La rabbia australiana si fa scontro razzista

Cronulla, sobborgo costiero a sud di Sydney. Da queste parti vi abitano pochissimi «etnici». Nella «contea aussie» – così la chiamano i surfies che frequentano il Surf Lifesaving Club di North Cronulla – sopravvive l’allucinazione di una purissima White Australia. Fuori tutti i rockies: i Leb (gli arabi) e i wog (quelli dalla carnagione oliva o scura) non sono ammessi. Neanche a prendere il sole sulla spiaggia. Neanche quarantadue anni dopo l’avvento del multiculturalismo. Quelli della contea di Cronulla li chiamano anche gli Shire boys. Surfano, bevono birra tutto il giorno. Stanno nel branco con gli altri mates. Campano alla giornata grazie a qualche lavoretto. Assolutamente ignari dei diritti che anno dopo anno, da dieci anni, l’attuale maggioranza di governo liberale gli ha rosicchiato. L’antefatto: una settimana fa due libanesi hanno un diverbio con un bagnino. Le tv commerciali e il Telegraph di Sydney pur di non parlare dello sfacelo delle riforme del governo Howard, montano un caso sulla vicenda. Giorno dopo giorno aumenta la tensione. Circola un sms tra i surfies: «ogni aussie della contea, appuntamento domenica a North Cronulla, per la giornata della lezione ai Leb e ai wog. Per fargli capire a chi appartengono questa spiaggia e questa contea». (ndr, anche gli italiani, gli spagnoli e i greci sono potenzialmente dei wog).

L’arrivo dei White Supremacists

Arriva la domenica e più di 5 mila aussie si incontrano a Cronulla, esasperati non si sa bene da cosa. Più probabilmente gasati dalla copertura mediatica dell’avvenimento. Dopo un paio d’ore sono quasi tutti ubriachi. Fra i presenti anche una rappresentanza del movimento dell’ultradestra australiana White Supremacists. Ogni persona dalla pelle leggermente scura è ora a rischio. Nei quartieri limitrofi di Maroubra, Brighton-Le-Sands e Kyeemagh intanto si registrano i primi attacchi a persone dalle fattezze medio-orientali. Poi a Cronulla una ragazza coi capelli neri e la pelle scura è presa d’assalto da un gruppo di aussie, uomini e donne ubriachi. Spinte, calci, pugni. La polizia carica senza troppa convinzione. Solo qualche decina gli arresti. Alle manifestazioni contro la politica del governo sui profughi si era notata molta più determinazione da parte delle forze dell’ordine.

La reazione dei rockies non si è fatta attendere: ieri un gruppo di Leb ha effettuato un raid nei sobborghi costieri meridionali danneggiando automobili e abitazioni. Massiccia la presenza della polizia nei pressi della moschea nel quartiere arabo di Lakemba. La stessa polizia ha sequestrato una quarantina di mazze di ferro a un gruppo di residenti aussies del quartiere di Maroubra. La tensione non sembra scendere.

Il primo ministro Howard ha dichiarato che l’Australia non è un paese razzista e che gli eventi di Cronulla non hanno nulla a che fare con la storia del paese.

Howard mente, sapendo di mentire. Il razzismo – malissimo celato – dai governanti liberali di questo paese è tutto nelle decisioni prese dall’insediamento del `96 a oggi: discriminazioni nei confronti dei ceti più poveri – sempre più soffocati da tasse esorbitanti e ormai senza più welfare; nei confronti dei residenti australiani, 300 dei quali deportati nei loro paesi d’origine negli ultimi cinque anni, in molti casi per reati di lieve entità; nei confronti degli stranieri che chiedono asilo politico o un permesso di soggiorno temporaneo e ai quali è sbattuta la porta in faccia. Howard questo paese lo sta smontando pezzo per pezzo. Il sogno dell’Australia libera e multiculturale si sta velocemente dissolvendo. E in queste ultime settimane altri colpi d’accetta liberale hanno stravolto la realtà politica e sociale aussie. E altri sconquassi sono in arrivo.

Entro Natale il senato dovrà smaltire tutti gli ordinativi del premier. Altissimi i ritmi di produzione di quella che il capogruppo dei laburisti al senato Chris Evans ha definito una «fabbrica delle salsicce». La settimana scorsa in pochi giorni di dibattiti ghigliottinati, quattro semafori verdi ad altrettante legislazioni di importanza capitale per il futuro del paese. Contratto di lavoro, welfare, leggi anti-terrorismo e diritto di famiglia. Senza considerare poi la decisione di tagliare i finanziamenti ai collettivi sindacali studenteschi che spariranno dalle università australiane. Attenzione però, il tempo stringe e la Coalizione di governo è preoccupata: sono ancora diverse le proposte di legge da approvare entro pochi giorni, prima della pausa estiva.

