Hannelore Marianne Krause ha un velo blu che le copre il capo, gli occhiali da vista sul naso. Pronuncia poche frasi con voce rotta. E’ seduta per terra. Accanto, suo figlio: capelli e barba molto scuri e molto corti. Lui non parla, guarda nel vuoto o piange a dirotto. Dietro madre e figlio alcuni uomini in uniforme verde, in piedi e a volto coperto, due di loro (una forse è una donna, è di corporatura minuta e fatica a reggere l’arma pesante) puntano i mitra alla testa di madre e figlio. In otto minuti e 42 secondi, uno sconosciuto gruppo che si autodefinisce «Frecce della virtù» lancia il suo ricatto alla Germania. E per la prima volta, un fatto accaduto in Iraq si ripercuote direttamente sulla guerra in Afghanistan.
Hannelore e il figlio sono stati rapiti in Iraq il 6 febbraio scorso. Non lo sapeva nessuno: la donna, che ha 61 anni, è sposata a un professore iracheno di nome Khadim – il figlio è suo – e viveva a Baghdad da anni. Ha il passaporto tedesco, ma dopo il rapimento Berlino ha pensato solo alla consueta richiesta di riscatto, quindi ha tenuto un profilo basso ed ha atteso che i rapitori i facessero vivi. Ieri lo hanno fatto, e in modo deflagrante: trasmesso su un sito internet usato abitualmente anche da Al Qaeda, il video – di buona fattura, con sovrascritte in arabo e in tedesco – ha scioccato la Germania e il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier lo ha definito «devastante».
Marianne Krause si rivolge al cancelliere tedesco Angela Merkel, e parla in tedesco. «Sono stata felice quando lei fu nominata cancelliere – dice la donna vincendo i singhiozzi – ma ora sono angosciata che non abbia fatto nulla per me. La prego di aiutarmi, questa gente vuole uccidere mio figlio davanti ai miei occhi e poi anche me se entro dieci giorni le truppe tedesche non saranno ritirate dall’Afghanistan. Vi prego, accogliete le loro richieste». Poi un uomo a volto coperto legge alcune dichiarazioni con voce stentorea, in arabo, che collegano in modo insolito le vicende della guerra in Iraq e quelle della guerra in Afghanistan: «La Germania annichilisce i musulmani in Afghanistan e ci sorride in Iraq. Non lo sanno i tiranni che siamo una sola nazione, con una sola religione?»
A suo tempo la Germania si oppose all’invasione americana dell’Iraq nel 2003 ma ha inviato circa 3.000 soldati in Afghanistan, come parte delle forze Nato che hanno assunto il controllo del paese dopo l’attacco americano del 2001 in risposta al massacro delle Torri gemelle e all’asilo offerto dai talebani a Osama Bin Laden. Ma essere stati lontani da Baghdad non ha messo i tedeschi al sicuro: sia i guerriglieri che i terroristi arabi che combattono in Iraq e in Afghanistan considerano i due conflitti come due facce della stessa medaglia, proprio come fa l’Occidente quando un paese ritira le truppe da Baghdad ma soltanto per spostarle a Kabul.
E il rapimento, un tempo episodio isolato, rientra ormai nel repertorio classico dell’«insurrezionismo» iracheno e afghano. Dall’invasione dell’Iraq nel 2003 almeno 200 stranieri sono stati sequestrati. La maggior parte di essi è stata successivamente liberata, spesso dietro pagamento di un riscatto (la stessa Germania, pagò 10 milioni di dollari per il rilascio di Rene Braueunlich e Thomas Nitzschke dopo 99 giorni di prigionia), ma almeno 60 ostaggi sono stati uccisi.