La ripresina è già bloccata

La ripresina si è già sgonfiata e il centro destra, che si vantava di aver lasciato l’economia italiana in buona saluta, ora tace. E’ stato sufficiente il dato di aprile della produzione industriale – diffuso ieri dall’Istat – per fare chiarezza su un trend che si prospetta estremamente difficile: la ripesa dell’economia è ancora tutta da costruire e consolidare e i buoni dati del primo trimestre erano tali solo perché nei primi 3 mesi dello scorso anno l’industria italiana aveva toccato l’abisso.
Nell’analizzare i dati di aprile l’unica avvertenza – quasi un elemento positivo – sono i giorni lavorativi: 18 quest’anno, 20 lo scorso anno che hanno certamente influenzato il dato finale. In ogni caso, il consuntivo di aprile è decisamente brutto: -8,3% rispetto all’aprile 2005. Anche se consideriamo i giorni effettivamente lavorati il risultato è ancora negativo di un 2,6%. Che non vada bene è confermato anche dalla variazione congiunturale: rispetto al mese di marzo il dato destagionalizzato mostra una caduta dell’1,0%. Certo, nel primo quadrimestre dell’anno, la variazione (1,7%) è ancora positiva, ma il dato va letto tenendo conto, come accennato, che l’inizio del 2005 fu veramente il periodo peggiore per l’industria italiana.
I dati Istat danno anche – sulla base dei dati corretti per i giorni lavorativi – indicazioni sui punti deboli dell’industria. La caduta più ampia è stata quella che si è verificata nella produzione di beni consumo: -6,1% sull’aprile 2005, con una flessione ancora maggiore (-6,8%) per i beni di consumo durevoli nei quali le carenze dell’industria italiana sono ormai storiche. Tiene, invece la produzione di beni strumentali (+2,9%), mentre scende sia la produzione di beni intermedi (-2,9% e questo non è una buona notizia per il futuro) che quella di energia (-2,3%). Prosegue, al contrario, il buon momento per la produzione di mezzi di trasporto e in particolare di automobili.
La caduta di aprile pone serie ipoteche sull’andamento produttivo nell’intero secondo trimestre e quindi anche sulla possibilità di crescita del pil. Secondo l’Isae, infatti, nel secondo trimestre l’indice della produzione industriale dovrebbe subire «un calo pari allo 0,7% rispetto ai precedenti tre mesi». Secondo l’analisi del maggior istituto italiano per lo studio della congiuntura, dopo la flessione di aprile, «si prevede un recupero nel mese di maggio (+0,8%), seguito, però, da una nuova caduta a giugno (-0,9%)». Il dato diffuso oggi dall’Istat, continua la nota dell’Isae, «è nettamente inferiore alle attese formulate dai principali previsori. La marcata contrazione segnala il permanere di un’accentuata volatilità nell’attività manifatturiera».
La forte caduta della produzione in aprile ha colto di sorpresa un po’ tutti. Certo, molti si aspettavano una flessione per «motivi di calendario», ma non nelle dimensioni emerse. Secondo valutazioni raccolte tra vari economisti da Radiocor anche se gli effetti dell’andamento «non accreditano la ipotesi di una inversione del ciclo», gli effetti negativi si trasferiranno sicuramente sull’andamento del pil nel secondo trimestre. Insomma, il futuro non è roseo. Anche perché, come sostiene Pierluigi Bersani, siamo in una delicata fase di passaggio in cui la ripresa – sostiene il ministro per lo sviluppo economico – è ancora selettiva e tende a escludere una parte rilevante delle imprese». Dopo l’eccessivo ottimismo dei mesi scorsi, ora si diffonde la paura che la crescita possa di nuovo bloccarsi, soprattutto se la locomotiva tedesca frenerà. E da molte parti si sollecita il governo a una politica economica di sostegno allo sviluppo.