Una volta le leggi dissennate si fermavano – o venivano emendate – in Senato dove l’opposizione (laburisti, verdi e democrats) aveva i numeri per farsi sentire. Oggi i liberali, con la metà più uno dei senatori (in Australia l’assenteismo parlamentare non è concepito), fanno il bello e il cattivo tempo anche alla camera alta, oltre che a quella dei rappresentanti. Malgrado le promesse di Howard che, dopo la sua terza rielezione, aveva detto che avrebbe usato con saggezza il voto di maggioranza. Ghigliottine e salsicce. La fabbrica neocon dell’attempato e indiscusso amministratore delegato continua a sfornare numeri da brividi. Gli ultimi sono quelli inquietanti della nuova legislazione anti-terrorismo: alla polizia sarà consentito di detenere i sospettati di terrorismo fino a 14 giorni, senza imputazioni, e di imporre controlli su di loro, come braccialetti elettronici, per periodi fino a 12 mesi. La nuova legge prevede inoltre il carcere fino a sette anni per il reato di «sedizione», per chi incita alla violenza contro il governo, contro la comunità o contro le truppe australiane. La stessa pena è prevista per chi fornisce sostegno agli insorti in paesi come l’Iraq.

«Bisognava agire il più velocemente possibile per salvaguardare il popolo australiano» ha commentato il senatore liberale Robert Hill. Che poi ha ammesso che tale salvaguardia «impone una perdita minima delle libertà civili, un sacrificio necessario nella circostanza straordinaria della lotta al terrorismo». I laburisti l’hanno presa bene: dopo aver votato compatti a favore della legge hanno solo balbettato qualche timida obiezione di prammatica al paragrafo sulla sedizione. Ben diversa la posizione del Law Council of Australia, che rappresenta l’intera professione legale. Prima che passasse la sciagurata legge l’ordine degli avvocati australiani aveva fatto pubblicare inserzioni a piena pagina nei quotidiani, nel tentativo estremo di impedire che alla polizia fossero attribuiti nuovi poteri di detenzione senza accuse. In una delle inserzioni, quella in cui si taccia il governo di portare l’Australia verso uno stato di polizia, era inclusa una lettera al primo ministro Howard che lo esortava a consultarsi con la categoria. La lettera affermava inoltre che le norme sulla sedizione sono troppo ampie e restringono la libertà di espressione per i giornalisti e per il pubblico. L’amministratore delegato della fabbrica neocon aussie non ha tardato a replicare al Law Council affermando che le nuove leggi sulla sedizione non cambiano di una virgola rispetto alle precedenti previste nel Crimes Act.

La ghigliottina della censura

Ci si chiede allora se questa messinscena delle nuove- ed eventualmente più severe – norme sul reato di sedizione non sia stata attuata per terrorizzare i media e i critici del governo – che dovranno ora convivere con la ghigliottina perennemente alzata della censura. O forse per fare passare in secondo piano l’approvazione di un’altra riforma epocale, quella del welfare. La nuova legislazione prevede una radicale decurtazione dei sussidi di previdenza sociale per più di 200 mila australiani nell’arco dei prossimi tre anni: le modifiche più profonde al sistema della sicurezza sociale in Australia in molti decenni. Modifiche che imporranno ai genitori single e a molte categorie di invalidi di entrare nel mondo del lavoro. Secondo le stime, circa 111 mila genitori soli, 60 mila attuali beneficiari della pensione di invalidità e 23 mila altri saranno trasferiti dalla pensione al sussidio di disoccupazione, che è più basso e li costringe a continuare la ricerca di un impiego.

Una delle ultime sessioni parlamentare prima della pausa estiva è degenerata dopo che il governo ha usato nuovamente il voto di maggioranza per far approvare la legge di riforma del diritto di famiglia. La ghigliottina di Howard ha addirittura impedito all’opposizione di votare una mozione di censura. Persino le chiese hanno accusato il governo di abusare dei suoi poteri nel Senato per imporre senza dibattito le modifiche al welfare ed alle relazioni industriali, oltre alle dure norme antiterrorismo. I sondaggi danno l’amministratore delegato della fabbrica neocon ai suoi minimi storici. Il malconcio e frazionato partito laburista avrebbe al momento addirittura sei punti di vantaggio rispetto ai liberali in base alla preferenza fra i due partiti, dopo aver distribuito le preferenze dei partiti minori. Ma all’amministratore fondamentalista neocon al momento interessano altri numeri. Per recuperare sui laburisti ci sono altri due anni di tempo. Due anni, ci assicura, di terrore. Gli eventi di Cronulla sono solo un antipasto.