotte e la costruzione di una società non più regolata dalle logiche del profitto, connessa e innervata alle realtà sociali che stiamo incrociando in quest’autunno.
Condivido dunque sino in fondo ciò che scrivete, anche in relazione ad una maggiore autonomia rispetto alla Federazione della sinistra, credo cioè che dobbiamo trovare il nostro modo di essere comuniste e comunisti in questo XXI secolo, anche a rischio di compiere qualche errore.
Troppo spesso infatti, almeno secondo me, abbiamo replicato e credo valga anche per i Giovani comunisti, in maniera sterile e forse un po’ caricaturale le discussione che avvenivano nel Partito.
Per costruire l’unità non dobbiamo tuttavia fermarci ai proclami, alle dichiarazioni di intenti, ma riempire questa parola di contenuti e di organizzazione: mettiamo a frutto l’esperienza dell’ultimo campeggio Alternativa Rebelde, un’esperienza che ci ha visti fianco a fianco per confrontarci su come organizzare la lotta.
Il terreno del lavoro, articolato in lotta alla precarietà, per un salario dignitoso, contro il lavoro nero e quello dei saperi, con la lotta contro la privatizzazione e aziendalizzazione delle nostre scuole e università, per una nuova edilizia scolastica debbano essere quelli su cui piantare i semi del nostro lavoro unitario.
Chiedo quindi, a tutte e tutti noi, che siamo militanti e dirigenti a diversi livelli delle nostre organizzazioni di sederci e discutere, nei livelli e nelle modalità in cui è possibile, in maniera includente anche per altri soggetti sociali (gruppi di lavoratori, sindacati, organizzazioni studentesche), di come costruire insieme la lotta per riprenderci il futuro.
Saluti comunisti,
Flavio Arzarello, Coordinatore nazionale Fgci